La Suzuki si è comportata bene durante i test invernali. Alex Rins si è piazzato 3° e 4° nella classifica combinata di Sepang e Doha, mentre Joan Mir 11° e 6°, mostrando anche un buon ritmo di gara.
Può, dunque, la Suzuki e la sua coppia di piloti essere considerati validi antagonisti di Marquez e Dovizioso, i due piloti che hanno dominato il mondiale nelle ultime stagioni?
"Non è facile dirlo - ammette Rins - perché abbiamo fatto solo due prove, in Malesia e Qatar. Per me, il motore che abbiamo scelto è buono su quei tracciati, ma ci mancano ancora informazioni sulle altre piste, però le impressioni sono state buone. Suzuki ha fatto un buon lavoro ed abbiamo limato qualche decimo", ha assicurato Alex, due vittorie al suo attivo nel 2019, intervistato dal commentatore della MotoGP Jack Appleyard in coppia con Kevin Schwantz.
Il mitico texano è da sempre uomo immagine della casa di Hamamatsu, quindi potrebbe non essere considerato un buon giudice sulle cose di Suzuki, ma ha una grandissima esperienza.
“Lo sviluppo dipende tutto dalla comunicazione tra Alex, il suo capo tecnico e gli ingegneri giapponesi - ha spiegato l’iridato - Dopo tutto, in Giappone devono basarsi sulle idee che il pilota comunica loro. Nel 1992 in Suzuki arrivò un nuovo tecnico, Stuart Shenton e fu la mia peggiore stagione di sempre. Ma il lavoro e tutti i test che facemmo nel 1992 ci permisero di iniziare la stagione 1993 con una moto che era davvero buona quasi ovunque”.
Quell’anno Kevin vinse il mondiale. Ne dovettero passare altri sette affinché, nel 2000, la Suzuki potesse tornare in cima al mondo, con Kenny Roberts Junior, ma il 55enne texano è fiducioso che la Suzuki possa nuovamente vincere il titolo della MotoGP addirittura quest’anno. Del resto Alex Rins nel 2019 ha dimostrato di essere vincente ad Austin e Silverstone.
"Credo che Alex abbia la possibilità di essere al top in ogni Gran Premio. E con questa stabilità di prestazioni si può puntare al mondiale. Bisogna evitare di commettere errori e mantenere la mente lucida ogni fine settimana", ha ricordato Schwantz.
Il fatto che quel del 2020 sarà una stagione con meno Gran Premi e compressa in un arco di tempo ristretto può cambiare le cose?
"Molto dipendera dallo stato di forma, perché bisogna nella guida bisogna sentirsi a proprio agio - ha osservato il texano, che ha aggiunto - La NASCAR è ripartita qui in America due settimane fa, e ci sono state alcune sorprese all'inizio della gara da parte di piloti e squadre che avevano un set-up molto simile, mentre altri erano un po’ indietro nella preparazione, ma i migliori saranno ancora al top".
Per quanto riguarda le gare ‘doppie’ Kevin ha una sua idea.
“Potrebbero favorire i piloti che hanno maggiori difficoltà nella messa a punto. Dobbiamo però ancora capire dove sono realmente gli altri: in Qatar la Honda non era a punto ed anche la Ducati non era al suo solito livello. Bisognerà come sempre dare il cento per cento”.