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Prova Harley-Davidson Sportster S: Easyrider? No, grazie

Ha più coppia di una Ducati Panigale V4, un’estetica inedita e futurista e taglia di netto i ponti con il passato. Ecco come va la nuova Harley-Davidson Sportster S

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Chi ha seguito la storia recente di Harley-Davidson sa che gli ultimi anni hanno segnato il passo di una rivoluzione senza precedenti nella storia ultra-centenaria del marchio di Milwaukee. Harley-Davidson Sportster S è il simbolo di una missione praticamente completata, e basta guidarla per capirne i motivi.

Un lupo travestito da... Lupo

Leggi Sportster e pensi alla tranquillità di godersi ogni attimo di un viaggio in moto, a quel filo di acceleratore tenuto costante e in maniera godereccia per gustare il panorama e l’asfalto mangiato dalle ruote senza fretta, senza la frenesia di chi “ti passa” a bordo di naked o sportive alla ricerca della curva perfetta dove sfogare lo stress e le frustrazioni di una settimana intensa di lavoro. Ecco, con la nuova Sportster S quel concetto di “Easy Riding” non c’entra nulla: qui ci si trova davanti a un lupo travestito da lupo, un ibrido che mescola il concetto dragster all’estetica flat track senza rinunciare però alla tradizione custom. Se lo Sportster, con i suoi 64 anni di veneranda carriera, era una tela di Michelangelo destinata a durare in eterno, la Sportster S è un murales di Basquiat: un qualcosa di rivoluzionario e mai visto prima. Saliti in sella il family-feeling con le Harley-Davidson della tradizione naturalmente si ritrova nelle pedane avanzate e il manubrio basso e largo che restituiscono una posizione aggressiva in sella ma senza esagerazioni e soprattutto con una novità di sostanza sotto gli occhi: uno schermo TFT da 4” con connettività e gestione delle mappe motore e degli ausili di guida che è il preludio a cosa ci aspetta.

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Tutta un'altra storia

Una volta in moto infatti il propulsore Revolution Max 1250T ci mette poco a far capire che la musica è cambiata: il sound è forse l’evoluzione più forzatamente educata del “PoTaTo” che ha reso famosi i ferri di Milwaukee, ma l’arco di erogazione si è alzato notevolmente e fino ai 6.000 giri la Sportster S ha coppia da vendere (a costo di ripeterci e sapendo che il paragone è poco calzante, più di una Ducati Panigale V4) e quando si chiude la manetta o si parzializza il gas gli scoppietti del doppio terminale di scarico riscaldano il cuore di ogni motociclista. E a proposito di calore, nonostante l’altezza e la posizione a Milwaukee sono riusciti a realizzare uno scarico alto che non fa percepire i suoi bollori neanche dopo ore di guida. Per il resto il V-Twin inclinato di 60° ricorda giustamente quello della Pan America, con una progressione omogenea e abbastanza rapida verso i medi, una bella castagna tra i 3.500 e i 7.000 giri e un’elasticità in basso che lo fa viaggiare sornione ma sempre pronto al cambio di passo. E con l’evoluzione si perdono o quasi altri due simboli delle moto con il logo Bar&Shield: addio Good Vibrations, praticamente assenti e rilevate in maniera mai fastidiosa in alta frequenza, e soprattutto al “clank!” del cambio, morbido, ben spaziato e rapido nell’innesto.

Sport (drag) ster

La prova del 9 arriva alle prime curve, perchè quell’avantreno con la calzata anteriore da 160/70 qualche dubbio sulla leggiadria e la facilità di guida dello Sportster S lo pone: non è la moto con cui dare la paga agli amici armati di naked verso la cima del passo di montagna, ma se messa nelle giuste condizioni e sulle curve di un misto veloce diventa inarrestabile. Una volta impostata la curva tiene la traiettoria in maniera sontuosa anche a velocità sostenute, e una volta prese le misure anche le svolte più rapide e le chicane non intimoriscono, ma anzi invogliano a tenere il gas costante. E il merito va anche al reparto sospensioni in cui la forcella Showa a steli rovesciati da 43 mm (regolabile in estensione e precarico) gioca un ruolo fondamentale, mentre il mono dello stesso marchio aiuta nel guidato ad avere sostegno, ma è particolarmente rigido e restituisce il colpo su disconnessioni e buche. Buona anche la frenata, che vede il cerchio da 320 mm morso da pinza monoblocco Brembo e un elemento da 260 mm con pinza a doppio pistoncino che agisce sul ruotone da 180/70 16”. Ecco, forse il doppio disco lo Sportster S se lo meritava tutto. Non perché manchi in modulabilità o dia l’idea di non essere efficace, ma perché con un motore così averne di più sulla leva destra non fa mai male. Buona la prova anche della coppia di Dunlop GT503 che calzano la moto, affidabili anche sotto il diluvio che ha colpito l'ultimo tratto della nostra gita tedesca.

Insomma, il nuovo capitolo della rivoluzione Harley-Davidson può avere un solo capolettera: la S che lega il passato e la gloria di Sportster all’adrenalinico futuro di Sportster S.

ABBIGLIAMENTO

Casco Scorpion Exo 930
Giacca Pando Moto Capo jacket
Pantalone Alpinestars Moto Chino
Guanti Alpinestars Crazy Eight
Scarpe Alpinestars J6

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