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MotoGP, Bagnaia e i suoi fratelli: è l'ora per l'Italia di rompere il digiuno

L'ultimo pilota italiano a vincere un titolo in MotoGP è stato Rossi nel 2009. Pecco e Morbidelli le due punte, Bastianini e Dovizioso gli outsider

MotoGP: Bagnaia e i suoi fratelli: è l'ora per l'Italia di rompere il digiuno

Il 2007 è stato l’anno della vittoria del Mondiale della Ducati con Casey Stoner, il 2009 quello dell’ultimo iride di Valentino Rossi. Da lì in poi, per l’Italia della MotoGP ci sono stati dei bei momenti, ma mai abbastanza per rimettersi sul tetto del mondo. L’ultimo decennio (abbondante) è stato terreno di caccia degli spagnoli, di Lorenzo, di Marquez e infine di Mir, con Quartararo a interrompere il dominio lo scorso anno. La pattuglia azzurra si è fatta valere, Rossi, Dovizioso, Morbidelli e Bagnaia sono tutti riusciti ad andare vicino all’alloro, ma nessuno si ricorda di chi arriva secondo.

Il 2022, sulla carta, parte con aspettative molto alte. Sarà il primo anno senza Valentino, ma ci sono tanti piloti pronti a raccogliere la sua eredità, a iniziare da quel Pecco Bagnaia che Ducati ha deciso di blindare con un contratto di due anni prima ancora che il campionato prendesse il via. Difficile dare torto agli uomini in rosso, il piemontese era stato il protagonista indiscusso della parte finale dello scorso anno e nei test invernali ha vestito con disinvoltura (e senza fare troppo rumore) i panni nel leader nel box.

Lui e la Desmosedici sono diventati una coppia affiatata, quelle in cui basta uno sguardo per capirsi e i favori dei pronostici li premiano. Tra il dire e il fare ci sono di mezzo 21 GP, ma Pecco potrà affrontarli sapendo di avere la fiducia degli uomini di Borgo Panigale e una moto che ha vinto gli ultimi due titoli costruttori, come dire la migliore sullo schieramento.

Un pilota italiano su una moto italiana che vince il titolo in MotoGP non si è ancora mai visto e Bagnaia può scrivere la storia, sapendo di avere tutti gli strumenti per farlo.

Pecco, però, non è l’unico su cui puntare. Franco Morbidelli, a causa dell’infortunio che gli è costato praticamente quasi tutta la scorsa stagione, è messo fra gli outsider. Però, quando era in forma e nonostante una moto non aggiornata, arrivò secondo nel Mondiale, poco più di un anno fa. Non è un caso se Yamaha, dopo il divorzio con Vinales, lo ha prontamente promosso nella squadra ufficiale, il posto che meritava.

Il Morbido non ama troppo mettersi in mostra e i test invernali gli sono serviti per riprendere il ritmo e conoscere veramente la struttura in cui si trova che è, per chi se lo dimenticasse, una delle migliori del paddock. Quindi i presupposti ci sono, se sono rose fioriranno e il giardino di casa Morbidelli sembra pronto per un tocco di colore.

Queste le nostre due punte, ma la lista non finisce qui, con 7 piloti italiani al via. Menzione di merito spetta a Enea Bastianini, una delle belle sorprese dello scorso anno. La Bestia di Rimini ha già assaggiato il sapore del podio e logicamente vuole di più. Parte con la GP21, moto dello scorso anno, sicuramente molto a punto e anche competitiva. Per lui sarà quasi obbligatorio sfruttare le prime gare per mettersi in mostra, sapendo che con l’andare avanti delle stagione soffrirà quando le altre moto continueranno a evolversi ma non la sua.

Nel 2021, però, con una Ducati vecchia di due anni ha mostrato cose egregie e la GP21 che ha ora è sicuramente migliore.

Una moto ufficiale, invece, l’avrà Marini. Il suo debutto in MotoGP è stato più difficile di quello di Enea, ma Luca è uno che impara dagli errori. Dimostrazione ne è il fatto che nei test invernali è stato forse il pilota cresciuto di più. Nella sua carriera ha sempre necessitato un po’ di tempo per ingranare, ma poi è stato con i primi. Dovrà farlo anche in MotoGP.

Tutta diversa la storia di Andrea Dovizioso, senatore della categoria e abituato a lottare nelle posizioni che contano. La decisione di salire sulla Yamaha, però, è stata un salto nel buio e l’adattamento alla moto giapponese più complicato del previsto. Il forlivese ha fatto un all in, mettendo tutto sul piatto, con un anno per dimostrare di potersi esprimere ai suoi livelli abituali sulla M1. Impresa non impossibile, ma nemmeno scontata.

Ultimi ma non ultimi, i due debuttanti, entrambi sulla Ducati. Dopo la loro ultima stagione in Moto2, era sorta qualche perplessità sul loro passaggio nella classe regina, ma Bezzecchi e Di Giannantonio si sono comportanti bene nei test invernali. Soprattutto Marco, anche se Fabio ha perso giorni importanti per problemi fisici.

Per loro sarà un anno utile per costruirsi l’esperienza necessaria, anche se non è esclusa qualche sorpresa, come ci hanno abituato gli ultimi anni con altri rookie. Del resto, la GP21 che guideranno è una garanzia.


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