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Tanti ordini e pochi materiali: lo spauracchio di una nuova crisi

Nuovi dazi, carenze e rotte commerciali dimezzate: dopo mesi "a denti stretti" l'industria motociclistica inizia a soffrire. E in Italia Ducati accusa il colpo

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La parola “shortage” in questo 2021 sembra essere abbinabile a tutto, come un paio di jeans. Purtroppo infatti la pandemia ha avuto conseguenze tangibili in tutto il mondo anche a livello industriale: è diminuita la disponibilità delle materie prime, sono aumentati i prezzi e i trasporti sono sempre più rari. Nel motociclismo un circolo vizioso simile si trasforma in crisi che sa di beffa. Dopo i 3 mesi di lockdown con la serrata dei concessionari e le conseguenti vendite a picco ora che il mercato torna a veleggiare: la domanda è in netta crescita, ma non c'è modo di rispondere con un'offerta adeguata perché mancano chip, polimeri, acciaio e alluminio.

Ducati e non solo

Esemplare è il caso del marchio di Borgo Panigale, che inizia a raccogliere i frutti della coraggiosa rivoluzione iniziata con Ducati Multistrada V4 e proseguita con il Monster 2021. L'ultima versione della crossover bolognese ha raggiunto 5.000 esemplari venduti in 6 mesi dal lancio, e l'italiana più richiesta in Germania e riscuote successo nei maggiori mercati, ma la produzione a Borgo Panigale è in difficoltà a causa della mancanza di materie prime, e i vertici del marchio hanno dovuto fermare l'assunzione di 100 operai stagionali, pronti a dar manforte nella fabbrica per soddisfare le richieste dei concessionari, che hanno ordini schizzati alle stelle. Mario Morgese, responsabile interno per i rapporti industriali di Ducati ha spiegato a Repubblica lo stallo attuale: "La domanda per le nostre moto rimane molto alta. Ad oggi registriamo un portafoglio ordini come mai prima nella storia dell'azienda e nella prima metà del 2021, Ducati ha consegnato ai clienti finali più moto rispetto al 2019".

"A causa del Covid e di altri eventi non prevedibili – ha aggiunto Morgese- il mondo dell'automotive sta sperimentando diverse difficoltà legate alla carenza di semiconduttori e altri materiali che spesso generano colli di bottiglia nelle forniture e impatti sui flussi di produzione. La situazione è ancora volatile e la catena di fornitura continua a dare segni di fragilità. Per alcune materie prime è possibile che la criticità continui anche nel 2022, i tempi di consegna dei semiconduttori sono di svariati mesi, in alcuni casi ci sono stati rallentamenti della produzione anche a causa della chiusura di impianti produttivi in zone colpite dalla terza ondata di Covid, ad esempio in Malesia”.

I dazi cinesi e il prezzo da pagare

Naturalmente una situazione simile mette in difficoltà anche la filiera che orbita intorno ai grandi marchi, con piccole realtà costrette a mettere in ferie i dipendenti senza sapere come uscire da questo collo di bottiglia dovendo fare i conti con i rincari, che toccano punte del 20% nei metalli, e la mancanza di materiali: basti pensare infatti che il prezzo dei trasporti è lievitato e il costo di un container dall'Asia che nel 2019 costava 2.000 euro oggi arriva a 12-14.000. Il prezzo lo pagheranno i dipendenti del settore e i clienti, che vedranno per forza di cose i listini ritoccati (e già su alcuni marchi motociclistici i rincari sono evidenti) a cui vanno aggiunti i nuovi dazi cinesi per evitare l'esportazione di materie prime visto che anche le industrie del paese asiatico sono attanagliate dalle carenze. Quello che spaventa di più però è la presa di coscienza di non avere una valida alternativa in mano per poter effettuare un cambio di rotta.

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