Tu sei qui

MotoGP, Cazeaux: "Rins e Mir lotteranno in pista, non c'è un numero 1 nel team"

Il capotecnico di Alex: "Suzuki garantisce ad entrambi lo stesso trattamento. Rins ha accettato la vittoria di Mir pensando all'infortunio che gli è costato molto"

MotoGP: Cazeaux:

La scorsa settimana era toccato a Frankie Carchedi, capotecnico di Joan Mir, mentre ieri è stato il turno di Manuel Cazeaux, stesso lavoro del collega ma dalla parte del box di Alex Rins. Il pilota spagnolo ha chiuso la sua stagione al 3° posto in classifica mondiale con tanti rimpianti soprattutto per quella caduta, con conseguente infortunio a Jerez nel primo weekend del 2020. 
“Il prezzo di quella caduta è stato davvero molto alto – ha detto Cazeaux - senza le cadute e l’infortunio forse Alex avrebbe potuto lottare fino alla fine per il titolo mondiale. L’infortunio è stato molto frustrante per lui perché si era preparato molto bene durante l’inverno e nel lockdown e quindi qualche settimana dopo in Austria, quando ha capito che aveva tra le mani un risultato importante, è caduto per un suo errore. Alex è un pilota che non cade molto, non è una cosa che fa parte del suo stile di guida e ogni caduta che ha fatto in questi anni ha sempre avuto una spiegazione. In MotoGP tutti i piloti hanno segnato degli 0 in questa stagione ma sicuramente è frustrante farlo quando hai a disposizione il potenziale per fare un buon risultato”.  

La grande forza di Suzuki nel 2020 è sembrata essere anche l’atmosfera all’interno del team. Mir ha vinto un mondiale, il primo per la Casa da molti anni a questa parte e Rins di certo sarà molto competitivo nel 2021. Come gestirete il rapporto tra i due?
“Non ci saranno numeri 1 e numeri 2, questo è nel DNA del team Suzuki, è sempre stato così ed è stato un punto nelle direttive iniziali di Davide Brivio. Suzuki garantisce i nuovi pezzi ad entrambi i piloti, indipendentemente dalla posizione in classifica o dalla loro esperienza. Nel team abbiamo deciso di essere trasparenti, c’è condivisione al 100% e ci sono persone esperte nel mezzo del box che regolano tutto questo processo. Questo metodo di lavoro garantisce sviluppo ed evoluzione, poi i ragazzi lotteranno in pista e chi vincerà vincerà”.

"Rins è migliorato e ha accettato la vittoria di Mir"

Però di certo per Rins, che partiva da “prima guida” nell’immaginario collettivo all’inizio del 2020 deve essere stato complicato digerire il mondiale del più giovane compagno di squadra. 
“Alex lo ha accettato analizzando la sua stagione e tenendo conto dell’infortunio. Le regole del gioco sono chiare nel team, i piloti devono guardare la propria parte del box e se lotteranno l’uno contro l’altro per il titolo sarà premura di Suzuki mantenere tutto sotto controllo. Tra loro non c’è mai stata una vera battaglia in pista e se ci sarà vedremo se riusciremo a mantenere tutto così. Ovviamente entrambi i piloti si sentono e vogliono essere il numero uno. L’importante è quello che fa trasparire il team ai piloti e qual è l’ambiente all’interno del box.”. 

Sempre rimanendo su Alex Rins, quali credi che siano i suoi migliori pregi come pilota?
“Alex è molto sensibile sulla moto e vuole sempre avere sotto controllo la frenata per attaccare al meglio la curva. In passato soffrivamo in quest’area, soprattutto per quanto riguarda il davanti della moto. Lui ha avuto una grande evoluzione, è diventato più forte in ogni area ma fin dall’inizio devo dire che non ha mai sentito la pressione la domenica. Il nostro problema è stato la qualifica, molte volte ha avuto il passo per lottare per la vittoria o per il podio ma partendo da dietro ha sempre perso tempo a sorpassare gli altri piloti”. 

