Ci siamo un po’ tutti spaventati stamani, quando sul finire della FP3, Marc Marquez ha rimediato una spaventosa caduta in curva 7, andando a sbattere contro gli airfence. Per fortuna tutto è bene quel che finisce bene, dal momento che lo spagnolo è poi tornato in pista al pomeriggio per disputare le FP4 e in seguito le qualifiche.
Peccato che l’alfiere Honda non sia riuscito a oltrepassare lo scoglio della Q1, dal momento che domani scatterà dalla 14^ posizione sullo schieramento.
“Quando sei in sella alla moto non pensi al rischio, ma solo a spingere – ha esordito il 93 - oggi ho provato ad attaccare, ma sono finito a terra. È stata una caduta importante quella rimediata in FP3, dato che sono andato contro gli airfence ad elevata velocità. Alla fine però se sono qua è grazie agli airfence. Sul momento non mi ricordavo bene cosa fosse accaduto. Ho solo cercato di proteggermi nel momento della scivolata. Mi ha dato il tempo di pensare a raccogliere le mie braccia, ora sono più debole e le raccolgo. E una volta che le braccia sono protette, aspetti di vedere dove ti porta la velocità. Ovviamente, una caduta del genere, che sia la prima o l'ultima, fa paura, perché non ci si abitua a cadere in quel modo e a colpire una barriera. Uscire da un grande incidente illeso, ammaccato ma illeso, e vedere che ti sei schiantato di nuovo e che non è successo niente, ad un certo punto è un sollievo".
Marc entra poi nel merito di quanto accaduto.
“Sono andato al centro medico per un controllo generale e mi sentivo bene, infatti non è stato rilevato nulla. In seguito sono andato al motorhome, ma in quel momento ho iniziato a perdere la testa. Non capivo bene dove mi trovavo e cosa stesse accadendo, così ho chiamato immediatamente il medico per andare in ospedale e sottopormi a ulteriori controlli. In Ospedale ho fatto una tac, altri controlli e la situazione era migliorata. Così sono poi tornato in circuito per iniziare il pomeriggio. I medici mi hanno comunque assicurato che l’omero fosse a posto e non avesse alcun tipo di problema”.
Peccato che il suo pomeriggio fosse poi segnato in partenza, soprattutto in vista della Q1.
“Dopo l’incidente ho deciso di utilizzare la gomma soft per le qualifiche, pensando al rischio e non alla prestazione. Alla fine si è rivelato un errore. Posso però dire che quella di oggi è stata la prima volta in cui ho iniziato ad avvertire le sensazioni che voglio in sella alla moto e questo è un aspetto positivo”.
Il cammino che sta percorrendo Marc Marquez non è certamente facile, tanto che le difficoltà non mancano.
“Oggi ho iniziato a capire dove fossero i problemi e domani faremo alcuni cambiamenti per la gara, in modo da adattare l’assetto al mio stile. Al momento abbiamo una moto diversa rispetto allo scorso anno, dato che la Honda che utilizzo richiede meno sforzo fisico in confronto al solito. L’assetto è diverso, così come il telaio e non nego che mi manca il modo in cui faccio solitamente le curve e la fiducia con cui sfrutto la gomma posteriore”.
A negare il passaggio in Q2 è stata quindi la scelta dello pneumatico morbido.
“Quando ho utilizzato la gomma soft non riuscivo a girare, tantomeno a fermare la moto come volevo, ma ho preferito pensare alla caduta del mattino, piuttosto che alla prestazione. Questa è la situazione e bisogna fare un passo alla volta”.
Sta di fatto che quella di oggi è la prima caduta rimediata da Marc dopo l’incidente dello scorso luglio proprio qua a Jerez.
“Nessuno vuole cadere, ma alla fine siamo piloti e sai che prima o poi accade, dato che siamo sempre al limite. Per certi versi questo incidente può essere un sollievo, perché pensi al forte impatto che hai avuto, ma anche al fatto che sei uscito illeso e questa è la cosa più importante. Al momento non sono il Marc che tutti conoscete, tantomeno vado al 100%, ma come ben sapete voglio tornare a esserlo e per farlo dovrò andare al limite e prendere dei rischi. Proprio per questo motivo sono arrabbiato quando al pomeriggio ho messo la gomma soft anziché la dura, dato che ho messo in secondo piano la prestazione. Ma questo non deve accadere, infatti serve cambiare mentalità”.
L’ultima battuta riguarda la pista di Jerez.
“Tutti noi ben sappiamo che non è possibile avere circuiti sicuri al 100%, dato che le MotoGP sono sempre più veloci e si va al limite. Delle vie di fuga si è parlato in Safety Commission e in futuro potrebbero esserci dei cambiamenti. Ogni pilota vorrebbe vie di fuga più ampie, ma questo problema non è solo per Jerez, ma anche per altri circuiti”.