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MotoGP, Brivio: "In Suzuki siamo romantici, gli ordini di squadra non piacciono"

"A Mir e Rins ho detto: che vinca il migliore. Vogliamo che fra loro due ci sia rivalità, ma non deve mancare il rispetto. Dispiace non potere sfidare Marc Marquez in pista"

MotoGP: Brivio: "In Suzuki siamo romantici, gli ordini di squadra non piacciono"

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L'unione fa la forza, sembra essere il motto che meglio descrive Suzuki. Non perché Rins e Mir facciano gioco di squadra, ma perché la struttura messa in piedi da Davide Brivio permette loro di esprimersi al meglio. Lo dice la classifica del campionato, dove Joan è in testa e Rins a 32 punti, con ancora vive le speranze di giocarsi il titolo fino alla fine.

Nonostante la Suzuki avesse dimostrato la sua competitività nelle ultime stagioni, in pochi avrebbero pronosticato un tale risultato a 3 gare dalla fine della stagione. Anche il suo team manager, Davide Brivio, ammette candidamente la sorpresa.

Mi sarei aspettato di essere ancora gioco, ma di essere in testa al campionato sinceramente non ci avevo mai pensato. Non me lo aspettavo”.

Soprattutto esserlo con Mir. Sulla carta era Rins la punta, per la sua esperienza.

Alex è il pilota esperto delle squadra e alla prima gara si era presentato in un gran stato di forma, lo avevo visto trasformato e pronto sia psicologicamente che fisicamente. L’incidente del sabato a Jerez ha cambiato il volto della sua stagione. Le 4 o 5 gare successive sono state una ricorsa alla guarigione, però dovendo correre. Nonostante questo, ha fatto un 4° posto a Brno e in Austria è caduto quando era al comando. Poi sono arrivati il podio a Barcellona e altri due ad Aragon, sono i risultati che ci aspettavamo a inizio anno. Penso che senza l’infortunio, quello che stiamo vedendo ora avrebbe potuto essere l’Alex Rins di tutta la stagione”.

Anche Joan Mir sembra essersi trasformato.

Come già successo con Alex, i debuttanti, conclusa la prima stagione, nell’inverno fanno un cambio di passo. Anche Joan nella prima gara di Jerez andava molto forte, ma era caduto, quindi nella seconda gara era arrivato 5° perché voleva terminarla. A Brno era stato buttato giù e in Austria ha fatto il primo podio”.

"Conquistare il primo podio ha tolto pressione a Joan Mir"

Lo ha sbloccato?

Mi viene da dire che avesse una pressione al contrario, se possiamo chiamarla così, cioè soffriva il fatto di non essere mai andato sul podio. Dopo esserci riuscito, paradossalmente, si è rilassato. Pensa gara per gara, è tranquillo e contento. Da lì in poi ha fatto 6 podi in 8 gare”.

Adesso soffre il fatto di non essere riuscito a conquistare la prima vittoria?

Chiaramente desidera farlo, lo stesso noi, anche perché ci siamo andati vicini. Però, da adesso in poi, l’attenzione credo si concentrerà più sul campionato. Però, devo ammettere che non ne abbiamo mai parlato, nemmeno nel box, non abbiamo mai pensato di una strategia o altro. Ora ci siamo e tocca guardarci (ride). Logicamente siamo ben consapevoli di dove siamo in classifica, ma Joan in gara ha sempre cercato di fare il meglio per se stessi, senza pensare ai suoi avversari”.

Vincere una gara è fondamentale per vincere il campionato?

Vincere una gara con Joan mi farebbe molto piacere, sarebbe comunque il coronamento di un’ottima stagione, in qualsiasi modo vada a finire. Se la domanda è se preferirei vincere una gara ma non il campionato o il contrario, un’idea sulla risposta l’avrei (ride). Mi andrebbe bene continuare a restare sul podio e in quella posizione in classifica. Senza contare che anche Rins è in lotta per il Mondiale”.

"È bello che un campionato si vinca senza aiuti, non con gli ordini di squadra"

Rins scherzando ha detto che avere due piloti in lotta per il Mondiale è un bel problema per la Suzuki.

È un problema che vorrei avere tutti gli anni (ride)”.

Come si gestisce questa situazione?

