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1000 Miglia 2020: Istruzioni per l’uso

Con l’aiuto di Pietro Tenconi, di Classic Car Charter, vediamo come si prepara una gara  impegnativa come la “Freccia Rossa”, sia dal punto di vista tecnico-organizzativo sia sotto il profilo umano, come si affronta e quanto costa

Auto - News: 1000 Miglia 2020: Istruzioni per l’uso

Di Eugenio Mosca

Per Pietro Tenconi sarà l’ennesima 1000 Miglia, dopo le sette disputate come pilota e le numerose altre in qualità di “comandante” di Classic Car Charter, la struttura che noleggia vetture classiche esclusive per partecipare a questo tipo di eventi con la formula “chiavi in mano”: cioè il cliente, o l’ospite come preferisce chiamarlo Tenconi, deve solo pensare a guidare… e divertirsi. Al resto pensa la squadra di Sesto San Giovanni: la preparazione delle vetture, l’assistenza per tutta la gara e la logistica, per tutti gli spostamenti fino al trasporto dei bagagli negli alberghi. Ma non ultimo, tutta una serie di preziosi consigli su quale macchina scegliere, come utilizzarla al meglio e come affrontare una gara così impegnativa dal punto di vista psico-fisico. Già, perché per Tenconi la 1000 Miglia non ha segreti, è qualcosa che fa parte del DNA di famiglia.  

Il perché ce lo spiega lui stesso: “Dobbiamo fare un bel passo indietro. Quando mio nonno Pietro - dal quale il “nostro” probabilmente non ha ereditato solo il nome - corse le 1000 Miglia del 1949 e 1950, quelle “vere”, come equipaggio semiufficiale Fiat con una Fiat 1100 Coupè Sport, quindi una macchina molto alleggerita e performante, classificandosi 10° di classe alla media di 110 km/h, in poco più di 14 ore. Un bell’andare. Tanto che un documento ufficiale dell’epoca certifica che su un km dove si rilevava la velocità media, sulla Via Emilia, fu registrato a 178 km/h. Questo significava avere un bel pelo e buone capacità di guida. Perciò si può dire che tutto comincia da lì. Poi, papà (Edoardo) insieme all’amico Giulio Dubbini, nel 1970, diedero vita a una prima sorta di rievocazione della gara, più che altro un giro sul percorso Brescia-Roma-Brescia con una quindicina di vetture. L’anno successivo un gruppo di Brescia ha ripreso l’idea organizzando una versione ufficiale della rievocazione della 1000 Miglia e da lì è ripartita la storia della gara. Da allora siamo sempre rimasti legati alla manifestazione. Io ho partecipato a sette edizioni come pilota, poi dal 1999 ho avviato l’attività Classic Car Charter per il noleggio di auto d’epoca per questo tipo di eventi. E in base all’esperienza maturata credo di poter fornire ai nostri clienti utili informazioni su come affrontarla al meglio. Infatti il nostro piccolo brand si è fatto conoscere praticamente in tutto il mondo”.

Ci sono tipologie di clienti particolari, che magari preferiscono certe auto piuttosto che altre?

“Il panorama è quanto di più ampio si possa immaginare. Chi ha già avuto esperienze di guida con auto d’epoca e quindi cerca qualcosa di più spinto, quindi la Sport aperta, e chi invece è assolutamente digiuno perciò sta più abbottonato. Noi inviamo ai clienti la lista delle vetture che sono disponibili, ma io preferisco parlarci direttamente per capire qual è il loro tipo di approccio e la loro preparazione, così da poterli veicolare sul mezzo più indicato per loro. Infatti se in questa fase capisco che per quel cliente una determinata vettura oppure di gara potrebbe rappresentare un banco di prova troppo duro cerco di indirizzarlo su un’altra automobile, magari invece della Sport una coupè più semplice, oppure una gara meno impegnativa (ad esempio Targa Florio; Milano-Sanremo; Gran Premio Nuvolari) nella quale ci si può divertire e fare esperienza prima di affrontare la 1000 Miglia. Ai neofiti consiglio coupè chiuse, come 1100 Pininfarina o Zagato, Fiat 8V, Alfa Romeo 1900 oppure la piccola Abarth 750 Zagato, ma i più sportivi possono anche utilizzare una Sport come la Ermini che si lascia guidare con facilità, mentre chi ha già esperienza di auto storiche può scegliere una Sport come la Osca MT4 oppure vetture più datate come le Siata del 1933 o 1940.

