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SBK, Barbier: ecco come Pirelli ha battuto i record a Portimao con la SCQ

“La sfida è portarla sul mercato nel 2023, ma non sappiamo ancora come si comporterà la gomma ad Aragon. Mandalika? Le nostre Pirelli non hanno avuto il blister come le gomme da MotoGP”

SBK: Barbier: ecco come Pirelli ha battuto i record a Portimao con la SCQ

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È lo pneumatico di cui a lungo si è discusso durante il test di Portimao. Stiamo parlando della SCQ, l’ultima evoluzione portata in pista da Pirelli, che sul tracciato portoghese ha siglato tempi record con Toprak Razgatlioglu e Johnny Rea.

Alla sua seconda uscita, la gomma della Casa tricolore ha lasciato il segno, a tal punto da strappare un sorriso da parte di Giorgio Barbier, che come ben sappiamo cura l’attività Superbike di Pirelli. È proprio con lui che abbiamo scambiato due parole in merito a questa novità che ha avuto un impatto non da poco nella categoria.

“Il bilancio dopo Portimao ci rende orgogliosi di quanto fatto – ha esordito – la nostra gomma si è infatti comportata bene, mostrando potenziale, tanto da siglare tempi di rilievo. Ovviamente dobbiamo tenere i piedi ben ancorati a terra, dato che c’erano diverse varianti da considerare durante la due giorni. La pista infatti era velocissima, visto che le condizioni erano differenti rispetto al periodo di ottobre in cui si corre. Inoltre i piloti avevano tanta voglia di attaccare il cronometro, perché molti di loro tornavano in sella alla moto dopo molto tempo”.

Giorgio, rispetto alla SCX quale step è stato compiuto con la SCQ?

“Inizialmente la SCX era pensata come una gomma da 10 giri, in seguito è diventata una gomma per coprire tutta la distanza di gara. La SCQ è invece uno pneumatico di qualifica con lo sguardo rivolto alla Superpole Race. Al momento abbiamo visto prestazioni migliori in termini di decimi rispetto alla SCX, ma ci sono ancora degli interrogativi”.

Quali?

“Aragon. Alla prima gara scopriremo la verità. Ancora non sappiamo se al Motorland la SCQ riuscirà o meno a coprire i 10 giri della gara sprint. Siamo però fiduciosi, perché tra Jerez e Portimao abbiamo visto un importante passo avanti. Ricordo infatti che a Jerez c’erano alcune difficoltà legate al grip che a Portimao non si sono evidenziate”.

A quanto pare la SCQ non ha fatto sorridere più di tanto Rea a Portimao.

“Ho sentito qualche dichiarazione, ma preferisco aspettare prima di giudicare le parole di Johnny. Lui è un volpone da gara. Anche lo scorso anno aveva mostrato perplessità, poi è arrivato a fine anno a giocarsi il titolo all’ultima gara”.

Con la SCQ che messaggio vuole lanciare Pirelli?

“Quello di realizzare un prodotto industriale con grandi prestazioni andando incontro a quelle che sono le richieste del consumatore. Con la SCX siamo infatti riusciti a sviluppare uno pneumatico che ha avuto un forte impatto sul mercato. Speriamo di ripetere la stessa operazione anche con la SCQ e magari di vederla già disponibile nel 2023. Sarebbe una grande sfida per tutti noi”.

Quanto è grande il salto dalla SCX alla SCQ?

“La SCQ consente maggiori prestazioni ed è alcuni decimi più veloce. È una gomma pensata per le gare brevi, se consideriamo anche i Campionato come il National, dove non si percorrono più di 50 km a gara. Visto il lavoro svolto con la SCX tengo a precisare che la SCQ non diventerà certamente in futuro una gomma da gara, dato che siamo soltanto all’inizio di un processo evolutivo”.

Giorgio, l’ultima domanda è legata ai test di Mandalika della MotoGP, dove le gomme Michelin hanno sofferto molto. Pirelli che tipo di asfalto ha trovato a novembre?

“Purtroppo io non ero presente a Mandalika, ma i ragazzi di Pirelli hanno fatto un lavoro particolarmente approfondito. Quando abbiamo corso noi a novembre, l’asfalto segnava 45°, mentre per i test della MotoGP mi pare fosse 60°. Per noi era una pista completamente nuova, dato che prima della SBK aveva girato soltanto l’Asian Talent Cup, di conseguenza siamo entrati con la SC2 anteriore al fine di evitare rischi. La cosa importante è che le nostre gomme non avevano blister come accaduto alle Michelin. Probabilmente ciò dipendeva dalle temperature, così’ come dall’asfalto, il quale è stato sollecitato particolarmente.”  

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