"Una volta nel paddock si giocava a calcetto, ora c'è molto più lavoro"

Sei stato uno dei primi elettronici ad entrare nel paddock della MotoGP, quanto è cambiata la tecnologia in questi anni e quali sono le possibilità di avanzare ancora di più?
“Di certo c’è stata una grande evoluzione da quando faccio questo lavoro. Una volta alle 5 del pomeriggio in un weekend di gara si andava a girare con i go kart o a giocare a calcetto, ora si lavora fino a tardi e tutti hanno un area particolare da seguire. Ci sono molte cose da analizzare e serve molto tempo. L’elettronica si è sviluppata non solo sul controllo della moto ma anche sul capire cosa la moto sta facendo. Per un ingegnere l’elettronica è un aiuto: ci fa capire delle cose, ci permette di sviluppare modelli per poi modificare qualcosa nel telaio o in altre parti della moto. È tutto in costante evoluzione”.

Davide Brivio, uno dei fautori dei grandi successi del 2020 ha lasciato il team Suzuki per trasferirsi in Formula 1. Come sta andando il lavoro senza di lui?
“Come sapete Sahara-San ha utilizzato la parola Comitato ma in realtà le cose non sono cambiate. Anche prima Davide si avvaleva di persone che seguivano per lui tutte le varie questioni del team. Il team manager per ora sarà Sahara, non sappiamo per quanto tempo”.  

Tra le altre “cause” della vostra vittoria dello scorso anno c’è di certo la vostra moto. È corretto definirla la più “semplice” dello schieramento?
"Per rispondere a questa domanda utilizzo sempre un aneddoto del 2014, quando sono arrivato in Suzuki. Dopo la gara di Valencia c’erano due meccanici che erano seduti per terra e guardavano la moto. Dopo qualche ora che erano lì ho chiesto loro cosa stessero facendo e ricordo perfettamente cosa mi dissero. “È incredibile, tutto è al suo posto in questa moto”. Io credo che la nostra moto sia semplice ma tecnologicamente portata al limite”. 

"Honda fa molti test in Europa, siamo stati noi i pionieri con Guintoli"

C’è qualcosa che ruberesti alle altre Case?
“È importante guardare le altre squadre per capire il proprio livello confrontato al loro. Non è facile però sapere cosa siano realmente facendo. Alla fine, comunque, non ci preoccupiamo troppo di loro anche se la parte europea del team è molto attenta ad ogni cambiamento e novità. La componente giapponese, invece, non lo è molto e preferisce concentrarsi sulla nostra strada. Di certo mi piacerebbe avere la velocità di Yamaha in qualifica ma forse è anche qualcosa che riguarda i piloti”. 

Quali potranno essere gli avversari che miglioreranno di più rispetto al 2020?
“Credo che sarà un campionato molto combattuto. Nell’ultima parte della scorsa stagione ho visto la Honda molto determinata a fare un passo in avanti. Hanno fatto dei test in Europa molte volte questo inverno, cosa strana per una Casa giapponese. Noi siamo stati pionieri in questo perché abbiamo messo Guintoli in pista subito a giugno senza giapponesi e così stanno facendo loro adesso. Se faranno cose buone saranno più forti del 2020”. 

"Sono favorevole ad un team satellite per Suzuki"

Al momento c’è una gran discussione sui team che vedremo in griglia nei prossimi anni. Ci sarà spazio per un team satellite di Suzuki?
“Sono sempre stato favorevole ad avere un team satellite, ne ho sempre parlato con Brivio. Di certo per la Casa è un lavoro in più ma credo che i benefici sarebbero più grandi dei costi. Spero che avremmo 4 piloti presto”. 

Come state preparando la stagione?
“È stato un inverno strano, a questo punto dell’anno solitamente avevamo già fatto dei test a Sepang e analizzato tutto ad Hamamatsu in fabbrica. Ora stiamo preparando tutta la stagione da casa. Non abbiamo dati freschi da analizzare ma possiamo migliorare guardando i dati del 2020 e degli anni precedenti. Comunque, in Giappone stanno lavorando e hanno fatto dei lavori sul materiale che avremo a disposizione in Qatar”. 

Articoli che potrebbero interessarti