Poi ci sono sempre più giovani che apprezzano tantissimo le auto d’epoca e capiscono l’unicità dell’esperienza che stanno vivendo e la particolarità della vettura che hanno la possibilità di guidare, per nulla paragonabile ad una moderna per quanto sportiva. Noi lavoriamo molto anche con gli sponsor degli eventi, che ci affidano i loro ospiti di prestigio. Possiamo dire di essere diventati bravi ad accontentare clienti di alto livello e questo è appagante, perché riusciamo riusciamo a fargli vivere esperienze uniche, grazie anche al fatto che in Italia abbiamo eventi di altissima qualità e ricchi di storia, così come le nostre automobili. Perciò quando vengono a contatto con queste realtà si rendono conto che hanno un’anima e trasmettono grandi emozioni”.

Quali sono le dritte per affrontare al meglio una gara come questa?

“Innanzitutto cerco di far capire che l’evento è impegnativo e stancante, quindi suggerisco di approcciarlo con lo stato d’animo corretto, perché non è tanto necessaria la preparazione quanto una condizione mentale più rilassata e serena possibile per goderselo al meglio. Quindi cercare di lasciare a casa tutti i problemi lavorativi in modo tale da da poter “giocare” tranquillamente per i giorni necessari. Questo è molto importante, perché la gara è lunga e dovendo guidare vetture che non sono così reattive e comode come le macchine moderne è determinante arrivare a fine tappa ancora con la necessaria lucidità, perché con la stanchezza arrivano gli errori. Poi molto fa l’adrenalina”.

Ci sono accorgimenti per non limitare lo stress?

“Nelle gare che hanno una media anche elevata non c’è bisogno di andare forte in maniera assoluta, ma non bisogna perdere tempo. Quindi ottimizzare le soste, per fare benzina e magari prendere il caffè, perché i 15 minuti che si possono perdere poi sono difficili da recuperare. Fanno la differenza tra poter guidare a 50 km/h invece che a 70 km/h, mettendo sotto stress vettura e pilota. Poi l’utilizzo di abbigliamento confortevole e, assolutamente consigliata, la scarpa tecnica da guida, sia per motivi di ingombro, dato che le pedaliere di queste auto sono strette, sia per comodità e grip che garantiscono”.

E per quanto riguarda la guida vera e propria, quali sono gli accorgimenti da adottare?

“Le Sport nascevano come macchine da corsa, perciò non hanno quella delicatezza di uso che può avere una coupè, pur se sportiva. Sono più estreme e vanno utilizzate in maniera più diretta. Certamente si sentono più rumori, oltre ad essere più esposti al vento e ad eventuale pioggia, il cambio è preciso ma magari tende a grattare leggermente, i motori non girano bene sotto i 1.500 giri, quindi bisogna tenere un regime brillante per avere un utilizzo ottimale. Ci sono tante piccole cose da imparare, che però si possono apprendere con il passare dei chilometri. Non è necessario fare delle grandi prove in precedenza. Naturalmente verifichiamo che il pilota stia abbastanza comodo in macchina, con una posizione che gli consenta di guidare bene, vedere gli specchietti etc. 

Le macchine, soprattutto quelle d’epoca, si guidano con tre elementi: i piedi, quindi la sensibilità sui pedali, il volante, per capire quanto puoi chiedere alla macchina, perciò avere feeling perché quando la macchina arriva al limite il volante diventa leggero, e come diceva “qualcuno”, il c… fondo schiena, perchè essendo a diretto contatto con la macchina questa trasmette rapidamente le sensazioni meccaniche e interpretando bene i “messaggi” si può reagire per tempo. E questo a volte può fare la differenza. Il fatto che non sono vetture precise come le moderne non significa che non danno informazioni, anzi queste sono meno filtrate e più dirette. Perciò interpretando quello che la macchina trasmette la puoi usare in modo corretto ed efficace. Va anche detto che, grazie anche alla leggerezza, queste macchine sono di facile recupero. Sempre se si è attenti a quello che si sta facendo. Inoltre anche il navigatore ha un ruolo molto dinamico e importante, soprattutto in una gara impegnativa come la 1000 Miglia, perché oltre a dare le informazioni su strade e tenere sotto controllo la media, è deve togliere stress al pilota. Sta a lui verificare se le temperature sono a posto, se le luci sono accese, in modo tale che il pilota possa  focalizzarsi sulla guida”.

Ci sono dei tratti particolarmente difficoltosi?

