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MotoGP, Tardozzi: "Vedremo la Ducati del 2022 già nel 2021, ma non correrà"

Il blocco regolamentare ritarderà il debutto della nuova moto in gara: "La rivoluzione arriverà, Dall'Igna sta lavorando con i suoi ragazzi perché non sopporta di vedere la Ducati perdere. Nel 2020 non siamo mai stati realmente competitivi"

MotoGP: Tardozzi: "Vedremo la Ducati del 2022 già nel 2021, ma non correrà"

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Le scelte filosofiche di Ducati per quanto riguarda l'approccio alla progettazione della Desmosedici potrebbero cambiare a breve. Le MotoGP costruite a Borgo Panigale hanno sempre condiviso un DNA ben definito: potenti, velocissime e ottime in frenata. Perfettibili in curva, per usare un eufemismo. Evidentemente la stagione 2020, con tutte le difficoltà legate alla novità rappresentata dalla nuova posteriore Michelin, ha reso quel famoso eufemismo una vera spina nel fianco, perché sembra davvero che ci sia aria di cambiamento.

Il vero paradosso è che tale cambiamento non sarà percepibile già nel 2021 perché l'esplosione della pandemia ha portato ad una serie di decisioni importanti in MotoGP ed una di queste è stata la scelta di congelare lo sviluppo tecnico per il 2020 e 2021. I motori dovranno restare gli stessi e tutti gli ingegneri si sono in realtà ritrovati quasi con le mani legate in vista della stagione pronta a partire. 

La vera rivoluzione, se così può essere definita, arriverà dunque nel 2022. O almeno arriverà in gara nel 2022, perché in realtà le Case potranno continuare a fare test privati in vista del futuro. Davide Tardozzi ha confermato il nuovo approccio di Ducati in una intervista rilasciata al collega Mat Oxley di Motorsport Magazine.

"La nostra principale rivoluzione sarà il 2022 perché saremo in grado di cambiare le cose che ora sono bloccate. Cambieranno probabilmente molte cose".

Tardozzi ha anche sottolineato quanto sia grande l'impegno di Dall'Igna per uscire da questa situazione, con solo due vittorie all'attivo per Ducati in una stagione orfana di Marc Marquez, il vero mattatore della MotoGP. 

"Gigi è davvero concentrato. E' il tipo di persona che non permetterà alla sua moto, alla sua squadra, alla sua fabbrica di perdere gare per molto tempo. L'anno scorso la costanza è stata un problema e conoscendo Gigi non ci permetterà di essere in questa situazione in futuro, quindi sono davvero fiducioso che lui e i nostri ingegneri troveranno la strada".

Ducati regina in rettilineo. Ma ha vinto la Suzuki, regina in curva

Le parole di Tardozzi pesano molto, perché sottolineano un grande cambiamento nell'approccio da parte di Ducati. Quando la Ducati ha infranto il record di velocità massima al Mugello con Andrea Dovizioso in sella nel 2018, ricordiamo bene il commento di Claudio Domenicali che alla TV affermò con sicurezza: "Sappiamo che si chiama campionato mondiale di velocità, quindi ci sembra bello che la nostra moto sia la più veloce di tutte". 

Si tratta di una verità incontrovertibile, ma non suffragata dall'albo d'oro dei vincitori del titolo iridato. Nel 2020 la moto che ha vinto è stata la Suzuki con Joan Mir, che di certo non è mai stata un fulmine per quanto riguarda la classifica delle velocità massime. A questo si devono poi aggiungere le grandi critiche di piloti come Dovizioso e Petrucci, che non hanno mai nascosto quali fossero i punti deboli della Ducati in questi anni. La velocità a centro curva è sempre stata una vera chimera, ma per risolvere questo problema non sarebbe mai bastato modificare leggermente il telaio o cambiare qualche quota ciclistica e Gigi Dall'Igna l'ha sempre saputo.

La vera rivoluzione è dunque partita nel 2020 ed è anche legata alle scelte sportive. Si tratta del classico esempio della coperta corta ed in questo caso il problema è legato al budget a disposizione di Dall'Igna. Come ha detto Andrea Dovizioso in una recente intervista (leggi QUI), Dall'Igna decide molto di quanto accade in Ducati e conosce perfettamente il budget a propria disposizione. Scegliere come allocare questo budget è una delle prerogative legate al suo ruolo e se osserviamo le scelte fatte da Ducati per quanto riguarda i piloti, pare ovvia la strada che si è deciso di intraprendere. 

Ducati ha puntato sui giovani: Dall'Igna voleva budget da investire sulla moto nuova

Jack Miller e Pecco Bagnaia sono piloti fortissimi, talentuosi e dal futuro certamente radioso. Ma Miller ha vinto un solo Gran Premio in MotoGP e Bagnaia neanche quello. Di certo avranno strappato dei buoni contratti ma le cifre toccate con Jorge Lorenzo e Andrea Dovizioso non rappresentano neanche un miraggio per loro. Magari hanno anche integrato con abbondanti premi legati ai risultati i contratti, ma siamo certi che Ducati, che nella trattativa aveva senza dubbio il coltello della parte del manico, sia riuscita a tenere molto basse le quote legate all'ingaggio dei due piloti. Discorso molto simile per l'altro nome di peso, ovvero quello di Johann Zarco. Ottimo pilota, ma che si sta ricostruendo e che di certo non avrà battuto troppo i piedi per avere un ingaggio da sogno, preferendo accontentarsi per dimostrare di meritarsi un giorno un posto nel team Factory. 

Se guardiamo agli altri tre piloti, si tratta di Rookie. Bastianini, Marini e Martin sono tutti debuttanti in MotoGP e probabilmente non peseranno troppo sulle casse di Ducati in questa prima stagione. Tutto questo per dire che probabilmente anche nello scegliere i piloti Dall'Igna abbia tenuto conto del fattore economico per garantirsi il budget necessario a riprogettare davvero la Desmosedici. 

Investimenti sulla ricerca per una Desmosedici rivoluzionaria

Cambiare il DNA di una moto significa avere un telaio completamente diverso e probabilmente anche un motore dalle dimensioni diverse e posisizionato in modo diverso all'interno del telaio stesso. Tutte modifiche impossibili da apportare su una moto già esistente, tutti cambiamenti che necessitano quasi di un foglio bianco da cui partire. Ma il foglio bianco rappresenta tantissimo in termini di budget quando poi il progettista inizia a disegnare. L'ultima volta che Dall'Igna ha avuto a disposizione un foglio bianco in Ducati è nata la GP15, che come ha affermato Danilo Petrucci nella nostra intervista di qualche giorno (leggi QUI) fa è stata la prima vera Ducati di Dall'Igna, quella che ha consentito alla casa di Borgo Panigale di tornare al top dopo un periodo buio.

Adesso l'esperienza di Dall'Igna in Ducati è molto più vasta, il know how di Ducati Corse immensamente più completo ed avere l'opportunità di ripartire da un foglio bianco sarà una grande occasione. Una scelta che forse è maturata proprio ad inizio 2020, quando è apparso chiaro che non sarebbe stato possibile sviluppare la moto come sempre fatto da una stagione all'altra. Forse è stato proprio in quel momento che è maturata l'idea di puntare in alto, di ripartire da zero per non limitarsi a fare un piccolo step in avanti con la moto, quanto piuttosto per dare vita ad un vero e proprio salto generazionale. 

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