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PROVA Yamaha MT-10 2022: l'anima oscura del Giappone

VIDEO - Yamaha ha rivoluzionato la sua Hyper Naked, prendendo il DNA della R1 e trasformandolo in una moto dalla lama affilatissima. Ha due anime, il motore CP4 è il re della scena

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Per capire quale sia il vero Dark Side of Japan, basta prendere una Yamaha R1, svestirla del superfluo, donarle uno sguardo dal gusto cyberpunk e gustarsi il risultato ottenuto, ovvero la MT-10. Devono aver pensato questo gli ingegneri giapponesi di Iwata quando hanno rivoluzionato la propria ammiraglia tra le naked ed avviato un processo che oggi è giunto alla sua seconda generazione. Una moto dal design aggressivo, di quelli che divideranno. E spinta dalla stessa anima della R1 che nel 2021 ha dominato il mondiale SBK con Toprak Razgatlioglu. I giapponesi ci avevano visto giusto. 

Il segmento delle supernaked è attualmente affollati da rivali di altissimo lignaggio, quindi Yamaha ha puntato su una formula diversa da quelle dei concorrenti e la MT-10 ha un carattere talmente particolare da far dubitare sulle prime che ci si trovi in sella ad una moto giapponese. Se volete scoprire tutti i dettagli tecnici di questa MT-10 2022 cliccate QUI. Ma adesso è il momento di raccontarvi in che modo questa moto ti fa scendere dalla sella tenendo perfettamente a mente una frase. The Dark Side of Japan. 

Yamaha MT-10 2022 - Una lama affilata nata in Giappone

Il primo colpo d’occhio di questa MT-10 è una di quelle cose che ti ricordi. Non può lasciarti indifferente con quello sguardo robotico espresso da un anteriore tra i più aggressivi che abbiano mai caratterizzato una moto. E come per tutte le soluzioni ricche di personalità, questa scelta dividerà gli appassionati. Qualcuno la troverà incredibilmente affascinante, con i suoi richiami alla cultura cyberpunk giapponese. Altri invece si lamenteranno per un frontale quasi ‘strano’ da digerire all’inizio. 

A noi piace molto la scelta di Yamaha, che anche grazie alle scelte estetiche valorizza la diversità di questa MT-10, ponendola da questo punto di vista su un gradino completamente diverso rispetto alle concorrenti dello stesso segmento. Difficilmente in Giappone vengono fatte scelte di stile così drastiche, ma ad Iwata con la famiglia MT hanno deciso di alzare l’asticella, osando sempre di più. Potrà insomma piacere o meno, ma con tutto il carattere che trasuda anche solo da ferma, questa MT-10 diventerà di certo l’oggetto del desiderio di chi vuole provare sensazioni forti davanti alla propria moto già solo nel box. 

Salendo in sella inizi ad osservare tutti i cambiamenti che caratterizzano questo modello e senti immediatamente una moto più stretta nella zona serbatoio, che resta di dimensioni importanti se paragonato alle rivali più snelle della categoria. Le griglia poste sulla parte superiore dell’airbox sembrano quasi delle casse acustiche predisposte per godere completamente del magnifico sound dello Yamaha CP4 che la spinge. Il che non è neanche una eresia, visto che in Yamaha sono molto legati al concetto stesso di sound ed hanno studiato in modo approfondito questo aspetto, modificando l’airbox per aumentare la sensazione percepita in sella riguardo il vero e proprio ruggito di questo 4 in linea. 

Il display TFT è ereditato dalla R1 ed ora, grazie all’introduzione della piattaforma IMU a sei assi, tutto il comparto elettronico della MT-10 è salito di livello, equiparandosi alle altre supernaked di ultima generazione. Sempre molto leggibile, risulta anche essere abbastanza intuitivo mentre si naviga tra le funzioni disponibili, che ti permettono sia di utilizzare le impostazioni predefinite per i vari riding mode, sia di intervenire per cucirti addosso i livelli di intervento di ogni singolo aiuto elettronico. Forse ci sarebbe piaciuto un display più generoso, visto il gran numero di informazioni che deve restituire al pilota. 

La navigazione attraverso le funzioni è gestita da una rotella posta sul manubrio destro e molto facile da utilizzare per scrollare nel menu e modificare le singole impostazioni. Dall’altra parte invece ci sono i comandi per azionare, regolare e disattivare il Cruise control. Il manubrio è stato allargato, ma risulta in ogni caso abbastanza più stretto rispetto alle cugine europee dello stesso segmento. Il braccio di leva risulta però perfetto una volta in movimento, anche se da questo punto di vista ci sarebbe piaciuta una posizione di guida più vicina al feeling offerto oggi dalle supernaked europee, che forse sono meno confortevoli, ma anche grazie a questo sono delle moto perfette anche in pista. Ci riserviamo di provare la MT-10 in pista prima di dare qualsiasi giudizio al riguardo. 

