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Moto3, Simoncelli su Dupasquier: "a volte il motociclismo esige la sua tassa"

"Lo sappiamo, ma non siamo mai pronti. Mi sono sempre ritenuto fortunato per avere perso Marco mentre faceva quello che amava, ma al Mugello ho visto Elvio con Aligi Diganello e mi ha fatto pensare che forse non lo sono stato"

Moto3: Simoncelli su Dupasquier:

Paolo Simoncelli, dopo ogni Gran Premio, affida le sue riflessioni a una sorta di lettera aperta. Il fine settimana del Mugello, segnato dalla scomparsa di Jason Dupasquier, lo ha toccato particolarmente e vi lasciamo alle sue parole.

Questo Mugello è stato di una tristezza disarmante dal primo passo che ho fatto all’ interno mercoledi mattina, all’ ultimo che ho fatto per uscirci ieri pomeriggio. Dapprima per i suoi spalti vuoti a sostituire rombo di motori, di motoseghe e fumogeni degli anni precedenti quando lo slogan era “Al Mugello non si dorme” e per finire per la straziante notizia di Jason Dupasquier.

E’ stato un inizio week end burrascoso per Lorenzo Fellon, abbiamo avuto dei diverbi in cui ho cercato di spiegargli “con calma” come funziona la vita in un team. Da ultimo è passato a metà classifica quindi penso abbia capito, posso ritenermi soddisfatto.

Pole position del sabato per un ritrovato Tatsuki Suzuki dopo varie vicissitudini, che saranno catalogate sotto la voce “Varie ed eventuali”. Ha fatto una bella gara da protagonista, ma in un range di pochissimi decimi di secondi ci sono tanti piloti e il rettilineo del Mugello è davvero davvero infinito.

La pole resta sempre un’ emozione, ma “abbiamo fatto veramente pace” solo quando mi ha regalato l’ orologio.

E’ brutto da dire, è brutto da sentire, ma il motociclismo ogni tanto esige la sua tassa. E’ uno sport rischioso, costoso, lo sa il pilota, lo sappiamo noi eppure quando è ora di pagare non siamo mai pronti. Il mio pensiero va allfamiglia di Jason, conosco il dolore che stanno passando e non c’è consolazione. So che hanno un altro figlio che corre, ora la scelta che dovranno affrontare sarà altrettanto difficile.

In tutte le interviste che ho rilasciato in questi anni mi sono sempre ritenuto fortunato, per come ho perso Marco, senza che soffrisse, andandosene mentre faceva ciò che più amava, non rimanendo in vita in modo sofferto o limitato dopo tutte le esperienze che aveva provato. Perché un conto è nascerci, un altro è perdere per sempre l’ uso di gambe e braccia dopo un incidente, credo sia ancora più difficile farsene una ragione. Però sabato ho visto Elvio per la prima volta dopo l’ incidente dell’ anno scorso, con suo padre Aligi Deganello che se lo coccolava tutto, sorridenti.

Elvio era l’Elvio di sempre, nonostante tutto. Loro hanno ancora la possibilità di abbracciarsi, ridere, raccontarsi. Sono felicissimo per  loro e vederli ancora insieme piu uniti di prima, mi ha fatto pensare che... ecco “no, forse non sono stato poi così fortunato”. 


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