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MotoGP, Marquez: “L'istinto mi dice di osare e rischiare, ma non posso"

“Prima di vincere Honda deve arrivare sul podio. Puig è fondamentale nel nostro box. Se sono rimasto quattro anni è anche per lui”

MotoGP: Marquez: “L'istinto mi dice di osare e rischiare, ma non posso

Nonostante la pioggia, il fisico e tutti i rischi del caso, Marc Marquez si è garantito un piazzamento in top ten al termine del venerdì. Un segnale incoraggiante per il numero 93, autore dell’ottavo posto davanti alla Yamaha di Valentino Rossi.

Qualora dovessi piovere domattina, Magic Marc avrebbe già la certezza dell’accesso diretto in Q1, senza dove oltrepassare lo scoglio della Q1. Da parte sua trapela quindi fiducia, anche se il percorso di recupero è lungo.  

“Questa è una delle mie giornate standard – ha esordito lo spagnolo – ho commesso qualche errore, rilasciato alcuni commenti poco precisi e faticato in curva 3 e 8. Che dire, sappiamo bene quale sia la mia situazione ed è inutile girarci attorno. La cosa importante è quella di essere nei primi dieci e nemmeno tanto lontano dai più veloci”.

Marc parla con trasparenza e chiarezza in merito alle sue sensazioni
“Al momento non sono a un livello alto e di conseguenza cerco di controllare il rischio, evitando il pericolo.  Questo significa che non posso trovare la miglior prestazione in sella alla moto, anche perché a causa del mio fisico a volte riscontro strane sensazioni. Normalmente, riuscivo ad andare veloce senza avere la situazione sotto controllo; ora devo avere tutto sotto controllo, la moto non deve fare movimenti aggressivi, devo essere fluido perché altrimenti mi stanco molto velocemente e, inoltre, non la controllo bene.”.

L’alfiere della Honda cerca quindi di lavorare passo dopo passo, evitando azzardi.
“Quando non hai la giusta fiducia è meglio aspettare ed essere cauti. Oggi, giusto per fare un esempio, ho deciso di aspettare a utilizzare le slick. Se non sbaglio sono stato il terzo a scendere in pista con le gomme d’asciutto. Il mio istinto mi dice di rischiare e osare, ma dentro di me sappiamo bene qual è la situazione e in questo momento è una cosa normale guidare con prudenza. All'interno della squadra sanno che sono molto consapevole, della nostra situazione, che non è il nostro campionato del mondo, che siamo in una situazione molto particolare. Alberto, Emilio e Santi mi dicono molto. Non possiamo escludere nulla, ma sappiamo da dove veniamo, dove siamo e dove vogliamo arrivare”.

Marc è consapevole del momento critico della Honda, ovviamente.
"Spero di poter interrompere la striscia negativa, ma l'anno scorso mio fratello era vicino aa riuscirci ad Alcañiz e qui sull'acqua. Per esempio, Pol, qui a Le Mans è su uno dei suoi circuiti preferiti, uno di quelli in cui è più bravo. E' stato sempre veloce qui. Forse ci riuscirà. Nakagami era anche veloce a Jerez, ma onestamente non vedo nessun pilota Honda vicino alla vittoria ora. Non è la cosa del 'potrebbe succedere'. Il primo obiettivo per Honda penso sia quello di ottenere un podio e, soprattutto, di essere più costantemente nella top five, per mettere più moto nella top five o top eight. Ma sono sicuro che ci saranno vittorie Honda da qui alla fine dell'anno".

Nel frattempo le Yamaha e la Ducati si candidano come favorite per la vittoria in Francia.
“In questo momento come dicevo non vedo piloti pronti a vincere con la Honda. Prima di pensare alla vittoria, l’obiettivo è quello di arrivare a sul podio, cercando di essere presenti con regolarità nella top five. Da Portimao a Jerez, il cambiamento di sensazioni è stato maggiore. Qui non è stato così grande. È relativo alla pista. Qui c'è una frenata dura, come a Jerez, ma i cambi di direzione sono un po' più morbidi lì. Qui tutta la parte alla fine del rettilineo, l'ultima parte, che è breve, ha molti cambiamenti che richiedono molta forza e mi sono sentito un po' più limitato. Col bagnato è stato meglio perché hai bisogno di meno forza. Non sarò al meglioné  qui, né al Mugello né al Montmelò. Se il dolore aumenta, la forza diminuisce"

Tra le considerazioni di fine giornata una considerazione in merito al ritorno in circuito di Alberto Puig.
“Di sicuro la presenza di Alberto è fondamentale nel nostro gruppo di lavoro, dato che il team manager è colui che valuta e consiglia le strategia, ma soprattutto si confronta a livello tecnico con i giapponesi, in modo da favorire la comunicazione. Puig ha una grande esperienza e  la sua presenza nel box è stata una delle ragioni per cui ho rinnovato con Honda per anni anni. Ovviamente i risultati non cambiano se c’è o meno, ma di sicuro è una persona che parla, si fa capire, in particolare quando ci sono degli meeting importanti”.

L’ultima battuta è per il back to back di agosto in Austria.
“Non sapevo della doppia gara in Austria. Per me è meglio, dato che avrò più tempo a disposizione per essere pronto. Il GP di Finlandia si sarebbe infatti disputato prima delle vacanza, invece così ho più margine. Per il recupero, andiamo giorno per giorno. Non sappiamo se tra un mese saremo al meglio. Ora sto meglio, ma qui, con l'umidità e il freddo, mi sento peggio, in generale, nel braccio. Potrebbe essere a causa dei cambiamenti del tempo. Ho una placca e questo influisce. I medici mi dicono che è normale. Sono uno di quei piloti a cui non piace ripetere i circuiti. Penso che non sia buono per un mondiale, ma sono le circostanze. Se si possono salvare le gare e ripetere i circuiti, è meglio fare così. Invece di guardare quale circuito è migliore per me, guardo il tempo. L'Austria sarà più tardi, per me, meglio. Avrò più tempo per recuperare”.


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