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SBK, Jerez: il dietro le quinte tra lunch box, caldo, tende e mascherine

Oltre 1600 pasti confezionati, 140 kg di pollo, un weekend no stop per chi ha dovuto sfamare il paddock della Superbike e correre più di Redding e Rea

SBK: Jerez: il dietro le quinte tra lunch box, caldo, tende e mascherine

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La Superbike è ripartita nel weekend da Jerez e per farlo ha dovuto seguire uno stretto protocollo legato alle norme di prevenzione ANTI-COVID. Tra i punti c’era quello riservato alla somministrazione del cibo. Come ben sappiamo, secondo quanto deciso da Dorna e FIM, soltanto i team Factory hanno diritto a portare nel paddock il proprio bilico cucina, inoltre le hospitality non sono più ammesse per questa stagione, lasciando quindi spazio all’installazione delle tende.

Infine è vietato ogni tipo di buffet, dal momento che il cibo deve essere confezionato in appositi lunch box, in modo da evitare qualunque tipo di contaminazione. Insomma, una sorta di take away a tutti gli effetti, dove si prende la propria confezione per poi andare a mangiare altrove.

Per tutti gli addetti ai lavori l’appuntamento di Jerez è stata quindi l’occasione per confrontarsi con questa nuova realtà. A tal proposito ne abbiamo parlato con Luca del Santo, responsabile dell’Hospitality Yamaha e Ducati.

Per tutti noi è stato davvero un fine settimana particolare - ha esordito Del Santo – fino allo scorso anno eravamo a abituati a confrontarci con determinate dinamiche all’interno del paddock, mentre ora è molto diverso. Non ci sono più le hospitality, dobbiamo infatti allestire le tende con dei tavolini, mantenendo ovviamente il distanziamento richiesto. Inoltre, come tutti voi già sapete, il cibo deve essere servito in appositi lunch box, in modo che non vi sia alcun tipo di contaminazione. Il protocollo diramato da Dorna è rigido e noi non possiamo permetterci di fare errori”.

Quanto è stato complicato affrontare questo primo weekend di Jerez?

“Nel momento in cui cambiano determinate dinamiche a cui eri abituato fino allo scorso anno, è ovvio che inizialmente sia necessario prendere la mano. Qua adJerez il grande problema è stato il caldo. Lavorare sotto le tende a 40 gradi con la mascherina non è facile come in hospitality con l’aria condizionata. Ma a parte questo ognuno di noi ha dato il massimo impegno per soddisfare la richieste”.

Luca, ci dai qualche numero di questo fine settimana?

“Certo! Questo weeekend abbiamo dato da mangiare a ben 12 team Yamaha e 20 piloti. Abbiamo sfornato oltre 400 pasti al giorno per un totale di ben oltre 1600 da giovedì a domenica. Venerdì abbiamo cucinato 30 kg di gnocchi, mentre nel fine settimana 140 kg di pollo. Queste sono alcune delle cifre che mi ero appuntato”.

Cosa comprende il vostro lunch box?

“Noi abbiamo due menù a disposizione e serviamo un primo, un secondo, un contorno, frutta e dolce. Ovviamente integriamo con acqua più il condimento. La cosa più importante è venire incontro alle necessità di chiunque, come ad esempio chi presenta delle intolleranze alimentari. Non possiamo certo permetterci di trascurare simili dettagli”.

Ci sono tante persone che sognano di lavorare nel paddock, ma quanto è impegnativo questo lavoro?

“Questo lavoro ha diversi pregi, come ad esempio viaggiare, scoprire nuovi luoghi e conoscere le persone del paddock, bevendo insieme una birra a fine giornata anche tra team rivali in pista. Se poi ti manca un ingrediente, ci si aiuta a vicenda. Dall’altra parte, invece, non ci si ferma mai. Al mattino presto deve iniziare a preparare il pranzo, poi appena terminato sei subito focalizzato sulla cena e di conseguenza corri sempre”.

Adesso vacanza dopo questo round?

Almeno (sorride). Dopo la cena di domenica smontiamo tutto e partiamo alla volta di Portimao, perché martedì dobbiamo essere in circuito e iniziare a preparare per il prossimo fine settimana. Fortunatamente il circuito di Algarve non è tanto lontano (scherza)" 

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