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MotoGP, Pirro: ecco come ho cambiato la Ducati in 10 anni

L’INTERVISTA – Michele a cuore aperto: “Stoner mascherava i problemi della moto, mentre Dall’Igna l’ho odiato all’inizio. Yamaha mi ha cercato. L’abbassatore? Chi si ferma è perduto, ad agosto diventerò padre”

MotoGP: Pirro: ecco come ho cambiato la Ducati in 10 anni

Michele Pirro festeggia 10 anni di collaudatore in Ducati. Un cammino lungo, condito da gioie, sorrisi e trionfi, ma anche momenti di difficoltà e delusioni con quella ciliegina che ancora manca sulla torta, chiamata titolo mondiale.

Reduce dai test di Sepang e dalla notizia che presto diventerà padre, il pilota pugliese ci ha voluto dedicare questa lunga intervista in merito a questo capitolo della sua vita agonistica in Rosso con la Casa di Borgo Panigale, iniziato nel lontano 2013.

“Dieci anni è un bel cammino di vita – ha esordito Michele – diciamo che sono invecchiato bene (sorride). Cosa dire di questa avventura… Sono grato a Ducati per questo incarico, che mi ha fatto crescere e al tempo stesso contribuire al lavoro della Casa, ottenendo importanti risultati. Ad oggi manca ancora la ciliegina sulla torta, che è il titolo mondiale, però non siamo così distanti e ci proveremo anche quest’anno”.

Michele, quanto è cambiata la Ducati in questi dieci anni.

“Da quella Ducati di Stoner ad oggi direi tantissimo. Casey era uno che mascherava i problemi della moto, lui guidava sopra le difficoltà, grazie al suo talento straordinario e immenso.  Ad oggi la Ducati è diventata una moto per tutti, infatti abbiamo visto Pecco, Miller e Martin vincere, così come Dovizioso, Petrucci e Lorenzo, ma anche Zarco e Bastianini ottenere dei podi. Penso che abbia reso la Ducati una moto semplice e veloce”.

Uno dei momento fondamentali è stato senza dubbio l’arrivo di Dall’Igna che ha contribuito al rinnovamento dell’azienda.

“Gigi è stato un maestro e un genio, sia in pista che fuori. Ha ricompattato il gruppo Ducati, tirando fuori il massimo da ogni persona e mettendo a suo servizio le proprie idee. Vorrei però citare anche Claudio Domenicali, che è il nostro amministrato delegato, così come Paolo Ciabatti e Davide Tardozzi, il cui contributo è stato fondamentale all’interno del box”.

Michele, a te però Gigi non stava molto simpatico. Un po’ l’hai odiato all’inizio, giusto?

“Direi di sì, perché all’inizio c’erano dei contrasti tra di noi. In pratica io volevo correre e lui voleva farmi fare il collaudatore. Andai pure da Guidotti per chiedergli di convincere Gigi a farmi correre, ma lui gli rispose: “Michele non si tocca”. Con l’arrivo di Stoner pensai fosse arrivato il momento giusto per tornare a correre, ma niente (sorride). Ovviamente Gigi ci vide lungo e fu la scelta corretta quella di farmi collaudare la moto. In questi anni Dall’Igna ha dato tantissimo al progetto Ducati e i risultati si sono visti. Purtroppo non abbiamo ancora vinto il Mondiale piloti, ma la strada è quella giusta da seguire”.

Per anni Ducati ha “copiato” le altre Case, mentre adesso sono gli altri che devono rincorrere.

“È un po’ come un vestito firmato, che stimola gli altri a copiarlo. Penso che il segreto sia quello di non essersi mai fermati con lo sviluppo e di aver sempre portato qualcosa di nuovo ogni anno. L’evoluzione è continua in Ducati e credo che con la GP15 siamo arrivati a un punto di svolta. In questi ultimi test sono rimasto molto impressionato dalla Honda. In Giappone hanno stravolto la moto ed è molto simile alla Ducati”.

Adesso c’è pure l’abbassatore.

“Chi si ferma è perduto, Guglielmetti (sorride)”

Michele, in Ducati abbiamo visto in questi anni tanti piloti. Ti faccio però due nomi: Dovizioso e Lorenzo.

“Con Dovi c’è un rapporto che va oltre la pista, infatti è stato tra gli invitati del mio matrimonio a dicembre. Con lui siamo davvero arrivati a un soffio dal titolo, mancava poco, però dall’altra parte c’era Marquez. Dispiace davvero tanto per il 2017, perché quell’anno avevamo dato tutto. Su Jorge invece era stato fatto un investimento importante da parte di Ducati. Al suo fianco ho imparato molto da lui e penso che abbiamo fatto un grande lavoro di sviluppo, portando tantissimo materiale a sua disposizione. Jorge mi ha fatto lavorare per bene (sorride), però anche lui ha vinto con la Ducati”.

E Iannone?

“Con Andrea non abbiamo mai avuto un grandissimo rapporto fuori dalla pista, dato che abbiamo due stili di vita diversi. Rimane comunque un pilota veloce e mi dispiace tantissimo per questa squalifica che sta scontando. L’ho visto a Misano, quando è venuto a girare, e ricordo che è venuto da me a cambiare le gomme”.

Mi dicono che oltre ad essere un pilota Ducati, sei anche un valido ciclista.

“Diciamo che per tenermi in forma faccio 500-600 chilometri ogni mese, una media di 8000 all’anno. Al mattino mi alzo alle 6:30, poi palestra, poi bici”.

Michele, domanda secca: è vero che qualche anno fa ti aveva cercato Yamaha?

“Sì, non posso negarlo, ho avuto offerte anche da altre Case, ma alla fine sono rimasto nella famiglia Ducati. Penso che il lavoro di sviluppo fatto a Borgo Panigale l’abbiano notato anche le altre Case”.

Ad agosto diventi papà.

“Dopo 17 anni con Paola siamo pronti a questo nuovo capitolo della nostra vita. È stata una bellissima sorpresa e non vedo l’ora che arrivi quel momento. Sinceramente non so cosa significhi diventare padre, ma cercherò di esserlo nel modo migliore”.

Ma è vero che in futuro vuoi diventare il nuovo Tardozzi?

“Ma non ci penso nemmeno! Hai visto che capelli bianchi ha Davide (scherza)? Tardozzi è una persona fondamentale per Ducati e spero che rimanga il più a lungo possibile con tutti noi, perché nutriamo un grande affetto. Io cercherò di fare il massimo come collaudatore fino a quando sarò competitivo”.

Michele, chi vince in Qatar?

“Ducati, Ducati, Ducati (sorride). Chi vince lo dirà la pista. Noi abbiamo fatto un grande lavoro per essere competitivi”.         

   

  


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