Sai che ha 208 cavalli ed hai quasi timore a spalancare il gas. Ma quel timore dura giusto un attimo, perché dopo pochi metri ti senti sicuro e spalanchi il gas lasciandoti travolgere dalla forza del Desmosedici Stradale, che ti fa vivere una delle esperienze motociclistiche più sublimi che si possano immaginare.
Adesso che le hai tirato il collo per la prima volta, lo sai. La Ducati Streetfighter è pronta a farti godere ogni singolo chilometro percorso assieme, perché costruire una grande sintonia con una moto che teoricamente dovrebbe avere l’anima del Joker si rivela molto più facile del previsto. Alessandro Valia ci aveva raccontato nel dettaglio tutto il processo di sviluppo che ha portato a definire questa moto e dopo averla provata, non possiamo che promuovere il grande lavoro svolto.
Ducati Streetfighter V4s: in sella è racing quanto basta
Quando ti avvicini per la prima volta alla Streetfighter lo fai quasi con sospetto. Poi sali in sella, e la posizione ti rassicura. Non è caricata in avanti come invece accadeva sulla progenitrice bicilindrica, ti trovi perfettamente a tuo agio e sulle prime potrebbe risultare addirittura più comoda del previsto. Non a caso per la prima volta su una sportiva di Borgo Panigale la sella ha una imbottitura da ben 6 cm. La strumentazione ti accoglie con uno spettacolo di colori e grafica ricercata che fa molto racing, sottolineando perfettamente la strettissima parentela esistente tra questa moto e la Panigale V4.
I comandi sono intuitivi ed accedere al pannello di controllo per personalizzare le impostazioni della Streetfighter è semplicissimo. Tutto è davvero a portata di mano, ma come ogni interfaccia di ultimissima generazione, richiede un minimo di assuefazione per navigare in tutta sicurezza tra i moltissimi parametri disponibili. Per imparare a gestire le impostazioni di base, ci vogliono meno di due minuti. Sfruttare al massimo le potenzialità offerte da un’elettronica così sofisticata è un’altra storia.
Il Desmosedici Stradale non è più una fornace su strada
Quando accendi il Desmosedici Stradale per la prima volta, sei accolto da un sound coinvolgente. Cupo, serrato. Ti verrebbe voglia di stare lì a goderti qualche minuto di melodia prima di partire, ma la voglia di sentire cosa ha da offrire questo motore a regimi diversi da quelli minimi ti porta a non perdere tempo. La prima sorpresa positiva in sella la scopri dopo aver affrontato i primi chilometri in città. Il Desmosedici è nato per vincere in MotoGP, non è di certo stato pensato per andare a 20 km/h nel traffico urbano.
La sua natura è corsaiola e nelle corse un motore che scalda non è un problema. Diversa la situazione in città e sulla Panigale V4 a volte il calore emesso da questo magnifico pezzo di ingegneria può rappresentare un problema. Sulla Streetfighter invece lo stesso problema è quasi inesistente. Di certo non è diventato un teporino quello che si avverte in sella, ma è altrettanto vero che le incredibili punte toccate con la sorella carenata sono un lontano ricordo. Potere di un lavoro certosino dal punto di vista meccanico ed anche da una grande gestione dei flussi d’aria che investono la moto.
Ma questa moto, per quanto utilizzabilissima in città, è pensata per farti godere su un bel misto veloce ed è lì che si esprime al massimo. Il motore recita la parte del leone in una danza tra le curve scandita da accelerazioni furiose eppure sempre perfettamente controllabili. L’elettronica la fa da padrone, ma l’intervento non limita mai il divertimento in sella, quanto piuttosto lo esalta. La rete protettiva tesa da tutti i sensori che lavorano in perfetta simbiosi ti permette di pensare solo al divertimento ed ormai gli interventi sono talmente raffinati da non farsi quasi avvertire. Sai che l’elettronica è in sella con te, la senti ma non la trovi mai invadente. E poi ti resta sempre la possibilità di limitare se non eliminare i controlli. Fattibile, ma non consigliabile.
In pista? Vicina alla sorella carenata, ma molto più facile
Dopo essercela goduta su strada, valeva la pena anche portarla in pista e scoprire quanto possa essere affilata la Streetfighter tra i cordoli. Il risultato sul circuito di Vallelunga è stato quasi impressionante, perché nonostante la posizione di guida, la sensazione di totale controllo che regala l’anteriore ti permette di spingere esattamente quanto faresti su una supersportiva replica SBK. Sono pochissimi i momenti in cui rimpiangi di non avere due semimanubri da impugnare, mentre al contrario i frangenti in cui sei grato di essere su una naked sono tantissimi. Dal punto di vista fisico è meno stressante e ti permette di concentrarti ancora di più sulla guida, sul migliorare traiettorie che la sua ciclistica rende sempre chirurgiche.
Alle alte velocità poi si fa sentire l’intervento dell’aeorodinamica, con le ali che stabilizzano la moto in staccata e ti regalano un carico aggiuntivo fondamentale in alcuni frangenti di guida. Ha un limite davvero vicino a quello della sorella carenata, la Panigale V4, ma ad un costo in termini di impegno fisico e mentale decisamente più basso.
Ecco cosa significa davvero Fight Formula
Quindi cosa è davvero la Fight Formula e soprattutto dov’è l’anima del Joker che dovrebbe essere alla base del progetto? Adesso che abbiamo provato davvero in modo approfondito la Streetfighter possiamo dire che è una moto pronta a lottare, ma lo fa in modo elegante. Non è brutale come si potrebbe immaginare e soprattutto riesce a dare confidenza sin dai primi metri. Non è di certo una moto per novellini, ma adesso possiamo affermare senza timori che si tratta di una moto adatta ad una larghissima fetta di utenti.
Il Fight non avviene con la moto, non sei mai in lotta per domarla. La lotta è piuttosto con i limiti che questa moto ti consente di superare e di farlo in sicurezza. Può essere una fedele compagna per le sparate su una bella statale veloce oppure sul tuo passo di montagna preferito ed al contempo puoi portarla in pista e lottare con fior di supersportive ad armi pari.
La stessa cosa riguarda l’anima del Joker, che è presente in questa moto ma non nel modo che ci saremmo aspettati. Non è mai folle, ma è pronta ad accompagnare le tue follie in sella, aiutando con il suo equilibrio complessivo. Il ghigno da Joker non è quello di un mezzo che mette in difficoltà il pilota non del tutto smaliziato, quanto piuttosto la risata quasi isterica che riesce a strappare a chiunque abbia la fortuna di salire in sella e spalancare il gas della Streetfighter.
QUI c'è la scheda tecnica completa della moto
Per il nostro test in sella alle nuova Ducati Streetfighter V4 abbiamo utilizzato:
PANTALONE DAINESE REGULAR JEANS
STIVALI DAINESE TORQUE D1 IN BOOTS
Photocredit @Benzina
Photocredit Cover @Fotosport.biz
Un ringraziamento al circuito di Vallelunga che ci ha ospitati per il test in pista!