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Ducati, il Davide della MotoGP contro i colossi made in Japan, è cresciuto

La Casa italiana negli anni ha assunto un ruolo sempre più importante nella moderna MotoGP ed è passata dall’essere la piccola sfidante ad un ruolo diverso: ha investito in tecnologia e nei giovani. I rivali ora la combattono

MotoGP: Ducati, il Davide della MotoGP contro i colossi made in Japan, è cresciuto

La sfida lanciata da Ducati nel 2003 aveva un che di romantico che avrebbe affascinato chiunque. La piccola Casa italiana che scende in campo per sfidare i colossi giapponesi e gli altri rivali europei nella neonata MotoGP, la categoria nata per soppiantare la 500 due tempi e mettersi al passo con un mondo che stava cambiando molto rapidamente. La prima Desmosedici di Capirossi e Bayliss era moto che portava avanti tradizione ed innovazione, molto legata ai cardini della storia di Ducati e forte da subito di un carattere unico. 

Una vera sfida tra Davide e Golia, con le rosse a recitare il ruolo di outsider in un mondo che all’epoca era di assoluto appannaggio delle sorelle giapponesi, con Honda e Yamaha a spartirsi gli onori. In particolare la sfida con la Honda rappresentava al meglio questa condizione, uno status di minoranza da parte della Ducati rappresentato soprattutto dalla disparità di numeri sul piatto. Da un lato un colosso da svariati milioni di veicoli all’anno venduti, dall’altro la Casa italiana, forte di una grande capacità tecnologia ma dotata anche di meno risorse finanziarie rispetto ai più blasonati concorrenti. In SBK la Honda era stata costretta a costruire una bicilindrica per battere la Ducati e c’era riuscita con la VTR SP-W.

La sfida con la Honda iniziata in SBK e proseguita in MotoGP

La storia è andata avanti tra alti e bassi attraverso gli anni in MotoGP, con la somma gloria raccolta grazie a Casey Stoner nel 2007. Ma quella era davvero una Ducati Davide, un’azienda che con la sua genialità riusciva a battere le giapponesi fornendo ad uno dei talenti più dotati della storia della MotoGP la moto giusta per vincere. Un vero sussulto, che manca da quell’anno, ma che rappresenta l’obiettivo voluto in modo quasi ossessivo da chi a Borgo Panigale lavora ed ha votato la propria anima. 

Avanti veloce, il vero cambiamento è avvenuto prima con l'ingresso nella grande famiglia Audi e poi con l’arrivo di Gigi Dall’Igna in quel di Bologna. L’ingegnere ha cambiato totalmente l’approccio portato avanti da Filippo Preziosi, ha rivoluzionato il metodo di lavoro ed ha dato vita a delle moto che negli anni sono diventate sempre più competitive al punto da contendere il titolo tre volte a Marc Marquez e poi anche a Fabio Quartararo. Le innovazioni non si sono mai fermate, frutto di investimenti importanti e soprattutto di un fermo cambio di mentalità che oggi porta ben visibili tutti i suoi frutti. 

Oggi Ducati ha piazzato sei moto in Q2 a Mandalika e con un pizzico di fortuna in più sarebbero potute essere anche di più se Bagnaia non avesse mancato l’accesso diretto alla fase finale di qualifiche. A Losail ha vinto Bastianini, domani scatteranno due Desmosedici in prima fila e la sensazione generale è che ci si trovi davanti al progetto più raffinato del paddock, una moto ormai capace di essere competitiva su tutte le piste. 

Questa Ducati ormai è un Davide agguerrito del Paddock MotoGP

Le polemiche arrivate da parte degli altri Costruttori riguardo l’abbassatore anteriore sono state ‘lette’ come l’ennesima sfida di Davide contro Golia, con la piccola Ducati che in qualche modo è attaccata per il suo coraggio di essere diversa, di osare su terreni che altri non riescono ad esplorare. Ma la realtà oggi è ben diversa, perché questa Ducati in questo paddock non è più il Davide solitario degli inizi. La Casa di Borgo Panigale pur non essendo un Golia comincia ad essere temuto da tutti. Ha otto moto in pista, i migliori giovani sotto contratto ed investe costantemente sullo sviluppo delle mille soluzioni e idee portate avanti dal magnifico team gestito da Gigi Dall’Igna. Perché è vero che sono le idee a fare la differenza, ma poi quelle idee occorre svilupparle, lavorarci e investirci per farle funzionare.

La sensazione generale è che gli equilibri in campo siano cambiati moltissimo e i rivali percepiscono questo in modo molto chiaro. Facile poi far passare il concetto che la piccola Casa sia abusata dalle angherie dei potenti rivali. Ma la realtà è che oggi Ducati in MotoGP non è affatto piccola e questo è un merito, assolutamente. E’ cresciuto il suo impegno negli anni, ha investito e portato risultati e quel titolo che sfugge dal 2007 sta probabilmente per tornare dalle parti di Borgo Panigale. Basta accettare la situazione, ovvero che la Ducati non è più la sfidante, quando la sfidata, il riferimento. Anche se il mondiale manca ormai da tanti, troppi anni. Un motivo di orgoglio, la spinta per tutti a fare di più. 

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