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Migno: "In Moto3 i migliori non possono più fare la differenza"

INTERVISTA - "Le gare sono pericolose e di gruppo, con tante scorrettezze. Un po' mi ha stufato, il mio obiettivo è passare in Moto2"

Moto3: Migno: "In Moto3 i migliori non possono più fare la differenza"

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Andrea Migno è uno dei veterani della Moto3, il suo debutto fu nel 2013 e dal 2015 è in pianta stabile nella classe cadetta. Ha potuto seguire l’evoluzione di una categoria che è la porta di ingresso dei giovani al Mondiale e quello che ha visto non gli è piaciuto molto. A poche settimane dalla ripartenza, il pilota del team SKY VR46 ha spiegato perché il suo obiettivo è lasciarla e fare il salto in Moto2.

Andrea, pensi che questa sarà una stagione chiave per la tua carriera?

Sì, più che altro perché vorrei andare in Moto2, quindi vorrei fare un bel campionato. È il mio obiettivo e non voglio pensare ad altro”.

La Moto3 sta incominciando ad andarti stretta?

Sinceramente un po’ mi ha stufato perché è cambiata, è diventata una classe molto particolare. Non penso che più stai in Moto3 e più migliori, è come fosse un grafico, nei primi anni sali e poi ti appiattisci. Per questo l’obiettivo è passare in Moto2”.

In che modo è cambiata la Moto3?

Le gare sono diventate strane e spesso poco divertenti. Può capitare che un pilota veloce non riesca a fare gli stessi risultati di piloti che hanno meno talento ma hanno altre caratteristiche, come per esempio essere più leggeri o più sporchi nella guida. Ormai sono tutte gare di gruppo, fino al 2017 c’era un gruppetto di testa di 8 o 10 piloti ed era divertente, chi era più veloce riusciva a staccarsi, a fare la differenza, come nelle classi maggiori. Ora non è più così, tutti i piloti sono attaccati ed è anche più pericoloso, correre così è una bega. È una classe che mi vorrei scollare di dosso ma la guardo sempre con grande amore”.

Perché questo cambiamento negli ultimi anni?

“Le moto sono molto simili fra loro e ci sono solo due costruttori, in passato ce n’erano di più e si creava un campionato più bello e vario, in un circuito andava meglio uno, in un altro un altro”.

Vuoi dire che con le moto attuali il pilota non riesce più a fare la differenza?

Non ci riesce per niente, è più facile in prova. In qualifica puoi essere velocissimo ma se non prendi una scia parti 20° e hai rovinato la gara. Non si pensa più solamente a dare il 100%, devi pensare soprattutto al resto, a trovare una scia buona, a stare attento a non essere penalizzato e non ad andare forte. Quando guardo le gare di Moto2 e MotoGP mi diverto di più, mi ricordano gli anni passati quando si facevano gare normali: all’inizio c’era il gruppo, i migliori si staccavano e poi c’era il duello finale”.

Cosa si potrebbe fare per migliorare la situazione?

Me lo chiedo spesso. Innanzitutto adottare la formula della Superpole come in MotoE, con un giro secco per pilota, ci sarebbe il tempo per farla e diventerebbe più spettacolare. Sarebbe una qualifica che rispetterebbe i valori in campo. La Moto3 è diventata una delle categorie più pericolose degli ultimi anni, alcune gare sono veramente assurde. Per esempio, in Australia puoi girare un secondo e mezzo più piano dei migliori e rischiare di vincere la gara. L’anno scorso ero passato 1° sul traguardo e dopo due curve ero 14°. Per riuscire a fare la differenza le cose diventano pericolose, si inizia a dare sportellate, non voglio fare nomi ma ci sono piloti molto sporchi. Mi è capitato di andare in Direzione Gara in passato a lamentarmi, anche se poi hanno penalizzato me”.

Non c’è soluzione?

Il problema principale è che ormai sia in prove che in gara c’è un treno di 20 o più piloti, in tutte le piste, perché anche in quelle dove normalmente le scie non contano in Moto3 fanno la differenza. Si sta sempre tutti attaccati. Vince sempre il più forte, non voglio dire il contrario, ma spesso si mischiano molto i valori in campo. Negli ultimi anni i piloti hanno alzato molto il livello, le moto sono molto simili fra loro, e alla fine a fare la differenza è un chilo di peso in più o in meno. Marco Simoncelli, quando era in 125, pur con la sua stazza riusciva a compensare in curva quello che perdeva in rettilineo, adesso è molto, molto difficile farlo”.

Sei pronto per la ripartenza ora che hai ripreso gli allenamenti in moto.

All’inizio c’era un po’ di ruggine, ma sono sicuro che tutti si stiano allenando e a Jerez sarà come sempre, alla fine del primo turno saremo a un secondo dal record della pista. Sarà un campionato diverso, come meno gare e tutte attaccate, uno zero peserà di più e bisognerà adattarsi. Il succo però rimarrà lo stesso”.

È stato un vantaggio avere fatto almeno un GP prima dello stop?

Sicuramente è stato meglio, perché la gara ti dà più informazioni però ormai me ne sono quasi dimenticato. A volte vedo la foto del Qatar e quasi non me ne ricordo”.

Ti piace il nuovo calendario?

Pur di correre va bene tutto, ma in generale mi piacciono le piste che ci saranno. Sono due le cose che non mi fanno impazzire: la doppia gara e la mancanza del pubblico, che fa parte dello spettacolo, la sua presenza si sente tanto. Probabilmente correre due volte sulla stessa pista sarà un bene per lo spettacolo, nel secondo fine settimana ci saranno gare molto livellate”.

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