“La zona di San Marino è complicata per il traffico, nel quale è facile anche rovinare le frizioni e trasmissioni per le continue fermate e ripartenze. Ma il tratto più faticoso è quello di avvicinamento a Roma, non perché sia difficoltoso come guida ma perché ci si arriva già stanchi della giornata, dato che si è partiti presto, inoltre è una strada noiosa che può portare a rilassarsi e distrazioni. Poi ci sono i passi sulle montagne, che le vetture affrontano senza problemi ma possono creare difficoltà nei tratti in discesa, soprattutto in caso di pioggia. Però si è sulla via del rientro, perciò mentalmente ci si sente più alleggeriti perché si percepisce che si è già oltre la metà del percorso. Infatti ci sono stati d’animo che cambiano durante la gara: ad esempio quando si attraversa la Toscana, dove si gode di un paesaggio bellissimo, questo senz’altro aiuta a percorre chilometri in scioltezza e piacere. Il primo giorno si è un po’ concitati, anche perché si stanno prendendo le misure con la macchina e con il ritmo di gara, il secondo giorno perché è quello più lungo, mentre nel ritorno da Roma tutto diventa più rilassato”.

Hai qualche aneddoto riguardante clienti che probabilmente avevano preso la cosa troppo alla leggera?

“Due su tutti. Un signore russo aveva scelto la Fiat 8V senza avere mai guidato in precedenza una auto d’epoca. Dopo avere saldato tutto in precedenza, arrivato a Brescia mentre guardava la macchina mi chiese: è diesel o benzina? Al che cominciai a preoccuparmi un po’. Infatti terminate le verifiche gli consigliai una breve prova su strada, lui mi rispose che sarebbe tornato a breve dopo essere andato in albergo per una doccia. Non l’ho più visto! L’altro riguarda un americano, di una certa età ma dinamico, che aveva scelto la 1100 Coupè Zagato. Dopo un po’ di tempo dalla partenza, controllo la posizione la posizione delle macchine sul GPS, di cui sono dotate, e vedo che aveva imboccato la strada verso nord e si stava dirigendo verso il Brennero. Il primo pensiero è stato: mi sta fregando la macchina. Lo contatto e gli spiego che deve tornare indietro. Lui esegue, ma arrivato a Verona ha parcheggiato la macchina in un garage ed è tornato a casa. Questi sono quelli più strani, ma ci sono tante altre belle storie. Una su tutte riguarda  papà e figlio di Miami: a fine evento il figlio mi aveva confessato di non essere super benestanti da poter spendere grosse cifre ma che ne era valsa ampiamente la pena perché mai prima di allora aveva potuto vivere per quattro giorni interi a stretto contatto con il padre. Perciò era stata un’esperienza che aveva lasciato il segno, tanto che sono tornati in diverse altre occasioni. Prendo spunto da questa storia per sottolineare che molto spesso chi noleggia una macchina si sofferma di più su quelli che sono gli aspetti umani e turistici dell’evento. Mentre chi affronta la gara in modo competitivo si concentra su quella, perdendosi però molto di quello che ci sta intorno. Sono due approcci diversi, importanti in eguale misura ma che danno due risposte diverse. Io infatti suggerisco di affrontare l’evento con uno spirito più goliardico, almeno nelle prime occasioni, poi se ci si trova bene con le dinamiche della competizione approfondire la tecnica e, magari, passare a una vettura più estrema”. 

E per quanto riguarda le vetture, come si preparano per una gara così impegnativa?

