Tu sei qui

SBK, Redding: “Io, la Superbike, Rea, l’amore e la boxe”

L'INTERVISTA - “Sorpassare è come un gancio, per la Ducati ho pianto perché nessuno si ricorda dei secondi. Rea? Ha coraggio di andare anche contro un muro, affronta l'ostacolo, gli altri lo aggirano. Jacey? È una tigre”

SBK: Redding: “Io, la Superbike, Rea, l’amore e la boxe”

Scott Redding a 360°, proprio così! Alla vigilia del weekend di Aragon, valevole come primo appuntamento del Mondiale Superbike, il pilota Ducati ci ha regalato questa intervista in esclusiva, svelandoci le sue motivazioni in vista del Campionato, ma al tempo stesso anche tutto il lavoro che lo ha accompagnato in questi mesi.

Sulla propria strada l’alfiere Aruba si ritrova un osso duro come Johnny Rea, che da sei anni domina la scena. Redding è consapevole del valore dell’avversario, ma al tempo stesso ha lavorato duro per colmare il gap in questo 2021. C’è infatti la sfida, l’adrenalina, così come le passioni e l’amore con Jacey che lo accompagnano nel quotidiano.

Ecco quanto ci ha detto.

“Ormai ci siamo. Durante questi mesi mi sono allenato per vincere e non per venire qua a fare la parte – ha esordito – se non dovessi riuscire a centrare l’obiettivo, il motivo non deve essere la preparazione. Ho lavorato molto, dato che avevo bisogno della migliore preparazione per affrontare questo Mondiale. Devo infatti essere in forma, dato che sono grosso di dimensioni e quindi mi tocca dimagrire”.

Hai preparato questo Mondiale come se fosse il Tour o il Giro.
“Rispetto allo scorso anno ho cambiato il mio metodo di lavoro, affiancandomi a un coach negli States. Lui cura ogni mio dettaglio, puntando sulla qualità degli allenamenti, piuttosto che la quantità. Lo scorso anno, dopo le gare, mi sentivo scarico e di conseguenza dovevo recuperare. Ora le mie batterie sono sempre cariche”.

Spesso ti vediamo anche sul ring.
“Esatto. La boxe aiuta il mio fisico a reagire, specialmente quando sono sotto pressione, ovvero reagire nel più breve tempo, cercando di capire tutto quello che sta succedendo attorno. Amo però anche pedalare, la bici aiuta il mio fisico, asciugandolo. Diciamo che la bici va a compensare tutta quell’adrenalina che vivo quando corro in moto. Sulla bici posso prendermi dei momenti per me, rallentando, staccando i pedali e abbassando il mio ritmo”.

A proposito di boxe. Pensi che un sorpasso in moto sia come tirare un gancio?
“Figo, ci può stare.
Nella boxe però non c’è un mezzo, ci sei solo tu. Nelle moto invece hai il mezzo, con cui devi creare un legame per essere forte”.

Scott, questo è il tuo secondo Mondiale, cosa cambia?
“Personalmente mi sento tranquillo e sereno. Lo scorso anno scendevo in pista e magari avevo dubbi e interrogativi, perché temevo che la moto funzionasse al 50% del suo potenziale, dato che avevo molti aspetti da considerare. Adesso invece so che è migliorata, va al 99%, inoltre la squadra è fantastica, così come il gruppo di lavoro è fantastico. Ho messo tutto me stesso in questi mesi. Lo scorso anno ero affamato nel prendere rischi e cercare il risultato, mentre ora so che posso vince e non mi manca nulla”.

Lo scorso anno, dopo la caduta ad Aragon, sei rimasto nel box a piangere.
“A molti piloti non interessa vincere il Mondiale, dato che magari gli basta solo lottare per il podio e ottenere determinati risultati. Accadeva la stessa cosa anche a me, quando correvo in MotoGP. Adesso però la faccenda è diversa, perché il mio obiettivo è giocarmi il Mondiale e una volta che finisci a terra non hai modo per rifarti, ma perdi solo punti. Un anno fa, ad Aragon, non sarei dovuto cadere, ma purtroppo è successo”.

Hai parlato di vittoria. Cosa significa vincere?
“Tutti i miei sforzi sono focalizzati sulla vittoria. La vittoria è la mia droga, un qualcosa di necessario, di cui ho bisogno e non posso farne a meno. Il secondo posto non significa nulla, è merda. Penso che Johnny ragioni allo stesso modo ed è per questo che ha vinto tutti questi Mondiale. Lui è un pilota coraggioso, capace di andare contro un muro pur di superare l’ostacolo.  Molti altri invece preferiscono aggirare l’ostacolo, lui invece no. Questa è la sua mentalità e io l’apprezzo, perché è un grandissimo campione e lo ammiro soprattutto per il rispetto che ha per me e gli altri piloti in pista”.  

Scott, il Mondiale riparte da Aragon e al tuo fianco c’è anche Jacey.
“Lei è una tigre. È un punto di riferimento da anni e sono felice di averla al fianco. Non è facile per una persona stare al mio fianco, dato che la mia testa è focalizzata sulle corse e la vittoria. Lei però c’è, mi è vicina e trascorriamo il tempo assieme, dandomi tranquillità e consentendomi di recuperare le energie”.

Articoli che potrebbero interessarti