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MotoGP, Lorenzo: "Preferivo vincere che andare in moto, grazie a mio padre-Hitler"

"Sono più felice ora di quando correvo, ero un perfezionista. Dopo la lesione alla vertebra decisi di godermi la vita. Se avessi un figlio farei di tutto perché non diventasse un pilota"

MotoGP: Lorenzo:

Jorge Lorenzo è sempre stato una persona che ha dice quello che pensa, senza nessun filtro. Ora che non è più un pilota non ha perso questa qualità e si è messo a nudo in un’intervista rilasciata ad Antena 3. Un colloquio durante il quale ha parlato della sua carriera e soprattutto delle sue sensazioni.

Sono più felice ora di quando correvo, perché sono un perfezionista e quando faccio qualcosa la faccio al mille per mille. Per tutto il giorno pensavo come migliorare” ha spiegato.

Il maiorchino non è mai stato d’accordo con Pierre di Coubertin che sosteneva che l’importante non è vincere ma partecipare.

Sono sempre stato competitivo, mi piaceva più vincere che andare in moto - ha affermato - Andare in moto era il mezzo per vincere”.

Una grande importanza nella sua vita come nella sua carriera  l’ha avuta il padre Chicho, che lo mise in moto a 3 anni e fu il suo maestro.

Mio padre fu come un sergente, una specie di Hitler - ha ricordato Jorge con un sorriso - Mi insegnò molti valori sportivi, la disciplina, che tutto si ottiene con il lavoro. Devi essere egoista perché lo sport di porta a esserlo. L’importante è separare le cose una volta finita la gara”.

Lorenzo ha anche parlato della sua ultima stagione il 2019, quando passò alla Honda al fianco di Marquez.

“La gente parlava di dream team, io e Marc eravamo i  piloti che avevamo vinto di più negli ultimi 10 anni, ma iniziai la stagione infortunato, mi ruppi lo scafoide in inverno e poi una costola alla prima gara, non mi adattati alla moto e non arrivarono i risultati - ha detto - Avevo il contratto con la Honda per un altro anno, ma non potevo continuare. Avevo vinto gare con 20 secondi di vantaggio, mentre nel 2019 in Australia arrivai ultimo a 10 secondi dal penultimo. Sono passato da essere il migliore di tutti a essere il peggiore. Dopo l’ultima lesione alla vertebra e 28 anni di sacrifici, ho deciso di godermi un po’ la vita”.

L’ultima battuta è su una possibile paternità, su questo punto il maiorchino ha una sola certezza: “se avessi un figlio farei di tutto perché non diventasse un pilota”.

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