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Honda: in Formula 1 lascia e vince, in MotoGP resta e perde

Dopo 30 anni la Casa giapponese è tornata al successo nelle quattro ruote, i problemi sono nelle due: fra scelte discutibili e poca lungimiranza

MotoGP: Honda: in Formula 1 lascia e vince, in MotoGP resta e perde

Honda ha vinto. Il suo motore, almeno, lo ha fatto. In Formula 1 con Max Verstappen, 30 anni dopo l’ultimo successo firmato Ayrton Senna e già ci sarebbe materiale per un romanzo. È un’uscita di scena in grande stile, perché la Casa di Tokyo ha già deciso di abbandonare le quattro ruote. Del resto, il rapporto tra Honda e F1 è sempre stato fatto di addii e ritorni (non sempre fortunati), a differenza di quello con il motomondiale.

HRC nelle due ruote è una sicurezza, oltre che una corazzata. La squadra più vincente, tornata ai GP nel 1979 con la mitica, tecnologica, ma non vincente NR 4 Tempi pistoni ovali e nuovamente iridata nel 1983 con la NS tre cilindri 2 Tempi con Freddie Spencer. La Casa con più risorse (tecniche ed economiche), il punto di riferimento.

O meglio, lo era, perché Honda in MotoGP non sta sorridendo molto. Proprio dove ci mette la faccia, perché in fondo in Formula 1 il fatto che Verstappen abbia vinto con il motore giapponese lo sanno tutto sommato in pochi, mentre il nome di Red Bull (bibita energetica diventata scuderia) è sulla bocca di tutti. Anche quando si pensa a Senna,  viene in mente la McLaren, non certo la Honda. Così è.

Nel motomondiale è ben diverso e quindi perdere fa ancora più male. Eppure i giapponesi avrebbero molto da imparare dalle quattro ruote, perché quello che manca loro nelle due è una gestione di primo livello. Red Bull per tutta la stagione ha dimostrato di avere nelle sue linee strateghi degni di Napoleone, senza contare che Max è un gioiello di famiglia.

In MotoGP, invece? È tutto sulle spalle di Marc Marquez e quando non c’è lui… sono guai. Non per nulla nelle ultime due stagioni il gigante ha mostrato di avere le gambe molto fragili e le 3 vittorie conquistate (in due anni) sono solo merito del campione di Cervera. Logico che la squadra sia stata costruita sul fenomeno, ma un piano B dovrebbe essere sempre presente. Invece, senza Marc la Honda è diventato poca cosa.

Due dati: nel 2020 Honda era arrivata 5ª nel campionato costruttori (davanti solo ad Aprilia) e 9ª in quello squadre (dietro pure al team satellite LCR, quest’anno è stata 4ª fra i costruttori e 6ª nei team. Miglioramento dovuto alla ricomparsa di Marc, anche se non a tempo pieno. Dimostrazione è il fatto che, nonostante abbia disputato 4 gare in meno, è lui il meglio piazzato nel Mondiale piloti al 7° posto, con Pol Espargarò (unico oltre a lui ad essere salito sul podio) 12°, e Nakagami e Alex Marquez 15° e 16°.

Che ci sia qualche problema è chiaro come il sole. Anche di natura tecnica sia chiaro, ma su questo punto i giapponesi sono già corsi ai ripari rivoluzionando la moto per il 2022. Per il resto, invece, si continua sulla ben nota strada.

A partire da una comunicazione inesistente. Ora che Marquez è di nuovo nei guai (a causa della diplopia) la strategia è quella già collaudata per il braccio: meno di dice e meglio è. Con la promessa di un aggiornamento prima di Natale, come fosse un regalo. Del resto, le dichiarazioni rilasciate fanno spesso e volentieri più danni della grandine, quindi tacere potrebbe essere il minore dei mali.

Però, almeno dal punto di vista della gestione dei piloti, da Honda ci si aspetterebbe un po’ di più. Dopo essere riusciti a mandare in pensione in poco tempo Pedrosa e Lorenzo (che per fare i collaudatori hanno anche ben pensato di guardare altrove) le mosse sul mercato sono state quanto meno discutibili. Quella di prendere Alex Marquez sarebbe stata anche buona, ma metterlo in LCR dopo un anno ha rovinato quanto di buono fatto prima. Nakagami sembra avere una sella ormai solo più grazie al passaporto e strappare Pol Espargarò alla KTM non ha portato grandi frutti.

Mentre tutte le altre Case si sono mosse sul mercato per accaparrarsi i migliori giovani o tenerseli stretti (Suzuki con Mir, Yamaha con Quartararo, Ducati con Bagnaia, Martin e Bastianini, KTM con Oliveira e Raul Fernandez), in Honda sono rimasti fermi affidandosi al solito Marquez. Col risultato che, lo scorso anno, con Marc infortunato l’unico rimpiazzo è stato Stefan Bradl.

La speranza per il 2022 è che Marc sia abile e arruolato fin dai primi test, altrimenti Honda si ritroverebbe nuovamente nella stessa situazione del 2020, senza una vera alternativa al campionissimo e con la possibilità di un’altra stagione compromessa. Senza contare che dovranno contemporaneamente muoversi per il 2023 cercando di strappare un top rider alla concorrenza, con Mir come primo obiettivo, almeno di colpi di scena da parte di Quartararo.

Per la dirigenza HRC l’esame è già iniziato, ispirarsi alla F1 non sarebbe sbagliato.

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