Che Yamaha abbia fatto la storia, con un gradino ed uno stacco rispetto a tutta la concorrenza dell’epoca è storia. Lo ha fatto prima tra le maxi, con la prima R1 e poi, un paio di anni dopo ha fatto la stessa cosa tra le medie con la YZF-R6.
Moto che hanno sbalordito il mondo con la loro estetica unica, ma soprattutto con le innovazioni tecniche. La prima R6 è un bel “giocattolino” ancora oggi, con i suoi circa 120 cavalli per 188 kg, ma soprattutto per i suoi 14 mila giri (mille in più al regime a cui eroga la potenza massima).
Il regime di rotazione alto è una delle peculiarità e degli elementi su cui Yamaha ha spinto parecchio, almeno nelle prime generazioni della R6. Al punto che nel 2006-2007 la terza serie fu al centro di un caso, perché i 17.500 giri indicati dal contagiri erano leggermente “dopati” e pare che il regime massimo reale raggiungesse a fatica i 16 mila.
Poco importa, perché si tratta comunque di valori straordinari per una moto di serie. Oggi la R6 è più tecnologica della prima, ma ha valori di potenza e peso simili a quella della sua antenata di 20 anni fa, a testimoniare quanto fosse “avanti” per l’epoca. Gira ancora alta, con i sui 118 cavalli che arrivano a 14.500 giri, ma le 600 attraversano un momento difficile. Lontane dalle competizioni più importanti, dopo anni di crisi sembra che l’interesse nei loro confronti stia però risalendo.
Il ventesimo compleanno meritava di essere festeggiato a dovere e lo fa con YART, l’importatore Yamaha in Austria, che ha realizzato una versione anniversario, che replica fedelmente la grafica della prima R6. Inedite ancora le caratteristiche tecniche, anche se lo scarico Akrapovic lascia intuire che si sia messo mano al catalogo di parti speciali, un po’ come era stato fatto in occasione dei 20 anni della sorella R1. Anche il prezzo, di circa 20 mila euro (6 mila in più di una R6 standard) lo testimonierebbe.