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Prova Kawasaki Z H2: 200 cavalli “compressi” per la hypernaked Supercharged

LA PROVA – Completa una gamma sovralimentata, dopo le estreme Ninja (H2 ed H2R) e la maxi tourer SX. È una naked molto particolare, quasi unica, certamente in grado di stupire, anche per l'inattesa docilità

Moto - Test: Prova Kawasaki Z H2: 200 cavalli “compressi” per la hypernaked Supercharged

H2 in Casa Kawasaki significa provocazione ed ostentazione, di potenza e tecnologia, fin dalla prima apparizione della Ninja H2R a Colonia nel 2014. Se sovralimentazione in ambito automobilistico negli ultimi anni è sinonimo di dowsizing e riduzione delle emissioni, qui il discorso è tutto diverso. La H2 è estrema, lo è nella sua declinazione più esagerata, la H2R da 310 cavalli (ma per il record di Kenan Sofuoglu a 400 km/h pare ne avesse anche di più – qui l’articolo), ma continua ad esserlo ad ogni modello che si aggiunge alla gamma. Prima con la H2 SX, il “mostro con le borse”, una sport tourer da oltre 300 km/h ed ora con la declinazione naked, la Z H2.

Il motore 4 cilindri con compressore centrifugo per Kawasaki è diventato una sorta di marchio di fabbrica, tant’è che dopo aver acquisito la italiana Bimota la prima creazione è stata proprio la Tesi H2, un gioiello in serie limitata da 64 mila euro (qui l’articolo). Ogni volta che proviamo una H2 la curiosità è molta, non solo per riascoltare il soffio della turbina, particolarmente evidente in rilascio, ma per capire come le “magie” della sovralimentazione possano creare moto uniche nel loro genere e nelle loro caratteristiche. Ecco, la Z H2, forse proprio per l’assenza della carenatura e per una rapportatura più corta, si differenza dalla SX in modo piuttosto importante. Da un lato resta l’erogazione sorprendente (a memoria è l’unica moto che con una leggera sfrizionata cerca di alzare l’anteriore anche in quinta), ma la cosa forse più inattesa, è che è a suo agio anche in città, dove non soffre per nulla ed è anzi piacevole da guidare anche per la tratta casa - ufficio.

NAKED A METÀ, È UNICA NEL SUO GENERE ANCHE NEL LOOK

La Z H2 sfoggia in realtà una mezza carena, nella parte frontale, ma la sua funzione è più aerodinamica che di ricerca di una qualsivoglia protezione aerodinamica. Lo stile è il “classico” Sugomi di Casa Kawasaki (piaccia o meno, qui entra in gioco il gusto personale), mentre troviamo un full LED per l’illuminazione, un nuovo telaio a traliccio, pinze anteriori Brembo per un impianto all’altezza dell’esclusivo motore Supercharged da 200 cavalli. Ottimo il livello delle finiture (è di fatto l’ammiraglia della famiglia “Z”), la Z H2 ha un look decisamente unico. La mezza carena non deve far pensare a quella di una Tuono 1100, che in quel caso ha davvero un mezzo vestito, che protegge il pilota, mentre la potenza così elevata fa pensare ad un confronto con le ultime arrivate, come Ducati Streetfighter o MV Agusta Brutale 1000 RR, ma qui non si persegue il peso ridotto all’osso e la prestazione assoluta (in pista soprattutto, nel caso delle hypernaked italiane che abbiamo citato). La Z H2 pesa infatti poco meno di 240 kg in ordine di marcia.

Bello il telaio tubolare con colorazione rossa, la Z H2 sfoggia poi una strumentazione TFT a colori, connessa grazie al Bluetooth all’app dedicata per il proprio cellulare, un manubrio non troppo largo e quella scritta Supercharged sulla testa del motore tanto carica di aspettative e di fascino. Dettaglio che a qualcuno potrà sfuggire, la presa d'aria è asimmetrica (prende aria sul lato sinistro con un condotto dalle generose dimensioni).

