Tu sei qui

MotoGP, GP del Mugello: il Bello, il Brutto e il Cattivo

Non troverete in queste righe il solito racconto del fine settimana appena trascorso. Ci sono momenti in cui bisogna fermarsi e riflettere, per parlare della gara italiana ci sarà tempo e modo, ma non è questo

MotoGP: GP del Mugello: il Bello, il Brutto e il Cattivo

Questa volta, dopo il Gran Premio del Mugello, non troverete in queste righe il solito racconto del fine settimana appena trascorso. Ci sono momenti in cui bisogna fermarsi e riflettere, per parlare della gara italiana ci sarà tempo e modo, ma non è questo.

Fermarsi è un lusso che il motomondiale non sembra potersi più permettere, se non per un minuto, per poi ripartire. Sponsor, TV, business, vogliono così, sono le regole di un gioco imposte da chi non lo gioca.

Quando ieri, poco dopo mezzogiorno, è arrivata la notizia della morte di Jason Dupasquier, tutti si sono fatti una domanda: è giusto continuare a correre? Una risposta giusta non c’è. “Non ha senso farlo, non ha senso non farlo. Quello che è successo non si può cambiare” ha spiegato Valentino, aggiungendo che sarebbe stato pronto a togliersi la tuta e andare a casa.

I piloti non mentono quando dicono che hanno corso in onore di Jason, la dedica di Quartararo è stata sincera. Come sincere sono state le parole di Bagnaia: “non volevo correre, l’ho detto anche alla mia squadra. Non è corretto”.

Gli uomini non sono tutti uguali e nemmeno i piloti. Sembrano identici dietro alle visiere scure, mentre accarezzano il rischio a più di 300 all’ora, con quelle armature di pelle che nascondono un cuore, pensieri, anche paure. “La macchia nera”, come l’ha chiamata Morbidelli, quella zona della coscienza che si può dimenticare, ma non eliminare, quella che sa che il destino potrebbe scegliere anche te.

Correre per un pilota che non c’è più è un bel gesto, ma lo stesso vale per fermarsi. Non esiste giusto o sbagliato, ma esiste una scelta che dovrebbe essere solo dei piloti. Peccato che nessuno abbia chiesto loro cosa ne pensassero.

La notizia della scomparsa di Jason è arrivata quando le Moto2 si stavano schierando per la loro gara e i piloti hanno corso senza sapere nulla. Quando cade qualche goccia di pioggia si ritarda la partenza, si ascoltano (giustamente) i piloti, quando capita una tragedia no. I piloti della MotoGP si sono raccolti in un minuto di silenzio un quarto d’ora prima di darsi battaglia in pista, come se fosse normale. Come quando Bill Ivy, nel 1969, perse la vita nel giro di rientro dopo le qualifiche nel GP di Germania nel 1969 e i piloti, la domenica, partirono per la gara accanto a un mazzo di fiori posto su quella che sarebbe stata la casella di partenza del britannico.

Non potete immaginare quanto sia difficile per noi fare un minuto di silenzio sullo schieramento per la perdita di un compagno, di un ragazzo di 19 anni, e partire per correre a 350 Km/h solo 10 minuti dopo. Non capisco come la nostra testa sia riuscito a farlo e mi sento male con me stesso per averlo fatto” lo sfogo di Aleix Espargarò. “Mi sento sporco” ha aggiunto Danilo Petrucci.È il nostro lavoro, lo devi fare” la risposta che ha ricevuto Bagnaia ai suoi dubbi.

Non c’era una decisione giusta, ma quella di correre l’hanno presa le persone sbagliate. Altrimenti i piloti sono solo i protagonisti di un gioco che non gli appartiene, ma che non esisterebbe senza di loro. In passato si sono battuti per la sicurezza, Agostini disertò il Tourist Trophy, Uncini, Sheene, Roberts e Cecotto guidarono lo sciopero di Spa-Francochamps nel 1979, Schwantz, Rainey e Lawson quello di Misano 10 anni dopo. Scelsero.

I piloti della MotoGP non hanno potuto farlo, quelli della Moto2 non hanno neanche saputo di avere questa possibilità. Il GP del Mugello poteva continuare, ma dovevano essere i piloti a deciderlo. Per un momento il motomondiale doveva fermarsi, guardarsi in faccia, parlare e poi decidere. Forse non sarebbe cambiato nulla, ma ci sarebbe stata una scelta.

Altrimenti la tragedia di Dupasquier durerà solo il tempo di un post su un social network qualsiasi, accompagnate dalle parole rubate di un poeta cercato su Google, per poi dimenticarsene in fretta, prima della prossima gara. Che sarà fra pochi giorni e in cui Jason non ci sarà.

Articoli che potrebbero interessarti