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MotoGP, Guidotti: "L'incertezza del 2020 non è colpa delle gomma, ma di Marquez"

VIDEO - "La sua assenza ha permesso a tanti di vincere. Marc è l'unico fenomeno, lo dicono i fatti. Zarco? Lo abbiamo preso nel momento giusto, ci divertiremo. Sono contento per Brivio, si merita l'occasione di passare in F1"

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Ieri la Befana ha portato una notizia che nessuno si aspettava: l’addio di Davide Brivio alla MotoGP e alla Suzuki per iniziare una nuova avventura in Formula1, con la Renault. Per parlarne abbiamo coinvolto nella nostra diretta (qui sopra potete vedere il video integrale), oltre a Carlo Pernat, anche Francesco Guidotti, team manager di Ducati Pramac.

È stata l’occasione per parlare con Guidotti di questo passaggio, ma anche del 2020 appena finito e di quello che ci riserverà il 2021.

"Suzuki avrà bisogno di un paio di persone per sostiuire un manager come Brivio"

Francesco, cosa hai pensato quando hai saputo del passaggio di Brivio in F1?

È stata una notizia che mi ha riempito di gioia per Davide, penso che si meriti tutta questa opportunità e immagino l’adrenalina e la voglia di iniziare che ha. Penso che avere Alonso possa aiutarlo, perché un pilota del suo calòibro sa quello che vuole e gli potrebbe togliere un po’ di pressione”.

Ora cosa farà Suzuki?

“Penso che questa proposta sia arrivata pochissimo tempo fa, negli ultimi 10 o 15 giorni, ma non penso che Davide voglia lasciare Suzuki in una brutta situazione. Probabilmente si adopererà in prima persona per trovare un sostituto, ma probabilmente per sostituire uno come lui serviranno un paio di persone”.

Nessuna possibilità che nel 2022 Pramac passi a Suzuki?

Nel 2017 avevamo parlato con Suzuki, era stata una cosa pubblica. Tutto potrebbe essere, perché no?, ma è una cosa abbastanza improbabile perché stiamo definendo con Ducati un contratto importante.

"Salvo rari casi, non mi sembra che la nuova gomma Michelin abbia scombussolato la classifica"

Il 2020 è appena finito, ti è piaciuta quest’ultima stagione?

È stato sicuramente un campionato particolare, anche per il fatto di avere corso su poche piste e spesso due volte sullo stesso tracciato. Se guardiamo il 2019, Marquez aveva vinto il campionato con il doppio dei punti di Vinales, che era arrivato 3°, togliendo lui c'era sempre stato avvicendamento di altri piloti sul podio, anche negli altri anni”.

Quindi Marquez è l’unico fenomeno?

Quello lo dice la classifica, non io. Parliamo di un pilota che in 7 anni ha vinto 6 titoli, non è un’opinione ma un analisi dei fatti. Togliendo la constante di Marquez, salta più all’occhio l’avvicendamento dei piloti, perché chi vince fa più notizia di chi arriva 2° o 3°”.

Quindi la causa di tanta incertezza non è stata la nuova gomma di Michelin ma l’assenza di Marquez?

“Non c’è dubbio. Sinceramente, salvo rarissimi casi, come Dovizioso, non mi sembra che la nuova gomma abbia scombussolato più di tanto la classifica. È stata l’assenza di Marquez a dare la possibilità a 9 piloti diversi di vincere e di andare sul podio ad altri. Inoltre la KTM ha fatto un salto di qualità notevole e ha sfruttato benissimo la possibilità di fare test prima dei GP. Vedremo cosa succederà quest’anno, spero che andremo a correre su più circuiti e che il calendario sia rispettato il più possibile, soprattutto in Europa”.

L’inizio in Qatar sembra certo, meno i GP a Termas de Rio Honda e ad Austin.

Li vedo molto in bilico, ma non solo io. I promoter di Argentina e USA sono stati anche gli unici a non volere spostare  le date più avanti nella stagione, mi sembra improbabile andare a correre lì”.

"Nessuno avrebbe potuto impedire a Marquez di correre a Jerez, ma la MotoGP ha fatto una brutta figura"

Tornando a Marquez, come pensi sia stato gestito il suo rientro dopo l’infotunio?

Penso che sia stata fatta una gran frittata e che lui non avrebbe dovuto assolutamente scendere in pista a 4 giorni dall’operazione. Con questo non dico che io avrei fatto diversamente, perché quando un medico dice al pilota che può farlo lui vuole correre, specialmente quando si parla di un pilota con la personalità di Marquez, neanche il padreterno avrebbe potuto fermarlo. A quel punto nessuno poteva fermarlo, ma l’errore era a monte. Anche se fosse riuscito a correre,  avremmo fatto tutti una brutta figura, perché sarebbe sceso in pista un pilota sotto antidolorifici in una quantità impensabile per un campionato come il nostro. Abbiamo dato comunque un’immagine non bella”.

"Lasciaremo Martin libero di sbagliare, per Zarco è il momento del riscatto"

Quest’anno avrai due piloti nuovi: partiamo da Jorge Martin.

Quando hai un debuttante, cerchi di dargli più indicazioni possibile ma senza mettergli pressione, sappiamo che dovrà sbagliare per imparare. Dovremo lasciare Martin imparare da solo, non scordiamoci che quando un pilota arriva in MotoGP è già formato, bisogna lasciargli spazio e dargli supporto, sono loro a dovere tirare il carretto. Tanto conterà la prima presa di contatto con la moto, quello è sempre determinante quando si sale su una moto nuova”.

Cosa ti aspetti invece da Johann Zarco?

Secondo me prendiamo Zarco nel momento ideale. È un pilota che non sapeva chi fosse, avevo avuto modo di parlargli quando correva in Moto2 e mi diede l’impressione di una persona che non sapeva se fosse carne o pesce. L’ho rincontrato recentemente e ha preso più coscienza di se stesso, l’essersi lasciato con il suo vecchio manager gli ha dato modo di riallacciare i rapporti con la famiglia e il mondo in torno a lui. Questo allontanamento lo aveva visto necessario per diventare un pilota professionista, ma l’aveva anche sofferto molto. Ha 30 anni, è il momento giusto per lui per riscattarsi, quindi arriva al momento giusto da noi. Inoltre guida la Ducati già da un anno e salirà su una moto più evoluta, spero di non sbagliarmi, ma potremo divertirci insieme”.

Per lui, però, sembra essere l’ultima possibilità.

Negli ultimi due anni ha ritrovato il bandolo della matassa e ha preso in mano la situazione: ha deciso di lasciare KTM, ha trovato il modo di venire in Ducati e si è giocato il posto nel team ufficiale, accettando la sconfitta in maniera matura. La pressione diventa una motivazione quando hai questa maturità”.

Perché i team satellite nell’ultimo anno spesso sono andati meglio degli ufficiali?

Sicuramente l’atmosfera in un team è importante, ma viene anche dai buoni risultati. In un team ufficiale l’atmosfera è bella solo quando vinci, per noi squadre satellite è più facile. Il clima in Suzuki è stato merito delle persone che ci lavorano, ma è anche vero che Suzuki era tornata in MotoGP da pochi anni e non aveva una grande pressione per vincere il campionato. L’aria che si respira in Honda, in Yamaha o in Ducati è diversa”.

Bagnaia e Miller potranno puntare alla vittoria del campionato?

Giocarsi il titolo è un obiettivo importante per due piloti che non hanno ancora vinto una gara con Ducati, ma loro sono lì per quello. Hanno accettato quella condizione e ora se la devono giocare”.

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