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Le Case europee di auto: l'Euro 7 creerà i "poveri della mobilità"

I Costruttori riuniti nell'Acea chiedono alla Commissione UE "più chiarezza" sui nuovi limiti di emissioni

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Arriva il grido d'allarme in vista dell'adozione dei nuovi regolamenti Euro 7 che dovranno stabilire i limiti delle emissioni allo scarico delle nuove auto con motori a combustione interna da parte dell'Acea. Già, l'Associazione europea dei costruttori auto, solleva un problema, quello dei tempi, delle tipologie di veicoli e della chiarezza delle nuove regole. Il pratica i Costruttori dicono che da quando l'Acea ha fatto la sua proposta alla Commissione europea, a giugno 2021, sul biennio 2025/2026 per l'introduzione delle nuove regole, sui nuovi valori limite e sulle procedure dei test di omologazione, nulla si è più mosso a Bruxelles. Anzi, sostiene l'Acea, la decisione della Commissione Europea sull'adozione degli standard Euro 7 è slittata da fine 2021 al 5 aprile 2022.

2025: è davvero vicino

A questo ulteriore ritardo che rende praticamente impossibile fissare il 2025 come anno di partenza dei nuovi limiti Euro 7, si è poi aggiunta la discussione sull'effettiva necessità di diversificare i livelli di emissioni allo scarico per le autovetture/veicoli commerciali leggeri (Euro 7) e i commerciali pesanti (Euro VII), oltre al silenzio della Commissione sullo schema dei nuovi limiti Euro 7. In pratica i principali gruppi automobilisti europei chiedono alle istituzioni di fare presto e di proporre al più presto regole chiare e univoche per fare in modo che tutta l'industria dell'auto possa "focalizzare gli investimenti e le risorse ingegneristiche verso una mobilità carbon-neutral che possa affiancarsi all'elettrificazione della gamma veicoli per arrivare alla neutralità del carbonio entro il 2050".

Presto avremo i "poveri della mobilità"

Di tenore simile sono anche le ultime dichiarazioni del direttore generale di Acea, Eric-Mark Huitema, che parla delle prime bozze stese dalla Commissione Europea per la riduzione delle emissioni di C02 dal settore auto: "La riduzione del 55% delle emissioni di CO2 entro il 2030 era già una sfida, ma i nuovi tagli sono purtroppo irrealistici. Sarebbero raggiungibili solo a fronte di un massiccio incremento delle infrastrutture di ricarica, arrivando a 7 milioni di punti di ricarica contro i 3,9 milioni proposti dalla Commissione e i 200.000 attualmente disponibili.". Huitema aggiunge anche: "Imporre oggi l'obiettivo del 100% di riduzione di CO2 entro il 2035 è prematuro, uno stop di fatto ai motori a combustione interna che sarebbe meglio riproporre nella revisione del 2028, quando saranno più chiari gli sviluppi della rete di ricarica, delle nuove tecnologie e dei bisogni dei clienti."

"La politica deve fare di più per garantire che nessun Paese e nessun cittadino sia lasciato indietro e che i veicoli a zero emissioni siano disponibili e alla portata di tutti, per non creare i nuovi "poveri della mobilità". Insomma, i Costruttori sono pronti ad annullare le emissioni di CO2 supportando gli obiettivi di neutralità climatica entro il 2050, ma se l'Europa continua a cambiare idea ogni due anni sugli obiettivi, è molto probabile che si possano presentare tensioni sociali.", chiude il direttore generale di Acea. Si tratterebbe dunque di "allentare" un po' la presa, e rivedere lo schema delle nuove emissioni Euro 7, rispetto all'attuale Euro 6d-ISC-FCM. 

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