IL SUPERCHARGED NATO PER SORPRENDERE

Inutile negarlo, tutto ruota intorno a lui, il quattro cilindri da 998cc dotato di sovralimentazione (fino a circa 2 atmosfere), mediante compressore centrifugo, in grado di regalargli non solo delle prestazioni molto elevate, con i suoi 200 cv a 11.000 giri di potenza massima, oppure i 137 Nm a 8.500 giri, ma soprattutto una erogazione sorprendente fin dai medio bassi. Lui è l’unico propulsore motociclistico sovralimentato attualmente utilizzato su una moto omologata e di produzione, in questo caso ritoccato per essere utilizzato sulla “Z”. Cambiano gli alberi a camme, lo scarico, è stata modificata la mappatura della centralina.

La cosa forse più banale da realizzare, ma di impatto importante, è che la Z H2 ha un rapporto più corto, grazie ad una corona da 46 denti (2 in più della Ninja H2 SX). Un cuore unico e esagerato da certi punti di vista, non può rinunciare ad una lunga serie di ausili elettronici. Troviamo le modalità di guida, il launch control, il controllo di trazione, la frizione assistita e antisaltellamento, il cruise control, il cambio con quick shifter e ABS Cornering. Un ricco pacchetto che consente di guidare la Z H2, con la sua potenza massima di 200 CV, anche a piloti meno esperti, ma soprattutto che la rende mansueta all’occorrenza.

TELAIO DEDICATO, DETTAGLI DA SPORTIVA, MA NON È UNA SBK NUDA

Il telaio a traliccio della Z H2 è stato rivisto rispetto a quello utilizzato negli altri modelli sovralimentati. Di fatto della “gamma H2” è quella che maggiormente si distanzia dalle altre, quindi era una scelta quasi obbligata. Troviamo poi un forcellone derivato da quello della SBK di Kawasaki, la ZX-10R, mentre la forcella Showa è una SFF BP (big piston) pluriregolabile. Alta la qualità, come confermano anche le pinze Brembo M4 32, che mordono una coppia di dischi da 320 mm, oppure le ottime Pirelli Diablo Rosso 3 di primo equipaggiamento. Rinuncia alle sospensioni elettroniche, viste sulla Ninja H2 SX, entrando nello stile “Z” e non più da viaggiatrice pura come la sorella vestita, anche se non è una hypernaked di quelle utrasportive, con cui si allinea o si mette anche davanti in termini di prestazioni, ma che non vuole sfidare sullo stesso campo di gioco.

Un dato tra tutti esprime il voler essere unica, concetto che è dietro al progetto dalla Z H2. Parliamo del peso, con 239 kg in ordine di marcia (contro ad esempio i 199 di una Ducati Streetfighter V4 S). La sella ad 830 mm da terra ed una posizione comoda anche per viaggiare (pur senza una protezione aerodinamica vera) ne fanno una moto pronta a tutto….o niente. Si tratta di una moto esagerata soprattutto nel cuore sovralimentato, ma versatile e sfruttabile in ogni contesto. Quasi una moto “intelligente” da certi punti di vista, che controbilancia le sue esagerazioni con equilibri che non ti aspetteresti.

PUÒ CREARE UNA CERTA DIPENDENZA, DI CERTO NON LASCIA INDIFFERENTI

Un po’ come le altre sorelle sovralimentate, ma in questo caso anche di più, la Z H2 è un oggetto da interpretare e pieno di sorprese. Te l’aspetti esagerata e lei lo è davvero in tante cose, dall’erogazione assolutamente unica allo sbuffo del compressore in rilascio, ma è anche sorprendentemente mansueta, docile e regolare nell’erogazione quando le si chiede di andare a spasso. La cosa che sorprende forse più di tutto è che è utilizzabilissima anche in città, dove la regolarità, con il 4 in linea sovralimentato che è pieno sotto, consente di appoggiare la sesta a poco più di 50 km/h. Senza soffrire le andature da scooter, quando poi le strade lo consentono, la Z H2 sfoga tutta la sua irruenza con una disinvoltura che non preoccupa mai, malgrado le prestazioni siano sbalorditive. Aiutano in questo le briglie dell’elettronica, che possono essere lasciate lunghe, con il controllo di trazione che settato sulla posizione “1” lascia spazio per divertirsi parecchio, prima di intervenire. Così capita, come accennato, di trovarsi con l’anteriore che galleggia, dopo un tocco alla frizione in quinta marcia, ad andatura da autostrada.

