Si tratta di una delle moto più chiacchierate di questo 2021, vuoi per il nome “ultra blasonato” che ha voluto rimettere in gioco (forse con una punta di irriverenza ragionata e proprio per far parlare di se), ma anche e soprattutto per un approccio tutto nuovo al concetto di moto sportiva. Pensare di provare in pista una “R” con meno di 75 cavalli appare francamente strano, ma di fatto la casa di Iwata potrebbe aver fatto centro, perché se la R6 è di fatto andata in pensione dopo oltre 20 anni di onorata carriera, a causa anche delle restrizioni dell’Euro5, le maxisportive da 200 e oltre cavalli piacciono a tutti sulla carta, ma mettono l’asticella così in alto da impaurire gran parte del pubblico. Ben venga quindi l’idea di una sportiva facile, abbordabile sia per prestazioni che prezzo, ma non per questo non in grado di divertire.
IL CP2 RESTA “FERMO” A 73 CV, MA CON INTERVENTI DEDICATI ALLA R7
Di lei abbiamo già parlato a più riprese (qui gli articoli che le abbiamo dedicato), nasce intorno al noto propulsore bicilindrico in linea CP2 (cuore della MT-07, Tracer 7, Tènèrè 700 e XSR 700) da 689 cc, che eroga nella sua attuale versione Euro 5 una potenza massima di 73,4 CV a 8.750 giri e una coppia massima di 67 Nm a 6.500. Nessuna modifica è stata fatta in termini di prestazioni pure, ma rispetto alla versione utilizzata dagli altri modelli, guadagna un setting dedicato che include una nuova ECU, condotti di aspirazione ottimizzati, design dello scarico rivisto ed una nuova regolazione dell'inezione del carburante. Inoltre, la R7 utilizza un rapporto di trasmissione leggermente più corto e nel complesso promette di essere più fluida e reattiva e, su richiesta, è disponibile il cambio elettronico Quick Shift System unidirezionale.
I puristi che storcono il naso rispetto ad una sportiva dal cuore non mostruoso in termini di potenza, saranno invece felici della sua elettronica, ridotta all’osso. Niente controlli, tutto nella manetta del pilota, che ha il compito di gestire la guida senza aiuti.
IL VESTITO FA IL MONACO?
L’elemento imprescindibile per una moto sportiva è la carena, è ovvio. Qui di sicuro la R7 non delude, con un look che richiama in modo forte lo stile delle R-Series, con un frontale che mette in evidenza un faro a LED centrale, una altrettanto personale firma luminosa disegnata dalla luce diurna, uniti ad opzionali indicatori di direzione a LED. Se nei contenuti parliamo di concetti molto diversi, nelle forme e nello stile il richiamo all’iconica R6 (oltre che ovviamente a sua maestà R1), con una sorta di passaggio di testimone (ricordiamo che quest’anno è ancora acquistabile, ma per uso solo in pista, non essendo omologata Euro 5 e quindi targabile). Di fatto quella fetta di pubbico potrebbe realmente "trovare soddisfazione" nella tanto ipotizzata R9, che avrà il CP3 da circa 120 cv.
Sotto il vestito troviamo il telaio in acciaio, abbinato all’anteriore ad una nuova forcella a steli rovesciati da 41 mm, una KYB pluri regolabile. Sempre KYB è anche il mono posteriore regolabile. I cerchi in lega a 10 razze da 17” calzano pneumatici 120/70 e 180/55. Quanto all’impianto frenante, i due dischi anteriori da 298 mm sono morsi da pinze radiali Brembo a quattro pistoncini, come radiale è anche la pompa al manubrio. Il peso in ordine di marcia di 188 kg rappresenta un record in famiglia, perché è il più contenuto tra le R-Series.
