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SBK, Rinaldi: "Davies ha avuto le sue occasioni con Ducati Aruba, ora tocca a me"

VIDEO - "Non voglio essere la brutta copia di Bautista, prenderò la mia strada. Rossi è stato il mio idolo ora mi alleno con lui e Dovizioso"

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La grande sorpresa dell’anno nel paddock della Superbike è certamente Michael Ruben Rinaldi che nel corso della stagione è riuscito a vincere ad Aragon con la Ducati del team GO ELEVEN. La vittoria in Spagna e una serie di prestazioni molto convincenti del romagnolo hanno convinto i vertici di Aruba e di Ducati a portarlo nel team ufficiale andando a sostituire Chaz Davies che nel 2021 correrà in GO ELEVEN. Michael è stato ospite della nostra diretta (la potete rivedere qui sopra), ecco cosa ci ha raccontato della promozione nel team ufficiale. 

“Io compio gli anni tra qualche giorno, ma il regalo l’ho già scartato ed è la possibilità che mi hanno dato Ducati e Aruba di entrare nel team ufficiale. Io sono un pilota giovane, ho tanta voglia di crescere e di raggiungere i miei obiettivi. Sapevo che Aruba mi stava sondando ma ho provato a non pensarci e a continuare ad andar forte in moto. Poi è arrivata la chiamata di Cecconi poco prima dell’Estoril. Io sarei stato bene anche in GO ELEVEN ma questa opportunità è un sogno”. 

Nel 2021 tu e Chaz Davies vi scambierete, di fatto, le selle e sarà inevitabile un confronto tra di voi. Che ne pensi? Perché Aruba e Ducati hanno scelto te?

“Tutto questo è successo grazie alla vittoria di Aragon, ai podi e alle buone prestazioni con il team GO ELEVEN. Aruba ha sempre creduto in me fin dalla Stock1000 e nel 2020 sapevo che sarebbe stata l’ultima chance, me la sono giocata bene. Chaz si troverà benissimo in GO ELEVEN e avrà tutti i materiali ufficiali, proprio come me e Scott. Credo che Aruba abbia visto in me una crescita, Davies è stato con loro 7 anni, ha avuto le sue occasioni e rimarrà nel cuore dei ducatisti”. 

Com’è stato entrare nel team ufficiale e provare la moto?

“Io nel 2020 ho utilizzato la moto 2019 mentre il prossimo anno avrò la 2021, che ho già provato (in una versione ibrida) nei test dopo l’Estoril. I ragazzi del team ufficiale li conosco tutti, sono sempre stato l’esterno che andava a fare casino nell’hospitality. Essere nella squadra ufficiale è un passo in avanti importante dal punto di vista tecnico e quando sono salito sulla moto per la prima volta ho capito la differenza. Non vedo l’ora di iniziare, io vado d’accordo con tutti e sono certo che sarà così anche con Redding”. 

"Non voglio essere la brutta copia di Bautista"

Tu e Scott Redding siete due piloti molto diversi dal punto di vista fisico, come lo erano anche Bautista e Chaz Davies. La V4 è una moto adatta a tutti?

“Con la V4 abbiamo vinto in quattro e ci dividiamo in due gruppi: quelli piccolini e quelli alti. Bautista è fisicamente simile a me ed è quello che ha vinto di più con la Ducati. Ovviamente ho visto i suoi dati ma poi ho dovuto prendere la mia strada perché se ci si focalizza troppo su un altro pilota si diventa la sua brutta copia ed io questo non lo volevo. Ho preso spunto su alcune cose ed è normale che Scott Redding o Chaz Davies non possano guidare la moto come me o Bautista, c’è una differenza troppo grande dal punto di vista fisico. Credo che la V4, comunque, possa avere successo con più piloti, poi vedremo chi sarà il più vincente”. 

Michael, tra qualche giorno compirai 25 anni e il prossimo anno sarai nel team ufficiale. Locatelli ha addirittura un anno in meno e sarà anche lui nel team ufficiale Yamaha insieme al suo coetaneo Razgatlioglu. Poi ci sono Gerloff, Nozane e altri giovani. Stiamo assistendo ad un cambio generazionale anche in SBK?

“Credo che questo processo sia in atto in tutto il mondo del motorsport forse in SBK si vede ancora poco perché l’età media è più alta della MotoGP, ma è normale così. Noi giovani abbiamo un po’ di follia in più, ma anche avere 34/35 anni ha i suoi vantaggi dal punto di vista dell’esperienza. Locatelli sarà nel 2021 in un team ufficiale subito dopo la SSP, potrebbe essere un’arma a doppio taglio per lui, dovrà gestire bene il tutto”. 

"Rossi il mio idolo, Dovizioso un amico"

Corri con il numero 21 in sella ad una Ducati, ovviamente il richiamo a Bayliss è evidente, hai scelto quel numero in suo onore. Chi sono i tuoi idoli?

“In realtà ho il 21 da quando sono bambino. Lo uso perché sono nato il 21 dicembre e quando sono arrivato in Ducati tutti mi hanno chiesto se fossi sicuro di tenerlo perché era il numero di Troy. Quando l’ho visto al WDW gli ho chiesto il permesso, mi ha detto di andare tranquillo e di utilizzarlo. Da bambino il mio idolo era Valentino Rossi, ora lo conosco e ogni tanto vado al Ranch ad allenarmi con lui e con i ragazzi dell’Academy. In Ducati ho avuto modo di conoscere anche Dovizioso, siamo diventati amici e ci alleniamo con il cross insieme. Mi ha insegnato molto, niente in particolare, abbiamo caratteri diversi e stare vicino a lui mi ha aiutato a crescere sia dal punto di vista sportivo che personale”. 

Hai citato due piloti della MotoGP, cosa pensi invece di Marquez? Riuscirà a tornare come prima?

“Più che chiedersi se tornerà come prima bisognerebbe chiedersi prima di tutto se tornerà. È stato davvero sfortunato con questo infortunio ma è ancora giovane ma se riuscirà a tornare in pista potrà ancora vincere, ne sono certo. Lui è un fenomeno e colmerà il distacco con gli altri. Gli auguro di tornare e anche di poter usare il braccio come prima, soprattutto nella vita di tutti i giorni, non solo in pista”. 


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