Tu sei qui

MotoGP, Costa: "Con un bracciale gladiatorio e la sua forza Marquez può farcela"

"Marc è un eroe ferito: fossi il dottore gli permetterei di dimostrare l'impossibile a Jerez. Se invece della placca avessero usato un chiodo per l'omero avrebbe corso ieri, ma non si poteva"

MotoGP: Costa:

Il motociclismo ha bisogno di eroi. Ancor più oggi che la tecnologia sembra in certe occasioni aver preso il sopravvento sulle mitiche imprese dei suoi protagonisti che, ai tempi, con la sola protezione di una tuta in pelle indosso, venivano chiamati centauri.

Mezzo uomo, mezzo cavallo, il centauro incarna perfettamente l’immagine del motociclista, la fusione del corpo con il mezzo meccanico e la capacità dunque di ottenerne il massimo controllo: in una parola: Marc Marquez.

Forse pensando a ciò pare che il fuoriclasse della Honda voglia tentare, dopo l’operazione all’omero del braccio destro, l’impossibile: correre nel Gp di Andalusia, domenica prossima, praticamente a quattro giorni dall’intervento.

Un comportamento che ci fa tornare alla mente la frase di re Leonida, leggermente modificata: è blasfemia? E’ pazzia? No, è il motociclismo!

E chi se non Claudio Costa, il traumatologo dei piloti può spiegarci nel dettaglio tutto ciò?

Ritiratosi da qualche anno il dottorCosta - tutto in una parola, come lui ama firmarsi - ci ha spiegato cosa potrebbe accadere.

“La prima cosa, il primo fattore importante, è che non c’è stata lesione del nervo - inizia a spiegare - ma in realtà per una frattura come la sua, una spanna sopra il punto, non c’era rischio. Diverso sarebbe stato il discorso se la rottura fosse stata nel terzo medio inferiore: in quel caso il pilota riesce a stringere il pugno, ma le dita restano giù: il caso dell’incidente di Nobby Ueda al Paul Ricard per il quale costruimmo un guanto speciale con degli elastici in sostituzione degli estensori…”.

La domanda è, ma Marquez ce la può fare veramente con un omero operato appena un giorno fa?

“Allora, quando una cosa è impossibile, l’unica cosa è tentarla”, afferma il dottorCosta, che nella sua vita accanto ai campioni è stato coautore di imprese pazzesche.

“Certo - prosegue - se avesse messo un chiodo invece di una placca sarebbe stato più facile, ma nel caso di Marc, che ha una spalla martoriata, non sarebbe stato possibile senza il rischio di danneggiarla. Ovviamente la placca crea una difficoltà maggiore, ma non insormontabile. Diciamo che gli si potrebbe mettere un bracciale di protezione. Qualcosa simile a quello che usavano i gladiatori. Non è che protegga veramente, ma cambia il modo in cui le forze agiscono sul punto. Ovviamente non deve impedire il movimento”.

Un omero rotto, ancorché fissato da una piastra di titanio, quali forze deve sopportare?

“Le sollecitazioni sono in compressione ed in rotazione ed è quest’ultima la più minacciosa ma…”

Cosa?

“Anche se diminuita dall’incidente Marquez ha una forza esplosiva disumana. Ci pensano in pochi ma questo è legato al fatto che lui e la moto sono un’unica cosa. Il suo controllo incredibile deriva da ciò: per questo lui riesce a far andare la Honda dove vuole”.

C’è però il rischio di una caduta.

“Sì, sempre, ma in mezzo secolo di motociclismo ho personalmente visto pochissime fratture dell’omero. E’ una dinamica rarissima, ed infatti nel caso di Marc è stata la moto a ferirlo. In generale le fratture diafisarie delle ossa lunghe sono rare. Come dicevo risolvibili con un chiodo, i chiodi risolvono i problemi ma, mi ripeto, nel suo caso anche se si sarebbe potuti entrare dal gomito era troppo un rischio. Marquez con un chiodo avrebbe corso ieri!”

Quale è la possibile procedura per il suo rientro a Jerez domenica prossima?

“Ovviamente dovrebbe sottoporsi al controllo medico che c’è sempre al rientro dopo un incidente per ottenere il diniego o l’approvazione”.

Secondo te Marc ci proverà?

In questo momento Marc è un eroe ferito che sta decidendo se correre o no. Nel momento in cui dirà sì, fossi il medico incaricato di fronte a cotanta audacia lo autorizzerei a provare e se dimostrasse che anche se sembra impossibile riesce a guidare lo lascerei provare”.

Nel passato ti abbiamo visto al fianco di molte di queste imprese eroiche al limite della follia.

Katayama corse con due clavicole fratturate, e lo fecero anche Pileri e Spaggiari, e Lorenzo ad Assen si fece operare per rientrare il giorno dopo, ma la clavicola è una lesione più semplice. Addirittura Didier De Radigues, a Misano, finì la gara andando sul podio con la ferita aperta e la placca di metallo che luccicava al sole”.

Se Marquez decidesse di provare si aggiungerebbe al lungo elenco di eroi del motociclismo.

“Con il braccio inguainato dalla tuta o da un bracciale gladiatorio e la voglia della follia supportato dalla sua forza esplosiva, ce la può fare”.

 

Articoli che potrebbero interessarti

 
Privacy Policy