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Video Prova Aprilia Tuareg 660: l'avventura a portata di mano

Abbiamo provato l'enduro stradale di Noale tra la sabbia e l'asfalto sardo: una moto facile, divertente e che sembra essere la degna erede della campionessa d'incassi di 30 anni fa. Ecco come va

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L'avevamo idealmente lasciata ben nascosta all'interno di una teca in vetro, nella sua primordiale versione concept ad Eicma 2019 e dopo un biennio parecchio strano la ritroviamo pronta all'avventura e soprattutto ad aggredire il mercato. Aprilia Tuareg 660 mette il punto esclamativo sulla gamma di medie di Noale e lo fa senza perdere nessun pregio delle sorelle. Per scoprire i dettagli dell'enduro di Aprilia basta leggere il nostro Verso la Prova, ora però vi raccontiamo come va.

Easy-adventure

L'approccio con la nuova media di Aprilia è come te lo aspetteresti: triangolazione azzeccata, con le gambe a disegnare un ampio arco sulle pedane centrali una sella confortevole e il manubrio largo il giusto. Certo, il plexi, elemento di spicco del frontale, non è regolabile, ma anche dopo le prime curve sembra proteggere più che bene dalle staffilate di vento che arrivano dalla costa sarda. Un altro dettaglio, si fa per dire, che si apprezza nel giro di poco riguarda il lavoro fatto su telaio e ciclistica: la struttura a traliccio che debutta sulla Tuareg sembra rodatissima e la moto ne beneficia in compostezza, stabilità e facilità di guida. Il telaio, in collaborazione con l'ottimo avantreno, riescono in un vero e proprio trucco di magia: sull'asfalto il cerchio da 21" con pneumatico dalla sezione 90/90 praticamente sparisce. La sensazione di "girare sulle uova" di tante enduro stradali qui non è pervenuta: svelta, composta e soprattutto capace di grandi pieghe la Tuareg 660 sfrutta la sua distribuzione dei pesi e il comportamento più che versatile della forcella Kayaba da 43 mm, di cui parleremo meglio dopo, per essere una specie di roadster travestita da endurona.

La nuova vita del 660

E qui entra in scena il protagonista, il 660. Rivisto in molti aspetti, il bicilindrico prende i pregi che ha già mostrato sulle sorelle puramente stradali e li concentra, tutti o quasi, nella prima parte dell'arco d'erogazione: a 3.000 giri mette a disposizione il 75% della coppia, a 5.500 il 90%. E te ne accorgi perché sin dai bassissimi è famelico nel mangiare giri minuto con una voce roca che fa bene all'anima e alla manetta. Non serve tirarlo fino a limitatore, ma si può rimanere benissimo sopra i 7.000 senza patire perdite di verve, anche grazie al comando Ride by Wire diretto ma allo stesso tempo mai scorbutico. Da lode anche il comportamento del quickshifter opzionale sulla nuova rapportatura: morbido, preciso e reattivo. Sul misto stretto l'insieme di questi fattori mette sul piatto un'equazione il cui risultato sono pieghe che non ti aspetti e ritmi che non penseresti di sostenere con tanta naturalezza leggendo quel "660" sui copristeli. Certo i trasferimenti di carico ci sono, ma non diventano mai un problema, così come le vibrazioni che si avvertono solo agli alti e non diventano mai veramente fastidiose. Vivacità e quiete che riescono a convivere grazie all'elettronica puntuale che non fa sentire l'assenza di una piattaforma inerziale.

l'Offroad diventa per tutti

Se la Tuareg sorprende su strada sicuramente va oltre le aspettative quando si parla di offroad: difficile trovare una bicilindrica più facile nei variegati scenari che una gita fuoristrada può riservare. Il motore è un "trattorino" che permette di cavarsela in 2° marcia con un filo di frizione anche nei tratti più scassati, l'avantreno sfrutta tutti i 240 mm di escursione per filtrare le disconnessioni e mangiare ostacoli senza però mancare di comunicatività e sul veloce, quando la strada bianca si apre davanti al casco la ciclistica e il motore concedono facilmente il lusso di aprire la manetta senza troppe preoccupazioni: perché sa perdonare l'errore dei neofiti e esaltare le capacità fuoristradistiche dei manici più esperti. Si merita il nome che porta ed è destinata a segnare una nuova epoca nella storia delle Tuareg di Aprilia. Difficile attribuirle veri e propri difetti dopo poco meno di 200 km, ma volendo essere pignoli il tasto del cambio riding mode appena sotto l'accensione ha bisogno di essere metabolizzato, e viste le capacità fuoristradistiche una sella con più grip avrebbe esaltato il comportamento in offroad. Chi pensa che la Tuareg sia nata come risposta ad un'altra enduro stradale dal nome iconico, dal passato importante ma dalle origini giapponesi sbaglia di grosso, perché nel suo mirino non c'è solo la Yamaha Ténéré 700, ma anche le più grandi 890 Adventure di KTM e Triumph Tiger 900 Rally, con cui condivide tecnologia simile, grande vocazione da tuttoterreno e attenzione ai dettagli, seppur con qualche CV in meno.

Quanto costa

Aprilia Tuareg 660 sarà disponibile da dicembre nelle colorazioni Acid Gold e Martian Red al prezzo di 11.990 euro, mentre la livrea Indigo Tagelmust costerà 12.690 euro.

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