Yamaha MT-10 2022 - Il CP4 suona come un violino e graffia come una tigre

Una volta accesa la moto, sei letteralmente investito dal cupo borbottio del CP4, un vero capolavoro di ingegneria rigorosamente made in Giappone che in questa versione mette sul piatto 165,9 cv. La cosa che ti colpisce mano a mano che prendi confidenza con questa moto (occhio a tenersi tranquilli con il gas all’inizio, ha una spiccatissima tendenza al monoruota) è la capacità camaleontica di questo motore di rendere migliore la vita in sella in qualsiasi scenario. E’ talmente morbido nell’erogazione in basso da diventare un burro già nell’ambiente cittadino, che tra l’altro non è un nemico neanche dal punto di vista del calore. Questo motore non diventa mai una fornace tra le gambe. 

Quando poi la strada si apre e magari scegli una mappatura più aggressiva, quello stesso burro che in città ti portava per mano, diventa protagonista di un concerto da brividi. Appena il numero di giri sale, l’urlo così roco dal CP4 diventa la colonna sonora che vorresti ascoltare ogni volta che sei in sella. Dall’autentico violino che sa essere fino a 9.000, è pronto però a trasformarsi in una vera tigre quando vuoi dare gas a badilate e fai urlare di piacere i 4 cilindri. Un vero fiume in piena, tenuto sotto controllo però da una elettronica raffinatissima, che è stata giustamente presa in prestito dalla R1 per forgiarsi al meglio sulle caratteristiche di questa MT-10. Ci sono due anime che vivono in questa moto e sono entrambe ben custodite da un motore che sa farvi conoscere a turno l’una o l’altra. 

Passi poi a saggiare la ciclistica di questa moto e l’avantreno si rivela un autentico aratro, almeno in certe circostanze. Proprio l’avantreno di questa moto è costantemente messo in crisi dalla spinta di un motore entusiasmante e tende a puntare il cielo con una certa regolarità se decidete di disattivare il controllo anti-wheelie. Diverso lo scenario tenendo attivo ed anche su una impostazione conservativa l’intervento dell’elettronica, che sa tenere ben piantato a terra l’avantreno della MT-10 anche in caso di incontri ravvicinati con polsi destri belli sciolti. In inserimento di curva la MT-10 è una vera gazzella, veloce a prendere la corda e prontissima ricevere eventuali correzioni da parte del pilota. 

Basta una parola per definire questa ciclistica, ed è ‘sincera’. Le Kayaba presenti sulla versione standard non sono le Ohlins che arriveranno con la SP, ma per l’uso sportivo su strada sono più che sufficienti per togliersi belle soddisfazioni. Forse tendono ad affondare troppo quanto  cerchi il limite dell’impianto frenante, ma basta probabilmente intervenire sui parametri di regolazione per risolvere il problema.

Yamaha MT-10 2022 - Cosa ci è piaciuto e cosa meno

Ci piace moltissimo il coraggio dei designer che hanno definito queste linee così futuristiche, scegliendo la strada dell’innovazione piuttosto che una via più conservativa. Sono moto come questa, ricche di personalità, a restare nella memoria degli appassionati e questa MT-10 riuscirà nell’impresa. Il motore poi è semplicemente sontuoso in questa edizione. Addolcito per rendere al meglio su una naked, non ha perso nulla del suo carattere ed è anzi stato esaltato al meglio proprio per sposarsi con questo concetto di moto. 

La MT-10 sarà protagonista di tanti confronti reali e virtuali con le rivali dello stesso segmento, come la Ducati Streetfighter o l’Aprilia Tuono V4, passando per la BMW S1000 R. Sarà una sfida molto interessante, perché crediamo che la MT-10 rappresenti al meglio lo stile giapponese nell’affrontare un’idea di moto come questa. Ha un’anima racing, ma tutto è pensato per renderla sfruttabile ogni giorno regalando sempre un bel sorriso al pilota, in qualsiasi situazione. 

Qualche nota dolente c’è. La prima riguarda il livello di alcune rifiniture, non all’altezza del livello medio della moto. Il posizionamento del clacson così visibile sotto la piastra di sterzo inferiore mortifica un impatto che altrimenti sarebbe davvero da fuochi d’artificio per la sua ricercatezza. Anche alcune plastiche risultano poco spesso ed immaginiamo potenzialmente fragili, ma solo l’esame del tempo potrà darci ragione o torto. C’è poi un display TFT che per quanto ricco di informazioni, sarebbe potuto essere più generoso nelle dimensioni. Non risulta difficile da leggere, ma in questo caso non avrebbe affatto stonato essere indulgenti con le dimensioni dello schermo. 

Yamaha MT-10 2022 - Quanto costa

La Yamaha MT-10 2022 è proposta in tre colorazioni, ovvero la Cyan Storm (oggetto della prova), la Icon Blue e la Tech Black. Il prezzo è di 15.199 euro e sarà disponibile presso i concessionari Yamaha dal mese di Aprile. 


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