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MotoGP, KTM ora o mai più: la rivoluzione parla italiano

In Austria sono arrivati Guidotti e Sterlacchini, a loro il compito di fare l'ultimo passo per portare la RC16 alla vittoria

MotoGP: KTM ora o mai più: la rivoluzione parla italiano

Fin da quando KTM entrò in MotoGP nel 2017, l’obiettivo fu subito chiaro: vincere. Una dichiarazione non esattamente umile, ma assolutamente vera e consona alla Casa austriaca, che ha dominato tutti i campionati a cui fino allora aveva partecipato, fossero su terra o asfalto. La classe regina del motomondiale è però una sfida diversa, dove bisogna confrontarsi con i colossi giapponesi e le aziende italiane, che mancano magari di budget ma non di competenze.

KTM, comunque, non prese l’impegno sottogamba. Fece acquisti importanti fra i tecnici delle altre Case e come collaudatore convinse Dani Pedrosa, un vero gioiello. Poi, nel 2019, si assicurò i servigi di Tech3, strappando il team alla Yamaha, e trattò la squadra francese non come un cliente, ma come un team ufficiale a tutti gli effetti.

Gli austriaci non badarono a spese e furono i migliori a sfruttare le concessioni, organizzando test su test prima dei Gran Premi per accumulare dati ed esperienza. Fu un grande aiuto soprattutto lo scorso anno quando, con la pandemia di Covid nel suo pieno, i test per gli avversari erano inibiti e le date delle gare spostate rispetto al solito. Provare le gomme in anticipo con condizioni inedite fece la differenza, e infatti arrivò la prima vittoria a Brno con Brad Binder, seguita poi dalle due di Oliveira, a cui si aggiunsero i 4 terzi posti di Pol Espargarò.

Il più sembrava fatto e la RC16 era in quel momento nel novero delle migliori moto. In MotoGP, però, le cose cambiano in fretta e il 2021 non ha rispettato le aspettative. Miguel ha vinto a Barcellona e Brad in Austria (mrischiando le slick sul bagnato in una gara flag-to-flag), ma sono stati due lampi di luce nel buio.

Da una parte Michelin ha ritirato la gomma anteriore dura che piaceva tanto ai piloti KTM (ma solo a loro) dall’altra lo sviluppo della moto è sembrato non seguire più una direzione chiara. Una confusione confermata anche dai piloti. Insomma, quando mancava l’ultimo passo in avanti, in Austria ne hanno fatto uno indietro.

Così la RC16 ha iniziato a venire snobbata dai piloti. Perché KTM ha il migliore progetto di crescita per i giovani talenti: parte con la Rookies Cup e i campionati nazionali, per poi passare al Mondiale con Moto3, Moto2 e, infine, MotoGP. Però quei talenti, arrivati alla classe regina, vogliono trovare una moto competitiva.

A fine 2020 Jorge Martin pagò di tasca sua la penale per rompere il contratto e andare in Ducati. Quest’anno Raul Fernandez ha dichiarato che non sarà dove avrebbe voluto nel 2022. Due episodi che sono stati un campanello di allarme.

Così in Austria hanno iniziato a guardarsi intorno per rafforzarsi dal punto di vista manageriale e gestionale e gli occhi sono caduti sulla Ducati. Il primo ad arriva a Mattighofen è stato Fabiano Sterlacchini, dopo essere stato a Borgo Panigale fino al 2019. Lui sarà il nuovo direttore tecnico. Francesco Guidotti (QUI l’intervista che ci ha concesso pochi giorni fa), invece, sarà il nuovo team manager, prendendo così il posto di Mike Leitner, che ha preferito ridurre il suo impegno e probabilmente si occuperà del Test Team.

La scelta è giusta? Sulla carta, sì e forse non è un caso che siano stati presi due italiani. KTM ha grandi risorse e capacità, ma una mentalità troppo teutonica, rigida. Così in questi anni la sua comunicazione è stata quasi assente, quando non del tutto sbagliata. L’ultimo caso in Austria, quando annunciarono il licenziamento di Petrucci e Lecuona in piena FP4, “quando avevamo ancora la tuta addosso” come commentò Danilo.

Francesco ha una grande esperienza, in KTM ai tempi di 125 e in 250, poi con Aprilia in SBK e soprattutto con Ducati in MotoGP. Il lavoro fatto con il team Pramac non ha bisogno di essere ricordato, Bagnaia, Miller, Petrucci, Iannone, sono arrivati tutti nella squadra ufficiale passando dal suo box. Martin ha vinto al debutto quest’anno sotto la sua guida e Zarco si è riscoperto competitivo.

Il manager toscano ha fiuto per i piloti e sa metterli nelle migliori condizioni, oltre a sapere creare un clima sereno nel box. Tutte qualità che servono a KTM. Come anche una capacità comunicativa che è mancata agli austriaci negli ultimi anni. Con Sterlacchini, che guiderà la parte tecnica, l’accoppiata è ben equilibrata.

Come sempre in questi casi, non si può pensare che tutto cambi dal giorno alla notte. Il 2022 sarà probabilmente una stagione di rodaggio, ma poi bisognerà vincere. L’unico obiettivo di KTM.

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