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MotoGP, Joan Mir: "In Suzuki mi sento a casa, ma a volte è bene cambiare"

"Questi test di Sepang saranno importanti anche per decidere il mio futuro. In Giappone hanno lavorato più di quanto mi aspettassi: dopo il mio titolo del 2020 vogliono tornare a vincere"

MotoGP: Joan Mir:

Non si può dire che il 2021 di Joan Mir sia stata una brutta stagione, visto il terzo posto finale, ma il pilota della Suzuki non è riuscito difendere il titolo e la cosa peggiore è che non ha vinto nemmeno un Gran Premio.

Per questo alla presentazione del team è apparso molto motivato. Cosa probabilmente dipesa dal fatto di aver visto la casa di Hamamatsu impegnatissima per recuperare il terreno perso.

“Suzuki vuole il titolo, ora. Hanno più pressione perché nel 2021 abbiamo vinto il mondiale, non solo fatto dei podi - ha spiegato Mir - Vogliono vincere nuovamente. L’anno scorso Suzuki si è resa conto di non aver migliorato quanto i suoi avversari, così durante l’inverno hanno raddoppiato gli sforzi. Ho visto la differenza quando siamo arrivati qui: ci sono molte più cose da provare”.

L’anno passato è stata una sorpresa non essere stati competitivi?

“Si sono resi conto di ciò a metà della scorsa stagione. Non è che non avevano lavorato e che gli altri avevano lavorato di più e questa cosa agli ingegneri Suzuki non è piaciuta”.

Cosa ti fa pensare che quest’anno la moto sia migliorata?

“Bene, è presto per dirlo, ma credo che abbiano lavorato molto perché ci sono alcune novità che dovrebbero essere interessanti. Questa pista è particolare perché alcuni piloti qui sono molto veloci, ma poi su altre piste faticano. Sembra proprio che la Suzuki abbia lavorato più di quanto mi aspettassi”.

Tu dal tuo punto di vista cosa hai fatto per migliorarti?

“Ovviamente siamo un team e ognuno lavora nella sua area. Nel mio caso devo essere fisicamente a posto e non è facile perché noi piloti non possiamo allenarci con le MotoGP. Usiamo altre moto, ma quando passi dal cross alla MotoGP o viceversa è un disastro. Sei distrutto perché lavori con muscoli diversi, in una diversa posizione. Io questo inverno ho lavorato molto, e comunque sono motivato e affamato”.

Il tuo punto debole è spesso la pole position e la reazione al via.

“Si, è il mio punto debole il primo giro, ma alla fine del campionato sono migliorato… non è il mio punto forte, è vero, ma non lo è neanche della moto. A Portimao e Valencia però siamo migliorati. Quest’anno l’obiettivo è quello di mostrare il nostro vero potenziale, e non tornare indietro. Una questione di tempi di reazione? No, non credo che si possa lavorare sui tempi di reazione. Parte dell’allenamento è allenare i riflessi. In palestra puoi fare qualcosa, ma non c’è niente come guidare una moto”.

Avverti molta pressione in questo precampionato?

“La pressione è la stessa. Devo sempre dimostrare che sono uno dei migliori, ma è così per tutti! Devi dare sempre il 100 per cento, e soprattutto non fare errori. Ecco la pressione è questa: non fare errori”.

Hai cambiato approccio alle corse, forse?

“No, la mia mentalità non è cambiata. All’inizio della stagione si parte da zero. E’ stato così nel 2021 e sarà lo stesso quest’anno. L’anno passato non è stato male perché abbiamo finito al terzo posto, ma non voglio finire ancora terzo!”.

Un altro dei problemi Suzuki è la velocità di punta. Cosa si può fare?

“Sul rettilineo il pilota non può fare molto. Puoi lavorare sul sollevare rapidamente la moto in uscita di curva ed aprire il gas il prima possibile. Cose così, ma sul dritto è la moto, il motore che deve spingere. Suzuki ha lavorato in questa area, però ora non so se supererò qualche Ducati sul dritto, ma sicuramente saremo più veloci”.

Di cosa hai bisogno per vincere nuovamente il mondiale?

“Per vincere il mondiale deve essere tutto al cento per cento: tu e la moto. Se qualcosa ti manca non ce la puoi fare. Qualche volta la moto da il 60% ed il pilota il 40%. Altre volte è il contrario o magari di più. E’ una combinazione. Cosa è mancato nel 2021? Giudicate voi…”.

Chi è o chi sono i piloti da battere?

“Fabio è il campione e ha il privilegio di essere l’uomo da battere, poi ci sono un altro paio di piloti: me, ovviamente e poi Pecco che è stato veramente forte nell’ultima fase della stagione. Poi c’è Marc che è tornato ed è sempre stato forte. Ci saranno anche delle sorprese, qualche pilota della Ducati…sarà un mondiale più imprevedibile del solito”.

Tutti i manager dicono che si inizierà presto a parlare di contratti.

“E’ ancora presto. Alcuni piloti sono in scadenza di contratto. I test saranno importanti per capire molte cose. Come pilota Suzuki mi sento bene, sono a casa, ma è vero che cambiare ad un certo punto può essere una buona cosa. Oggi però non c’è ancora nulla di deciso”.

Qual’è la moto che ti preoccupa di più?

“Beh, Ducati è la casa con più moto in pista, e non è quella che vuoi avere davanti durante il Gran Premio”.

 


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