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MotoGP, Guidotti: "KTM come l'Aprilia negli anni '90, ha coraggio ed è diversa"

INTERVISTA - "Sono io il primo a essermi meravigliato ad avere lasciato Pramac. Mi rimetto in gioco e sono determinato, c'è tutto quello che serve per fare bene"

MotoGP: Guidotti: "KTM come l'Aprilia negli anni '90, ha coraggio ed è diversa"

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Dal rosso all’arancione, a gennaio cambierà il colore della divisa di Francesco Guidotti ed è un ritorno al passato. Il manager toscano era infatti già stato responsabile dei progetti 125 e 250 di KTM e ora ha accettato l’offerta degli austriaci di mettersi alla guida del team ufficiale in MotoGP.

Francesco, solitamente traghettavi i piloti dal team satellite all’ufficiale, ora sei tu a fare questo salto.
Era ora! (ride) Non mi metto al livello dei piloti, sono loro a fare veramente la differenza, però ora è successo a me. Dico la verità, non lo cercavo, ma quando si è creata l’occasione mi sono sentito un fuoco dentro, mi sono detto: è la mia ora, ricomincio tutto da capo. Già dai primi contatti mi sono sentito in un ambiente famigliare, che già conoscevo, ho smarcato subito i dubbi su cosa avrei trovato. Conosco la loro ambizione e la forza con cui vogliono arrivare al risultato. So che non sarà uno scherzo, dovrò rimettermi in gioco ma vivo questa situazione con grande determinazione.

Che idea ti eri fatto di KTM dall’esterno?
Fin dall’inizio ho avuto un gran rispetto per loro, perché si sono voluti mettere in un contesto molto diverso da quelli che appartenevano alla loro storia, non avevano mai corso nemmeno nel Mondiale SBK, in un campionato con moto di grossa cilindrata. Questo rispetto è aumentato per le loro scelte tecniche per telaio e sospensioni, mi hanno ricordato quello che era stata l’Aprilia nei primi anni ’90, quando sfidò la Honda NSR ad ammissione lamellare con quella a disco rotante, che sulla carta sembra ormai superato. Mi è venuta in mentre quella strategia, quella voglia di non fare le cose come gli altri ma prendere la propria strada, senza abbandonare quello che la identifica come azienda. Secondo me è stata una prova di coraggio, di forza e avere vinto già 5 gare in 5 anni le fa onore. Essendo un’azienda che domina in tutte le discipline a cui partecipa, questo non gli basta, vuole fare il colpaccio. È una Casa molto dinamica che sa che per arrivare servono capacità, determinazione e impegno, è bello fare parte di questa sfida”.

Quanto è stato difficile dire addio a Pramac?
Sono sempre stato un uomo Pramac. Quando ho comunicato la mia decisione a Campinoti, c’è rimasto male. Non se l’aspettava perché è successo tutto molto velocemente, è stata una cosa ‘cotta e mangiata’,  come si dice dalle mie parti. Però, dalla persona che è, la prima cosa che Paolo ha voluto sottolineare è che il nostro rapporto personale non cambierà, ci sono una stima reciproca e un rispetto che vanno ben oltre all’aspetto professionale. Questo mi ha fatto molto piacere. Ho preso una decisione sul filo di lana, ma le tempistiche sono state quelle e a volte bisogna fare delle scelte un po’ spiacevoli”.

Come ti ha convinto KTM?
Non c’è voluto molto anche perché, come ho detto, non c’era tempo, ho deciso in qualche giorno. Inoltre conoscevo bene la loro realtà, l’avevo vissuta in prima persona, e poi eravamo sempre rimasti in contatto. Anche io mi sono meravigliato, perché mi rimetto totalmente in discussione. Dov’ero vivevo in una condizione di relativo comfort perché conoscevo l’ambiente ed ero io stesso a farlo, in un certo senso. Avevo tutto sotto controllo, era tutto collaudato, per questo mi sono meravigliato di essere riuscito a lasciare proprio quando sembrava arrivato il momento di raccogliere i frutti di anni di lavoro. Questa è una sfida a un altro livello, a breve termine meno allettante in termine di risultati, ma in prospettiva mi garantirà senza una crescita professionale.

Lasci il ‘sistema Ducati’, invidiato da tutto il paddock, per andare in una KTM che nel 2021 ha faticato molto dopo i buoni risultati del 2020.
Con soli 5 anni di esperienza in MotoGP, per loro ogni situazione è ancora potenzialmente nuova. Nei primi 4 anni hanno goduto delle concessioni e quindi di una certa flessibilità, perdendole dopo i risultati del 2020, si sono ritrovati a gestire una condizione totalmente nuova e molto più difficile. Ne hanno pagato lo scotto, ora vediamo se i cambiamenti fatti, soprattutto a livello tecnico con l’arrivo di Fabiano Sterlacchini ma anche di altri, riusciranno a fare fronte a questo nuovo stato e tornare al 2020. In quell’anno erano stati i più bravi a interpretare le concessioni nel migliore modo possibile, non erano gli unici ad averle”.

Hai citato Sterlacchini, con lui e te KTM punta quindi sugli italiani per vincere?
(ride) “Non so se sia una questione di nazionalità od opportunità. Fabiano è sicuramente una persone di esperienza che potrà dare un bell’aiuto dal punto di vista tecnico, io proverò a mettere a disposizione la mia. Il fatto che siamo entrambi italiani forse è un caso, ma anche nelle squadre giapponesi ci sono molti italiani, o comunque latini. Probabilmente siamo più predisposti a gestire l’imprevisto, un po’ più fantasiosi, riusciamo a improvvisare”.

Cosa pensi di potere portare delle tua esperienza in MotoGP e in SBK?
Non è la prima volta che mi trovo ad avere a che fare con un team ufficiale, questo mi aiuta a sapere pregi e difetti. Non avendo ancora passato nemmeno un giorno in questo nuovo contesto faccio fatica a rispondere, ma penso di avere un bagaglio di esperienze che possa aiutare”.

Cosa pensi di Oliveira e Binder, i tuoi nuovi piloti?
Sono due piloti che quando hanno avuto l’occasione di vincere in MotoGP l’hanno sfruttata. Miguel ha sfiorato il Mondiale nelle altre categorie, mentre Brad aveva dominato il campionato in Moto3. Sono molto, molto contento di potere lavorare con loro, secondo me il pacchetto moto e piloti potrà funzionare molto bene. Non li conosco ancora a fondo, ma Oliveira nel 2018 sarebbe stata l’alternativa a Bagnaia in Pramac, logicamente essendo Pecco italiano puntammo prima su di lui”.

Anche il futuro è roseo per KTM, ti faccio alcuni nomi: Raul Fernandez, Remy Gardner, Pedro Acosta.
Il prossimo anno dovremo dimostrare una crescita per poterli tenere con noi e dare loro la motivazione giusta di avere una moto che permetta di fare bene. Ci sono tutti i presupposti, ora bisogna metterli in pratica, ma dall’esterno non mi sembra manchi nulla. Il progetto è nato bene grazie anche a Mike Leitner, ora tocca a noi. Nel vero senso della parola”.

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