Quando tutti e due i piloti hanno la possibilità di lottare per il Mondiale, questo esclude ogni gioco di squadra. L’unica strategia di cui abbiamo parlato è quella per cui i due compagni di squadra debbano avere rispetto tra loro in pista, devono essere corretti tra di loro. La Suzuki non ama molto i giochi di squadra, abbiamo detto ai nostri piloti: vinca il migliore. Dovessimo arrivare all’ultima gara con uno dei due fuori dai giochi, magari ne parleremo. Forse è troppo romantico, ma è bello che un campionato si vinca senza aiuti, che ognuno se lo giochi con le proprie forze. Detto questo, per il momento non ci saranno ordini”.

In tanti dicono che il punto di forza della Suzuki sia anche l’atmosfera che si respira nel box. È questo il vostro segreto?

Joan e Alex, come tutti i compagni di squadra, sono avversari fra di loro ed è quello che volevamo. Quando abbiamo pensato a Mir e Rins insieme eravamo alla ricerca di due piloti che si stimolassero l’uno con l’altro, perché questo fa crescere entrambi e migliorare i risultati della squadra. L’anno scorso questo c’è un po’ mancato perché Joan era un debuttante, ma sta succedendo in questa stagione. Noi vogliamo che cerchino di arrivare l’uno davanti all’altro, che ci sia una rivalità agonistica, ma proviamo anche di fare capire loro l’importanza del team. Naturalmente questo è uno sport individuale, ognuno corre per sé ma anche per la squadra e per la Suzuki. È importante avere uno spirito di squadra”.

Sei riuscito a crearlo?

In queste due gare è stato facile, essendo entrambi sul podio la squadra ha potuto festeggiare insieme. Vedo che i piloti stanno dialogando tra loro, spero che stiamo trasmettendo loro questo spirito di squadra e anche di mantenerlo”.

Carlo Pernat ha sostenuto che concentrare gli sforzi solo su due moto, non avendo un team satellite, è stato un vantaggio. Sei d’accordo con lui?

Sappiamo che avere una squadra satellite sarebbe molto vita dal punto di vista tecnico, sopratutto nel weekend di gara perché hai a disposizione molte più informazioni e vorremmo averlo. Suzuki è un colosso internazionale, ma il reparto corse non è enorme, infatti partecipa solo alla MotoGP e dà un supporto al Mondiale Endurance, che abbiamo vinto, mentre le altre attività sono affidate ai distributori nazionali. È questo il motivo dei continui ritardi nell’organizzare una struttura satellite, perché vorremo farlo e continuiamo a lavorarci per riuscirci”.

"Dispiace non potere sfidare Marc Marquez in pista, ma la sua assenza ha aumentato le motivazioni di tutti"

Questa è la stagione più incerta degli ultimi anni, ti sei fatto un’idea del perché?

Non ho una spiegazione. È questo è un campionato anomalo anche per come è nato, siamo rimasti fermi molti mesi ed è una stagione diversa dal solito, con due gare sullo stesso circuito e appuntamenti molto condensati, questo fa cambiare anche l’approccio. È curioso anche notare come anche nel caso di doppia gara sulla stessa pista i risultati siano diversi nelle due domenica, a parte quello che era successo a Jerez, nessuno ha vinto due volte. È curioso come cambino da una domenica all’altra i valori pur rimanendo sullo stesso circuiti con gli stessi piloti, moto, gomme e condizioni. Anche l’assenza di Marc Marquez forse è stata una motivazione per gli altri piloti. Da un lato c’è il dispiacere di non poterlo sfidare in pista, ogni pilota vuole misurarsi con il migliore, dall’altro la sua assenza ha creato un po’ più di speranze e stimoli in tutti, hanno visto una possibilità. C’è stata una situazione simile nel 2016, nel primo anno della Michelin, con 9 vincitori diversi, e quell’anno Marc c’era”.

Rimangono tre gare alla fine, due a Valencia e una a Portimao, ma in Europa le restrizioni per contenere la seconda ondata di coronavirus continuano. Sei preoccupato per il corretto svolgimento degli ultimi GP?

Siamo tutti preoccupati della situazione attuale, in questi tempi si va avanti giorno per giorno. Speriamo che la bolla che abbiamo creato possa permetterci di finire il campionato, ma la certezza assoluta non può averla nessuno perché non dipende da qualcosa che noi non possiamo controllare”.

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