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Yamaha R7, che sound con lo scarico Yoshimura R-77

Alzate il volume del video per sentire come cambia il suono del CP2 da 689 cc della Yamaha R7 grazie al nuovo impianto di scarico racing Yoshimura R-77

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Presentata lo scorso maggio, segna il ritorno dei Tre Diapason nel segmento delle moto sportive di media cilindrata, sostituendo la R6. La Yamaha YZF R7 è una delle più attese e non poteva scappae ai produttori di parti per moto, tra i quali gli impianti di scarico. Yoshimura ha pensato a un intero impianto dedicato.

LA VOCE GROSSA

L'attesissima Yamaha YZF-R7 riuscirà a colpire nel segno e contrastare la rivale messa nel mirino, ovvero la Aprilia RS 660? Non lo sappiamo ancora non avendo la sfera magica, ma di certo il mercato delle sportive di media cilindrata si arricchisce di un'altra interprete ravvivando un segmento che tra gli anni '80 e '90 del secolo scorso era molto competitivo. Ricavata dalla stessa piattaforma della naked MT-07, ha un design accattivante, una triangolazione sportiva ma non proprio da costringere il pilota a sdraiarsi sul serbatoio, ma è una sportiva quanto basta. Le manca qualcosa?

Forse qualche cavallo ai 75 del bicilindrico CP2 e una dose di personalità in più. Allora ci ha pensato Yoshimura: il produttore di scarichi per moto ha realizzato uno scarico completo per la R7, caratterizzato da un design trapezoidale e prestazioni al top. Infatti, secondo i test, grazie al nuovo impianto, la potenza della sportiva giapponese sale del 6%, mentre il peso della moto, grazie all'utilizzo di materiali leggeri come il titanio e il carbonio, cala di oltre 3 kg. Per non parlare del sound che esce dal terminale di scarico, dal look da tipica superbike: la YZF-R7 ha un tono più basso, cupo e minaccioso. Lo scarico R77 si trova anche nei principali negozi di accessori per moto, a un prezzo di circa 460 euro.
Il nuovo scarico però non è omologato per l'uso su strada ma solo per girare nei circuiti. Che Yamaha stia pensando a una competizione monomarca proprio con la YZF-R7?

RINASCIMENTO SPORTIVO

Dopo la Aprilia RS 660, tocca alla Yamaha YZF-R7 riportare all'attenzione dei media, dei motociclisti e soprattutto degli appassionati del genere, la moto sportiva di media cilindrata. Tra i 30 e i 40 anni fa (eh già, ne sono passati...) le case giapponesi si scontravano in questo segmento, a suon di telai, motori, design e componentistica. Poi come tutte le cose, il loro ciclo di vita è volto al termine, vuoi per l'arrivo di altri modelli, vuoi per i limiti di velocità imposti dai codici della strada. Kawasai risponde con la Ninja 650 e Honda con la CBR650R, modelli che però non hanno lo stesso fascino delle progenitrici. La R7 è un progetto anomalo, se ci è permesso utilizzare questo termine, perché deriva dalla naked MT-07, condividendo tecnica e ciclistica. Di solito succede il contrario, è la sportiva che da origine a una scarenata con un motore rimappato e roso più docile. In questo caso Yamaha ha voluto rispondere ad Aprilia con il materiale a disposizione, che non era niente male, dando vita a una sportiva capace di attirare l'attenzione già dall'annuncio del suo arrivo sul mercato. Il DNA della R7 richiama lo stile R-Series caratteristico di Yamaha, mentre il look sportivo viene esaltato dal cupolino aerodinamico sotto al quale si cela il gruppo ottico full LED “twineye”, che spunta quando si accende, dando proprio l'impressione degli occhi a mandorla, rendendo ancora più minacciosa..

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