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Petrucci: “Mi sento sporco. Avremmo corso se fosse morto un pilota MotoGP?"

Non parla del GP d’Italia il ternano a fine gara, ma non nasconde la sua contrarietà alla gestione del weekend del Mugello. “Davanti alla tragedia non esistono piloti di categorie diverse, ma ragazzi”

MotoGP: Petrucci: “Mi sento sporco. Avremmo corso se fosse morto un pilota MotoGP?

Danilo Petrucci chiude il suo GP D’Italia in 9° posizione (primo tra gli italiani) e porta a casa 7 punti che, più che per la classifica, dovrebbero servire a dargli la fiducia per continuare il suo percorso in KTM Tech3. Ma non ha voglia di parlare di motociclismo oggi il pilota ternano, che definisce la sua gara “appena sufficiente e con un gap ancora evidente in una pista come il Mugello dove sui rettilinei perdiamo tanto”, bensì dell’ultimo, in ordine cronologico, weekend emotivamente difficile della sua carriera.

“Oggi è stato difficile scendere in pista, naturalmente non per motivi sportivi, ma dal lato umano. Mi sento sporco a pensare che abbiamo corso sullo stesso tracciato dove ieri è morto un ragazzo di 19 anni. Non la reputo una cosa normale, ma non siamo nella posizione di fermarci”.

Quello che il Petrucci uomo contesta al “Circus” è l’assenza di comunicazione e il mancato coinvolgimento dei piloti nella decisione di portare avanti il weekend.

“In altre situazioni simili avvenute in passato almeno si era passati per un brief con i piloti, ieri non è stato fatto neanche quello. Nessuno ci ha detto nulla dopo l’incidente e dopo tre minuti dal decollo dell’elicottero la pitlane era già aperta, come se non fosse successo nulla. Naturalmente noi piloti avevamo capito la gravità della situazione. Nessuno ci ha chiesto cosa volessimo fare, ma bisogna ricordare che dentro il casco ci sono ragazzi che pensano che se oggi è successo a un amico o un collega, a un altro ragazzo insomma, domani potrebbe accadere a loro”.

E conclude la sua riflessione con una domanda, forse retorica: “Sarebbe andata diversamente se fosse successo a un pilota di MotoGP?”

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