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8 marzo: ecco le donne che hanno cambiato la storia del motociclismo

Cinque storie di donne motocicliste, tra le tante che ci sono state, da raccontare l'8 marzo, il giorno della festa della donna.

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L'8 marzo è la festa della donna, un giorno dedicato solo a loro. Una ricorrenza che come tante altre non dovrebbe però avere né capo né coda, perché dobbiamo portare rispetto tutti i giorni alle donne, vicine e lontane, anche durante i rimanenti 364 giorni.

Nella loro giornata, vogliamo raccontare le storie di alcune di loro che si sono distinte nel mondo del motociclismo, retoricamente declinato sempre al maschile.

Ci sono le prime donne, ovvero la prima a fare il giro del mondo in motocicletta, la prima a correre una gara del Tourist Trophy sull’Isola di Man e la prima a vincere un titolo mondiale Supersport contro piloti maschi.

Le due amiche che un giorno di dicembre del 1934 hanno deciso di partire da Londra, per un giro che le avrebbe condotte a Città del Capo, Sud Africa, un'avventura raccontata in un romanzo.

La pluricampionessa del mondo di motocross e prima donna a vincere il Campionato mondiale per quattro volte di fila.

Ma le donne nel mondo del motociclismo sono tante, come Jennifer Rosanne Tinmouth, pilota britannica detentrice del record mondiale al TT, che ha battuto il precedente al suo esordio nel 2009 e nel 2011 prima e unica donna a correre nel BSB, il campionato britannico Superbike,  in sella a una Aprilia RSV4 1000, ricevendo il Guinness World Record, .

La pilota finlandese Taru Rinne invece è stata la prima a conquistare dei punti nel motomondiale, nel 1988 in sella a una Honda. Per la cronaca, iniziò a correre nei kart e nel 1979 vinse il titolo nazionale, battendo un certo Mikka Hakkinen.

Tornando indietro nel tempo, a inizio del secolo scorso, si deve a Agnes Muriel Hind la realizzazione di una moto che si potesse utilizzare anche portando la gonna: in quel caso, nel 1903, fu la Singer ad accontentare le sue richieste e forse è stata la prima donna a possedere una moto in Gran Bretagna.

Negli anni '50 del secolo scorso non possiamo dimenticare le funamboliche e impavide motocicliste che si esibivano in acrobatiche evoluzioni nel muro della morte.

Non basterebbe un articolo per citare tutte le donne protagoniste chine sul serbatoio, col ginocchio a terra o impegnate in un lungo viaggio su due ruote.

Possiamo dimostrare però che la moto non è propriamente la prosecuzione del corpo maschile e il motociclismo non è un mondo solo di uomini e centauri ma, se vogliamo proprio vederci tali, non dimentichiamoci che nella mitologia ci sono anche le valchirie.


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