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MotoGP, Marquez: “A Jerez ho rischiato di fermarmi di nuovo, ma a Le Mans c'era magia"

“Ma per i medici è meglio che io rimanga in moto. A Le Mans sono finito a terra, ma ho ritrovato quella magia che c’era prima della caduta di Jerez. Il Mugello? Con l'holeshot le moto saranno più veloci"

MotoGP: Marquez: “A Jerez ho rischiato di fermarmi di nuovo, ma a Le Mans c'era magia

Un esame di quelli ad alto coefficiente di difficoltà. Marc Marquez sa bene che il Mugello lo metterà a dura prova dal lato fisico, anche perché il tracciato toscano presenta non poche particolarità tra frenate impegnative, saliscendi e cambi di direzione.

Come se non bastasse, in passato la pista non si è certo rivelata alleata della Honda, costretta più volte a cedere il passo di fronte alla superiorità della Ducati, a tal punto da non vincere dal 2014. Eppure Marc non vuole gettare la spugna prima del tempo.

“So già che questo non sarà uno dei migliori weekend per me – ha esordito – il Mugello è una pista particolarmente esigente dal lato fisico, ti mette a dura prova, viste quelle che sono le sue caratteristiche. Ovviamente ci sarà da tenere d’occhio il mio fisico: il braccio migliora e la spalla è stabile. Devo però capire la mia situazione, cercando di trovare la giusta velocità e terminare il weekend. Questo non significa che non spingerò in moto o che gestirò, anche perché so bene quali sono i miei problemi”.

In vista del GP d’Italia, Marc ne ha approfittato per allenarsi con la 600.
“Ho guidato la CBR600 per capire meglio la mia situazione, ma soprattutto trovare la giusta posizione in sella alla moto, dato che quello è uno degli aspetti più importanti. Il problema è che se guido in quella che dovrebbe essere la giusta posizione, avverto maggiore dolore. Cercherò quindi di controllare il tutto al meglio.

Il percorso di recupero è uno dei temi che tengono banco nel box del 93.
Dopo la gara di Jerez c’era la possibilità che mi fermassi nuovamente  e ne abbiamo anche parlato con i dottori. Per i medici però, il fatto di continuare ad allenarmi e salire in moto, è un aspetto positivo, perché mi consente di portare avanti il lavoro di recupero attivo. Il problema è la spalla, che non lavora correttamente al 100% per gli interventi subiti in passato e di conseguenza il dolore aumenta. Alla fine però è normale, dato che la spalla, così come il gomito, sono collegati con l’omero, anche se tutti questi aspetti mi condizionano più di quanto immaginassi”.   

In seguito l’attenzione si sposta sul GP.
“Questo è un circuito fisico e sarà difficile per me, ma alla fine devo accettare dove sono. Ogni anno molti piloti si lamentano della velocità elevata che si raggiunge alla fine del rettilineo, ma quest’anno sarà ancora più alta, visto l’utilizzo dell’holeshot. Il problema però non è spostare il muro, ma evitare che le moto si impennino sul dosso della San Donato. Durante il weekend cercheremo di capire i nostri limiti e lavorare sulla velocità per ottenere migliori prestazioni.  

Adesso non resta che mettere il casco e scendere in pista.
“Cerco di essere realista con me stesso e questo lo sapevo fin dal primo momento che sono tornato in pista. Arrivo a questa gara dopo un weekend come quello di Le Mans. In quell’occasione sono caduto due volte, però ho ritrovato quella magia che c’era prima di cadere a Jerez un anno fa. Sapevo che sarebbe stata dura tornare ed essere competitivo, infatti al mio ritorno in Portogallo non avevo particolari aspettative. So bene che non sono pronto ad essere veloce, dato che ho delle limitazioni, ma sono qua per migliorare e tornare forte e competitivo. Alla fine sono ancora qua”.

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