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MotoGP, Addio a Roberto Marchesini, il genio della ruota

Il suo cognome è divenuto sinonimo di 'cerchi'. Il più grande onore che si possa immaginare per chi, come lui, ha elevato una professione ad arte. Un vero signore, ironico sino agli ultimi giorni

MotoGP: Addio a Roberto Marchesini, il genio della ruota

Ci ha lasciati, ieri, Roberto Marchesini, il genio della ruota. Non la ha inventata lui, ma per noi motociclisti la ha perfezionata nella sua accezione più elevata: il cerchio.

Quando il proprio cognome diventa un sostitutivo di un oggetto, significa che si è raggiunto il massimo, nel proprio settore. E questo è esattamente ciò che è successo con i Marchesini.

Roberto, e ci permettiamo di chiamarlo per nome visto che nei suoi ultimi mesi ci ha allietato con le sue storie su Facebook, se ne è andato ieri, quasi in silenzio, da quel genio che era. Non prima di averci regalato le ennesime battute ironiche.

Io lo ricordo per una impresa epica: era, se non ricordo male, l'anno 2000, o forse addirittura il 1999. Max Biaggi guidava per il team ufficiale Yamaha e Roberto Marchesini fece realizzare appositamente per lui due cerchi in carbonio che, grazie alla loro leggerezza, avrebbero dovuto facilitare la guida al campione.

Costruiti su misura a tempo di record c'era il problema di farli recapitare a Le Mans, in Francia, dove si stava per correre il Gran Premio. Non era possibile farcela in tempo così Marchesini si mise personalmente al volante, guidò l'intera notte, per farli arrivare in tempo nel box della casa di Iwata.

Purtroppo Lin Jarvis, legato da impegni con la casa madre, avendone soli due esemplari, non dette il permesso di montarli  e così quei due gioielli rimasero inoperosi.

L'anno passato, per rendere onore al loro creatore, la Yamaha li ha riconsegnati ad un orgoglioso Roberto Marchesini.

Godspeed, Roberto.

 

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