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La SBK punta al ritorno alla normalità e nel paddock si rivedono le hospitality

300kg di pasta, quasi 1500 pasti serviti in un weekend di gara nel rispetto delle norme AntiCOVID: nel paddock Yamaha corre più veloce di Gerloff e Razgatlioglu

SBK: La SBK punta al ritorno alla normalità e nel paddock si rivedono le hospitality

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La Superbike è ripartita lo scorso weekend sul tracciato di Aragon dopo ben sette mesi di attesa. Durante la pausa Dorna e FIM hanno avuto modo di mettere giù i punti del nuovo protocollo AntiCOVID per la stagione 2021. Le regole da seguire per piloti e addetti ai lavori sono praticamente le stesse della scorsa stagione, visto il persistere della Pandemia, anche se c’è una piccola novità.

Già, perché dopo un anno di assenza, si sono finalmente riviste le hospitality. Nel 2020 queste non erano previste, dal momento che i lunch box erano l’unica soluzione consentita per somministrare cibo e bevande. Adesso, invece, queste mega costruzioni portano le sensazione di un ritorno all’era PreCOVID.

Ne sanno qualcosa in casa Yamaha, dove il team ha portato in pista nel weekend la nuova hospitality: “Per noi questo è un segnale di ripartenza – ci ha detto Andrea Dosoliovvio che poi tutto dipenderà dall’evoluzione della Pandemia, anche se la speranza di tutti noi è quella che si vada verso un miglioramento e una diminuzione dei contagi. Non potendo avere ancora gli ospiti nel paddock, abbiamo deciso di estendere il nostro servizio a tutte le squadre Yamaha interessate. Questa hospitality sarebbe dovuta debuttare  lo scorso anno, invece siamo stati obbligati a rimandare l’appuntamento al 2021”.

Durante il weekend di gara gli appassionati sono abituati a seguire i propri beniamini in pista tra sorpassi, staccate al limite e controsorpassi. Dietro le quinte c’è però chi corre più veloce di loro. A spiegarci lo sforzo è Luca Delsanto, responsabile di HR Sport, che gestisce l’organizzazione dell’hospitality Yamaha: “Da quest’anno abbiamo iniziato questa nuova esperienza al fianco di Yamaha – ha commentato – offriamo infatti il nostro servizio a ben otto team da giovedì fino ad arrivare alla giornata di domenica”.

Quattro giorni di fuoco nel paddock, senza sosta, tanto che i numeri a rendono meglio l’idea dell’impegno: “Secondo quanto previsto dal protocollo, la capienza massima di persone per pasto è di 40 unità. Ad ogni pasto noi accogliamo una media di 140 ospiti tra colazioni, pranzi e cena. Dal momento che il nostro servizio è disponibile da giovedì e domenica, arriviamo quasi a 1500 somministrazioni in occasione del fine settimana di gara. Per il weekend di Aragon, giusto per dare alcune informazioni più dettagliate, abbiamo portato quasi 300 kg di pasta”.

I numeri rendono quindi chiara l’idea di quello che è lo sforzo da parte del personale, chiamato a seguire nel dettaglio le norme del protocollo: “Nessuno ospite può prendere di sua iniziativa il cibo dal buffet – ha sottolineato Delsanto – soltanto il personale addetto può servirlo da dietro un vetro, in modo da evitare ogni tipo di contatto. Il mio gruppo di lavoro è formato da dieci ragazzi, che si occupano della somministrazione, così come di montare e  smontare l’hospitality nel momento in cui si arriva e si lascia il circuito”. Questo è infatti l’altro punto su cui concentrare le forze: “Questa hospitality è larga 19,5 metri, profonda 14 mt e alta 6,20 mt – ha analizzato – servono circa due giorni e mezzo per renderla funzionante. Per il mercoledì di gara deve essere tutto a posto”.

Nel frattempo la corsa è ripartita. Dopo Aragon c’è infatti il round dell’Estoril. In pista la sfida deve ancora iniziare, nel paddock invece si è già in clima gara.    

       

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