Stabile sul veloce e facile ed intuitiva nella guida, la Z H2 convince per l’avantreno piantato e che regala fiducia, ma non va in crisi nemmeno nei cambi di direzione più veloci, dove le masse non da peso piuma richiedono una guida più fisica, ma conviene prenderle le misure e farla danzare con una guida più tonda, per ottenere il massimo da lei. Ottima invece la frenata e promosse anche le sospensioni nella loro azione. Di fatto non è facile inquadrarla, perché da un lato non è una rivale delle varie Ducati Streetfighter, Aprilia Tuono 1100, MV Agusta Brutale 1000RR o KTM 1290 Super Duke R, ma dall’altro non c’è nessuna moto “non estrema” in grado di regalare queste prestazioni. Un po’ per il peso “consistente”, un po’ per una erogazione piena, ma senza rabbiosi cambi di carattere, regalata dal Balanced Supercharged (come amano chiamarlo in Kawasaki), la Z H2 offre sensazioni forti che sembrano essere straordinariamente a portata di mano. Ben inteso, una moto da 200 cavalli va guidata con cognizione di causa e con la testa sulle spalle, ma l’impressione è di una facilità che altrove difficilmente si troverebbe, a parità di prestazioni. Unica anche in questo, la Z H2 si conferma una moto “esagerata” come tutte le H2, ma anche in questo caso straordinariamente “normale” quando la si guida sulle strade di tutti i giorni.

La velocità massima? Chi l’ha provata lontano dai limiti delle autostrade italiane ci dice che i 275 km/h indicati sulla strumentazione arrivano in un lampo (276 per la precisione), ma il rapporto finale piuttosto corto non consente di salire oltre, con una stabilità a questa velocità che da una naked non ti aspetteresti mai però. Piuttosto è il pilota che, totalmente esposto all’aria, ha difficoltà a trovare una stabilità in sella ed “appeso” al suo manubrio.

IL PREZZO ED I CONSUMI

Con i rapporti più corti delle sorelle carenate con cui condivide il propulsore e con la sovralimentazione che spinge già a velocità ridotte, i consumi non sono proprio contenuti, come dimostra già il dato rilevato all’andatura da codice in autostrada. A 130 km/h la Z H2 percorre infatti circa 16-17 km/l, mentre per salire sopra la soglia dei 20 con un litro occorre scendere a meno di 120 km/h. Nel dato medio incide molto il tipo di utilizzo che si fa della moto e quanto si sfrutta la sovralimentazione, ma diciamo che è facile scendere sotto ai 15 km/l. I 19 litri del serbatoio possono quindi durare anche molto meno della tratta Milano – Monte Carlo, cosa che possiamo confermarvi, ma di contro anche una strada dritta può diventare molto meno noiosa.

Infine il prezzo, con un listino di 17.790 euro per la colorazione nera, si sale a 18.240 per questa nera/rossa ed infine 18.440 euro per la nera/verde. Tra gli accessori possiamo suggerirvi il piccolo parabrezza al posto del cupolino molto risicato che si trova di serie, ma anche lo scarico Akrapovic potrebbe regalare delle belle soddisfazioni, per poco meno di 1.220 euro.

PIACE - Erogazione e spinta a qualsiasi regime del Balanced Supercharged, sorprendentemente a suo agio anche in città

NON PIACE - Consumi, non è affilata come le migliori hypernaked

Ha collaborato Gianluca Cuttitta, foto di Matteo Zuccolo

ABBIGLIAMENTO UTILIZZATO

Casco: Caberg Drift Evo

Giacca: Macna Hyper

Pantaloni: Macna Genius

Guanti: Macna Track R

Scarpe: Stylmartin Sector

 

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