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Cina: la conquista dell’Europa passa anche per le maxi-moto?

Dopo aver introdotto con buon successo scooter elettrici, 125 cc e entry-level ora i colossi cinesi iniziano a puntare su motori oltre i 150 cavalli

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Quanto la Cina sia ormai entrata nella mappa mondiale del motociclismo (e non solo) è sotto gli occhi di tutti, addetti ai lavori e non. Sono i padroni incontrastati della mobilità elettrica anche in Italia, hanno introdotto in poco tempo nel nostro mercato tanti marchi con proposte interessanti (CFMoto, Voge e Keeway tra le altre) e hanno rilevato la proprietà di Case storiche italiane come Benelli e Moto Morini.

L’identikit della moto cinese in Europa è sempre quello di un mezzo conveniente e senza troppe pretese a livello prestazionale, ma cosa succederebbe se i marchi cinesi giocassero al nostro stesso gioco? Se decidessero di puntare sui motori oltre il litro di cilindrata e con oltre 100 CV da scaricare sulla ruota posteriore? Non sono domande poi così ipotetiche visto che il maxi-motore cinese è diventato realtà.

Scacco matto all’Occidente

Che anche in Cina la voglia di modelli sempre più performanti e con cilindrate impostanti fosse ormai impellente l’avevamo capito, tanto da scriverci un editoriale già mesi fa, ma che la corsa alle cubature importanti fosse così rapida non era certo materia di facile pronostico, soprattutto da un costruttore che non ha legami forti con Case europee, al contrario di CFMoto e QJ che già da tempo si servono di know how occidentale (CF con KTM) o sviluppano propulsori per aumentare la proposta dei marchi di proprietà (QJ con Benelli).

Benda ha presentato al Chongqing Motor Expo 2021 il primo quattro cilindri a V di nazionalità cinese. Il BD476 è un V4 di 1.198 cc, con misure di alesaggio e corsa di 76x66 mm, identiche a quelle del “vecchio” Yamaha V-Max, ha distribuzione bialbero e 4 valvole per cilindro, scarica sulla ruota posteriore 153 CV a 9.500 giri e ha un picco di coppia di 121 Nm a quota 7.500. Insomma, le caratteristiche non sono certo quelle di un propulsore che dovrà far sfrecciare una sportiva, ma piuttosto una power cruiser, una GT o una sport touring.

Il passo successivo

I “conservatori” possono stare tranquilli almeno per il momento: ultimare un motore non è per forza sinonimo di avere in mano una moto fatta e finita. L’affidabilità e l’attenzione ai dettagli infatti non sempre si sposano con le caratteristiche che hanno reso i marchi motociclistici cinesi popolari anche da noi, ma certamente sembra che Benda abbia deciso di cambiare passo e fare le cose “all’europea”. Fino ad oggi tutti i suoi modelli erano destinati al mercato interno, domani chissà.


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