Ci siamo da poco lasciati alle spalle il trittico di settembre che tra poco più di una settimana è già ora di tornare in pista. A distanza di oltre un anno e mezzo la Superbike tornerà infatti a varcare i confini del Vecchio Continente, dal momento che il 16-17 ottobre la serie sarà in azione sul tracciato di San Juan, ovvero in Argentina.
In questi ultimi due mesi la Dorna ha lavorato alacremente per consentire il regolare svolgimento del round sudamericano, collaborando costantemente con le autorità locali. Ovvio che pianificare una tappa del genere non è certo come muoversi in Europa, in particolare in Spagna, dove l’Organizzatore ha un campo di azione maggiore.
Sta di fatto che l’Argentina è stata confermata e ora non resta che partire. Peccato che nell’ultima settimana siano sorti non pochi problemi e inconvenienti. Già, perché il Governo ha adottato nuove misure restrittive per limitare il flusso di stranieri in entrata a causa del persistere della Pandemia.
Una scelta che ha visto le compagnie aeree cancellare diversi voli proprio in questi giorni, riducendo inoltre del 30% la capienza a bordo. Un problema non da poco per Dorna, la quale è dovuta subito correre ai ripari per trovare nuove soluzioni in questa corsa contro il tempo.
Secondo gli ultimi aggiornamenti, molte squadre partiranno da Madrid per fare rotta a Buenos Aires, mentre altre da Amsterdam per raggiungere la Capitale argentina. In virtù della riduzione al 60% dei passeggeri, diversi team non avranno la possibilità di volare assieme, dal momento che sono stati divisi in base ai posti messi a disposizione dalla flotta. È il caso di Evan Bros, così come di Yamaha, che vedranno i propri membri arrivare a destinazione in orari diversi. Ricordiamo infine che una volta arrivati a Buenos Aires servirà poi un trasferimento interno per Mendoza, da lì si raggiungerà in auto il circuito di San Juan.
Al momento tutte le squadre hanno già spedito il materiale in Argentina, mentre tra lunedì e martedì toccherà a loro partire alla volta del Sudamerica. Dubbi e interrogativi non mancano, così come il rischio di un autogol a livello di organizzativo che possa far saltare i piani. Non resta che incrociare le dita anche se questa volta si sta giocando con il fuoco e a scottarsi ci vuole poco.