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Yamaha XSR 125: stile condensato in 15 CV

Punta tanto sul look vintage, ma può contare su un monocilindrico brillante e su un comfort che non ti aspetti. Ecco pregi e difetti dopo la prova

yamaha XSR 125, la prova
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La spensieratezza dei 16 anni non torna, ma a volte si rifà viva nei piccoli momenti: guidare un 125 cc è uno di quelli. E poco importa se ai tempi di chi scrive fuori dal liceo la facessero da padrona cinquantini elaborati e supersportive “ristrette”, perché gli anni ’20 del nuovo secolo sono dominati dai social, e non c’è più spazio per l’efficenza che non guarda al vestito buono: oggi forma e contenuto devono viaggiare di pari passo.
Per questo, ma non solo, a Iwata hanno deciso di rinnovare la proposta per patentati A1 con la Yamaha XSR 125, che prende tanto dalle sorelle MT-125 e YZF-R125, ma non tutto.

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Piccola grande entry-level

Le forme sono quelle conosciute sulla gamma Sport Heritage di Yamaha, ma la XSR 125 già dalla prima occhiata risulta essere la più proporzionata della gamma. Pur essendo piccola però ha un’ergonomia che la rende ben più accogliente di quanto ci si aspetterebbe: merito del manubrio (più largo di 15 mm e più alto rispetto a quello della MT-125) e della sella alta 815 mm da terra, che con le pedane leggermente arretrate restituisce tanto spazio e una posizione confortevole.

Easy (City) Rider

E’ più leggera della MT pari cilindrata, e con i 140 kg di peso e il tanto sterzo a disposizione fare manovre a bassa velocità e lo zig zag nel traffico è veramente impresa facile anche per i novelli delle due ruote. La frizione veramente leggera e la sella molto morbida la rendono un mezzo su cui affrontare le insidie metropolitane per ore, la vita snella e la frenata mai brusca mettono a proprio agio tutti. Anche il reparto sospensioni punta sul comfort e sia la forcella da 37 mm  che il mono (entrambi non regolabili) rispondono abbastanza bene su pavé, buche e tombini. Potrebbe fare meglio l’elemento posteriore che nelle disconnessioni più profonde o ripetute restituisce il colpo senza farsi troppi problemi. A completare il quadro di una stilosa commuter in grado di fare da chioccia anche ai più giovani c’è il monocilindrico da 125 cc, dalla risposta dolce all’apertura del gas e dall’erogazione lineare.

Più Heritage che Sport

Chiariamolo subito: che la Yamaha XSR 125 presti un po’ il fianco quando i ritmi si alzano non può essere certo un difetto, soprattutto in un banco di prova come quello che da Amsterdam ci ha portato verso il Mare del Nord. Un misto veloce con poche curve veramente impegnative e tanta manetta aperta. Il monocilindrico da 125 cc con tecnologia di attuazione variabile delle valvole ci fa capire subito che non serve arrivare al limitatore, posto a 11.000 giri, per ottenere il massimo: brioso ai bassi, dopo i 6.000 giri ha dato già tutto quello che ha, ma la cosa buona è che l’entrata del sistema VVA a 7.400 giri non lo rende affatto brusco. Il setting morbido delle sospensioni e anche il mordente dei freni non invogliano ad esagerare e nonostante il cambio rimanga sempre preciso al salire dei giri l’innesto della marcia agli alti regimi risulta contrastato.


Difetti? Qualche cavo di troppo che spunta qui e là, pecca non certo madornale ma importante visto il prezzo premium di 4.499 euro, e una distanza delle leve sul manubrio che potrebbe dare qualche grattacapo alle motocicliste più minute.
Probabilmente se la XSR 125 avesse avuto la forcella da 41 mm e il disco da 292 mm della MT-125 il giudizio sarebbe stato diverso, ma anche il listino visto che la differenza tra le due ottavo di litro è di 400 euro a favore della piccola Sport Heritage.

 

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