UN TESTER FUORI DAGLI SCHEMI PER UNA MOTO FUORI DAGLI SCHEMI
Come detto, la nuova Yamaha R7 ha fatto parlare tanto di se, spesso anche in tono polemico, proprio per essere fuori dagli schemi convenzionali, che quando si parla di moto sportive carenate lascia pensare a potenze di 150 – 200 cavalli ed oltre. Il ragionamento quando in redazione è arrivato l’invito alla presentazione stampa è stato quindi quello di chi sarebbe stato il tester più indicato per raccontare una cosa totalmente nuova, almeno da alcuni punti di vista.
Per provarla su strada ed in pista sul circuito di Andalucia abbiamo quindi fatto una scelta decisamente fuori dagli schemi: farvi raccontare la nuova R7 da un giovane motociclista romano, lo youtuber Niccolò Pierbattista, in arte Freccia Verde, con cui in passato avevamo già collaborato, proprio per sentire una voce “non filtrata”. Lui si descrive così sul suo canale, che ad oggi ha raccolto ben 27 milioni di visualizzazioni: “In sella con me vi porterò tra quelle che sono le mie giornate di ordinaria follia! Tra Viaggi, Raduni, Pistate e MotoVlog..”.
LA NOSTRA PROVA
Il racconto di Freccia Verde lo potete vedere nel video, rispetto alle sue impressioni questo è quello che abbiamo potuto capire.
La R7 è una moto facile, intuitiva ed agile, con tanti pregi e pochi difetti. Tra questi ci mettiamo la risposta del freno anteriore, la cui risposta è fin troppo stradale. Un upgrade con tubi in treccia e pastiglie più sportive potrebbero però già risolvere il problema.
Per quanto riguarda invece la guida è promossa a pieni voti, con la cavallerie ridotta che, superati i pregiudizi da “smanettone”, consente comunque di divertirsi parecchio anche in pista. Si tratta infatti di una moto precisa, equilibrata e molto agile, che non mette in difficoltà ed anzi invoglia a spingerla al limite cercando di migliorare se stessi. Si tratta di una moto perfetta per approcciare la pista per le prime volte, oppure per allenarsi senza lo sforzo fisico e mentale ingente che una supersportiva da oltre 200 cavalli imporrebbe.
L’erogazione del CP2 la conoscevamo già, qualcuno ha definito i suoi 75 cavalli tra i più divertenti che si possano avere, ma qui gli affinamenti migliorano l’erogazione del bicilindrico, davvero molto fluida e corposa già dai medio – bassi. Il rapporto accorciato garantisce un pizzico di prestazioni in più come accelerazione, mentre è ovvio che in pista a tratti gli manchi un allungo che da questo propulsore non sarebbe però lecito pretendere.
Facendo un passo indietro, la R7 di inedita ha la posizione in sella, perché questo propulsore in passato era stato abbinato ad altri generi di moto. Qui si è caricati in avanti. I semimanubri, come da tradizione Yamaha (sulla R1 in molti infatti scelgono differenti configurazioni after market), sono chiusi e portano ad una posizione molto raccolta, perfetta dal punto di vista aerodinamico, ma non così tanto per il comfort e per la sensazione di avere il giusto controllo della moto. Va detto che rispetto alle sorelle maggiori, qui le prestazioni più “umane” affaticano molto meno anche le braccia, mano a mano che ci si prende la mano si inizia a sfruttare al meglio il pacchetto della R7 e le soddisfazioni arrivano.
Su strada le prestazioni fanno sentire meno il desiderio di maggior potenza, mentre l’estetica e la posizione da sportiva (si gava di contro in termini di comfort) regalano un gusto certamente diverso dalle se pur comode sorelle con cui condivide il CP2.
DISPONIBILITÀ, COLORI E PREZZO
Due sono le colorazioni, con un Icon Blue e il Yamaha Black, con giochi di lucido e opaco che rendono più aggressiva la R7. A questi si affianca una iconica colorazione dedicata ai 60 anni nel mondo delle gare per la casa di Iwata. Quanto infine al prezzo, resta sotto la soglia dei 9 mila euro, con un listino di 8.999 euro, con disponibilità a partire da novembre. Il futuro Haga non ha quindi bisogno di un capitale iniziale troppo ingente per iniziare il suo percorso verso le moto sportive, da usare su strada o in pista.