“Naturalmente le macchine vengono controllate da cima a fondo. Partendo dalla meccanica: motore, trasmissione, sospensioni, freni. Sulla maggior parte delle vetture abbiamo applicato l’elettroventola comandata da un sensore. Una modifica in nome dell’affidabilità, perché sulle Sport non era prevista ventola di raffreddamento e le Siata erano prive di pompa dell’acqua, perciò sarebbe impossibile circolare nel traffico. Così come per la sicurezza abbiamo ottimizzato i freni, mantenendo ovviamente i tamburi originali ma sostituendo il materiale d’attrito con altro moderno e più efficiente. Una delle parti più delicate è la frizione, normalmente sottodimensionata sulle auto d’epoca, perciò nonostante l’utilizzo di materiale moderno può andare in crisi se la utilizziamo come sulla vettura di tutti i giorni. Lo stesso dicasi per il cambio, che si può danneggiare se si utilizza la frizione con troppa irruenza rilasciandola troppo bruscamente per effettuare cambiate veloci.La partenza deve essere delicata: appena la frizione ha preso si può affondare sul gas senza problemi cercando tutta la potenza, ma se si cerca di anticipare l’accelerazione ancora mentre la frizione scivola la si “cuoce” inutilmente, senza ottenere un guadagno in termini di velocità, così come cambiare e rilasciare rapidamente la frizione. Ci vogliono le tempistiche necessarie per avere un resa ottimale ed evitare guai. Guidare bene una macchina non vuol dire andare piano, ma rispettarla in certi punti. Anche l’impianto elettrico e le varie componenti vanno controllate accuratamente: il cablaggio dei cavi, le dinamo, presenti su tutte queste automobili, applicando anche qualche elemento per l’uso comune attuale, come una ricarica per i cellulari, in modo da poter essere sempre reperibili e in contatto con l’assistenza. Per quanto riguarda l’estetica, le nostre macchine hanno la maggior parte dei lamierati originali, magari non sempre perfetti e luccicanti ma credo che esprimano l’anima dell’automobile, magari con qualche segno delle battaglie vissute. Altri preferiscono un restauro perfetto, ma è un approccio diverso dal nostro, più in linea con chi partecipa ai concorsi di eleganza. D’altronde c’è anche chi pensa sia un peccato rischiare di rovinare certi gioielli in competizioni, mentre io penso sia giusto perché sono nate per fare questo. Perciò ci può stare che durante la loro vita possano avere preso qualche “pacca”, e qualche altra possano ancora prenderla. Ma si aggiustano, così come si faceva all’epoca”.

In questa edizione schierate sette macchine (Osca MT4 del 1964; Ermini 1100 Sport Internazionale del 1952; Giannini 750 Sport Siluro (ex Luigi Musso) del 1050; Fiat V8 del 1953; 1100 Pininfarina Sport del 1955; 1100 Coupè Zagato del 1954; Alfa Romeo 1900 Ti del 1951), come siete organizzati per l’assistenza?

“Al seguito abbiamo quattro macchine di assistenza, con meccanici, ricambi e materiale vario per primo intervento (dinamo, batterie, gomme, spinterogeni, frizioni, giunti, olio etc.). Naturalmente non è possibile seguire da vicino ogni cliente, ma tramite il GPS cerchiamo di trovarci ad una distanza di circa 5-10 minuti da loro. In caso di necessità il più vicino interviene. Su un altro veicolo abbiamo concentrato il materiale di ricambio più ingombrante, tipo differenziali o semiassi. Nel caso, una volta allertato questo veicolo può raggiungere la vettura ferma per un eventuale problema sulla quale sono già intervenuti i meccanici per smontare il particolare da sostituire. Inoltre abbiamo un carro attrezzi, per recuperare una vettura con un problema serio e riportarla alla partenza della tappa successiva, e un van per portare i bagagli”.

Arriviamo alla nota dolente: quanto può costare la partecipazione alla 1000 Miglia?

“Innanzitutto va detto che per poter partecipare alla 1000 Miglia è necessario disporre di una macchina che rientra in un elenco ufficiale, nel quale rientrano modelli che a suo tempo parteciparono alla gara vera e propria. Questo significa poter disporre di vetture esclusive e di prestigio. Fatta questa doverosa premessa, il noleggio di una vettura può andare dai 12-15.000 euro per una vettura “basica”, per salire anche fino a 25.000 euro per una vettura importante come possono essere le nostre Osca MT4, Fiat 8V o Ermini.  Le prime due sono vetture che superano il milione di euro di valore, infatti credo che siamo gli unici a noleggiare vetture di questo prestigio. Ovviamente ci sono delle coperture assicurative che possono tranquillizzare il cliente. Perchè l’obbiettivo è che il cliente debba potersi godere la vettura, trattandola nella maniera corretta. Certamente parliamo di cifre importanti (a cui va aggiunta l’iscrizione: circa 10.000 euro), perciò ovviamente non è una cosa alla portata di tutti. Però è un’esperienza esclusiva. D’altronde vediamo anche il rovescio della medaglia: se non ci fosse la possibilità di noleggiare vetture prestigiose come quelle che offriamo noi, uno dovrebbe investire oltre un milione di euro. Naturalmente non è necessario puntare su macchine così esclusive, si può partecipare con macchine molto più semplici spendendo meno. Così come si può spendere meno (5-6.000 euro) per altre manifestazioni meno impegnative, come Targa Florio o Milano-Sanremo. La 1000 Miglia è certamente un evento costoso, ma che regala emozioni uniche”.  

 

 

 

 

           

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