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Aprilia SR50 LC (1994) | Perché Comprarla Classic

Un simbolo degli anni ‘90, uno degli scooter 50cc più desiderati di sempre e che ancora fa sognare i teenager di oggi o i suoi ex-proprietari, ormai quarantenni!

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Lo scooter per eccellenza. Aprilia SR50 è il “cinquantino” che divenne uno status di indipendenza, il fedele compagno di avventure che faceva scorrazzare sul filo dei 90 km/h (indicati) i quattordicenni più “cool” degli anni ‘90, lo scooter che ha traghettato tantissimi giovani fino alla patente e quindi all’automobile, ma anche in quel caso, non ci si dimenticava di lui.

Ecco quindi che, con pochi cavalli ma col sacro aroma a due tempi, grazie al “Perché Comprarla Classic” ora saliamo in sella ad un mitico SR 50, il temibile “replica Max Biaggi”.

Pregi e difetti

La più pura e armonica sportività a forma di scooter invade il mercato a partire dal 1992, col nome di Aprilia SR 50, ma ben presto, vista l’enorme richiesta e la sempre più agguerrita concorrenza, nel 1994 l’SR amplia la sua gamma con più prestazionali versioni raffreddate a liquido come quella protagonista di questo test, sempre su meccanica Minarelli, ma evoluta. 

Se infatti questo capolavoro della Casa di Noale nel 1992 viene dotato del motore Minarelli monocilindrico verticale raffreddato ad aria di 49,3 centimetri cubi, poco dopo arriva il cilindro orizzontale, offerto sia in abbinamento al raffreddamento a liquido che ad aria. 

A sfruttare al meglio i circa 5 CV di potenza ci pensa poi una componentistica di qualità. Il comparto freni è affidato a un disco da 190 mm davanti con pistone singolo mentre dietro c’è un tamburo da 110 m, mentre la forcella teleidraulica assicura una elevata precisione di guida, complice anche il generoso appoggio degli pneumatici di misura 130/60 su cerchi in alluminio da 13 pollici con canale da 3 e mezzo. 

Con una lunghezza di 1.780 mm e un interasse di 1.250 mm, l’SR si adatta bene alla corporatura degli adolescenti dato anche il peso adeguato, circa 90 kg a secco a cui bisogna aggiunger i 6 litri di capacità del serbatoio, di cui due litri di riserva, indicata dall’apposita spia posta all’interno di un cruscotto davvero completo con spie relative a luci di posizione, anabbaglianti, olio motore e indicatori di direzione, senza contare il tachimetro con contachilometri totali, indicatore del livello carburante e temperatura dell’acqua, per gli SR raffreddati a liquido.

E infine, la praticità: sotto la sella biposto (nonostante l’omologazione per una sola perdona, ndr) oltre a tappo carburante e olio motore, c’è l’accesso a un vano capace di contenere un casco integrale e i documenti e, in aggiunta, esiste un secondo vano al centro de pedana posto sopra la batteria, ideale per il set di attrezzi e altri piccoli oggetti.

A quasi 30 anni dall’uscita di fabbrica dei primi esemplari con cilindro verticale, nonostante la buona qualità delle componenti, il restauro può diventare oneroso, senza contare le limitazioni alla circolazione per i due tempi.

Tra i componenti più delicati ricordiamo il radiatore e le relative tubazioni per gli LC, il serbatoio del carburante che può manifestare piccole crepe se conservato in ambiente soggetto a forti escursioni termiche e, tra gli altri dettagli, alcuni componenti in plastica all’interno del carter relativi all’accensione elettronica continuano davvero difficili da reperire.

Quanto Costa

Quando si parla di scooter 50 cc anni ‘90, oggi, la via di mezzo, non esiste: o li si considera dei rottami oppure li si restaura e, in quest’ultimo caso, si tratta di una pratica economicamente svantaggiosa, ma che regala grandi soddisfazioni in quanto a sentimenti.

A metà anni 90 per un Aprilia SR50 raffreddato a liquido, magari Replica Max Biaggi, il prezzo superava i 4 milioni e 200 mila lire, ma oggi tutto è cambiato.

Sarà per il minore interesse dei giovanissimi, ma attualmente per un Aprilia SR 50 prima serie possono bastare anche 200 euro per un esemplare da restauro, mentre per del Replica inappuntabili e con tutti i documenti a corredo, le richieste possono superare i 1.000 euro, una cifra solo apparentemente elevata se vi esonera da un più oneroso restauro. 

 

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