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MotoGP, Senza il re Marc Marquez (e Casey Stoner), la regina Honda è nuda

Le ultime moto perfette sono state la NSR 500 di Doohan e la RC211V di Rossi, dopo solo Stoner e Marquez sono riusciti a domarle stabilmente

MotoGP: Senza il re Marc Marquez (e Casey Stoner), la regina Honda è nuda

Per anni si è detto che Honda era Marquez-dipendente e ora la conferma è sotto gli occhi di tutti. Non è un caso che l’anno scorso, senza Marc in pista a causa dell’infortunio, la HRC non abbia vinto neanche una gara, e che abbia dovuto aspettare il suo campione per tornare al successo al Sachsenring.

Come non lo è il fatto che Marquez, nonostante abbia saltato le due gare inaugurali in Qatar, sia il pilota Honda meglio piazzato in classifica, al 10° posto davanti a Nakagami e a Pol Espargarò (a pari merito con 41 punti in 9 gare).

Pedrosa, Crutchlow e Lorenzo: tre Cassandre che la HRC non ha ascoltato

Alberto Puig, team manager della squadra ufficiale, non può negare l’evidenza e da qualche mese ripete che la RC213 ha dei problemi, che stanno cercando di risolverli e che devono farlo. D’altronde l’evidenza non si può negare, ma i sintomi era ben presenti da anni e, a più riprese, li avevano evidenziati prima Pedrosa, poi Crutchlow e Lorenzo. Ora nessuno di questi piloti è più in HRC, Dani fa il tester in KTM, Cal in Yamaha e Jorge si gode la vita. Tre cassandre che la Honda ha ignorato.

Quando si parla della più grande Casa motociclistica del mondo non si possono avere dubbi sulle sue risorse e sulle sue capacità di reazione, ma neanche soldi e uomini possono fare miracoli. Inoltre, guardando la storia, la Honda forse non è più la miglior moto da tempo.

La NSR 500 e la RC211V le ultime moto perfette della Honda

La NSR 500 era perfetta, tanto che andato via Doohan la portò al successo Criville e poi Rossi. Anche la prima MotoGP 5 cilindri era grandiosa, una spanna sopra la concorrenza, ma poi? Con l’introduzione della 800 iniziarono i primi pasticci e nonostante un Pedrosa come freccia al proprio arco, bisognò aspettare Stoner per riportare il titolo a Tokyo.

Casey che era il prototipo di Marquez, un pilota estremo, unico, capace di mascherare ogni difetto con il suo talento. Ironia della sorte, quando l’australiano decise di ritirarsi a fine 2012, il suo posto venne preso da Marc.

In un certo senso la storia si ripeté, perché lo spagnolo vinse a raffica, meno i suoi compagni di marca. Marquez iniziò a portare la moto in una sua direzione, però quella era una strada che solo lui poteva percorrere. Alla fine anche Pedrosa dovette arrendersi e non c’è bisogno di citare cosa accadde a Lorenzo sulla RC213V.

Chi vince, però, ha sempre ragione e Marquez ha vinto tutto. Difficile mettere in discussione una moto che dal 2013 al 2019 Marc ha portato alla vittoria finale per 6 volte su 7. Così Honda ha fatto di tutto per tenere il suo salvatore, leggi un contratto quadriennale con tanti zeri da perdere il conto. Il destino però le ha voltato le spalle lo scorso anno, quando Marc si è infortunato. Senza il suo re, la regina si è scoperta nuda.

Il destino ha voltato le spalle alla Honda, senza il suo re la regina è nuda

Ad aggiungere problemi ai problemi, non c’era nessuno in grado di sostituire Marc neppure nello sviluppo. Lorenzo se ne era andato e al suo posto c’era un debuttante, Alex Marquez, mentre Crutchlow faceva i conti con i guai fisici e la voglia di smettere. Infine Nakagami non aveva l’esperienza necessaria per caricarsi quel peso sulle spalle. Rimaneva Bradl, instancabile e volenteroso, ma non certo al livello di Jorge e Dani, che però HRC aveva messo alla porta.

Così il divario dalla concorrenza è aumentato e Marc non può pensare di metterci sempre una pezza come aveva ben abituato i giapponesi. Di più, nelle sue prime gare dopo il ritorno non riusciva neanche a capire cosa fosse successo alla sua moto perché doveva capire prima cosa fosse successo al suo fisico.

Tutto ciò ritarda l’evoluzione della RC213V e hanno fatto scalpore le parole di Pol Espargarò di qualche settimana fa, quando disse che non avrebbe poi visto così di cattivo occhio un eventuale ingresso nel regime di concessioni nel 2022.

Lo sa anche Marc che la strada da fare è tanta se ha dichiarato che la seconda metà del 2021 sarà utile per tornare competitivi nell’anno successivo. In quel momento i problemi fisici saranno dimenticati e Marquez potrà continuare a fare quello sa fare meglio: salvare la Honda.

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