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MotoGP, Lorenzo: "Ducati pensava a Petrucci e non a una moto per me"

"Dicevano che Danilo guadagnava 10 volte meno, ma se fossi rimasto avrei potuto lottare per il titolo. Per battere Marquez devi essere una macchina mentalmente. Dovizioso ce l'ha sempre avuta con me, Rossi è unico"

MotoGP: Lorenzo: "Ducati pensava a Petrucci e non a una moto per me"

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Jorge Lorenzo ha rilasciato una lunga intervista a DAZN Spagna, parlando a lungo del suo passato e dei suoi avversari. Il maiorchino ha avuto un lunga carriera, costellata di tanti successi ma anche di difficoltà, prima del biennio in Ducati e poi con la Honda.

"Con la Yamaha ero riuscito ad andare veloce fin dall'inizio - ha ricordato il suo debutto in MotoGP - Era una moto per me e ne avevo approfittato al massimo. Era naturale. Con la Ducati non ho avuto questa continuità, ho dovuto adattarla un po' a me e non sono riuscito a guidarla in modo naturale. Se fossi rimasto in Ducati avremmo potuto puntare a vincere il Mondiale”.

Però le cose sono andate diversamente.

Se mi metto dalla loro parte, non era facile prevedere il futuro - ha ammesso Jorge - Mi lamentavo sempre della stessa cosa e i risultati non arrivavano. Era complicato. Non sapevano come avere una visione di quello che poteva succedere, io l'ho sempre avuta chiara, altrimenti non sarei stato in grado di stare davanti per molti giri. Nel 2018, ho iniziato molto male. Sapevo più o meno cosa stava succedendo, mi mancava qualcosa sulla moto, per renderla più dolce e meno stancante. Quando ci sono riuscito, sono diventato molto forte. Ma dicevano: “Anche Petrucci fa 7° e guadagna 10 volte di meno". Invece di pensare: "Diamo una moto per vincere a Lorenzo, a uno capace di vincere 3 mondiali”. Era difficile da prevedere.

L’ingaggio di Lorenzo (25 milioni di euro per due stagioni) è sempre stato molto chiacchierato, e anche criticato.

"Mi considero un campione perché sono un campione. Ed è per questo che mi avevano ingaggiato e pagato quella cifra - ha spieagato - Ero il campione del mondo del 2015. Non c’era una grande differenza rispetto a quello che stavo guadagnando in Yamaha. Me ne ero andato per una sfida, ma non me ne sarei andato per niente di meno. Tutti i piloti che corrono in MotoGP sono dei grandi piloti, ma non sono campioni, Valentino, Marquez ed io lo siamo. Era una verità inconfutabile. E l'avevo dimostrato di nuovo. Il serbatoio era l'ultima parte. Prima di quello, era arrivato un pezzo che aveva reso il motore più dolce e due evoluzioni aerodinamiche”.

Jorge ha anche parlato del suo rapporto con Dovizioso, mai stato particolarmente buono.

Fin dall'inizio, ho affrontato il progetto con entusiasmo. Non era una facciata, ero felice che avesse vinto, andavo sotto al podio per festeggiare - ha assicurato - Dovi, non so perché, forse sentiva la spina nel fianco dei titoli che avevo vinto contro di lui in 250 , ce l’ha sempre avuta con me e sono stato causa di attacchi mediatici da parte sua".

Lasciata la Rossa, si è imbarcato sull’avventura Honda, che è stata fallimentare.

"Ho trovato una moto con la quale non mi sono mai sentito a mio agio in termini di dimensioni - ha spiegato  - Era super piccola, era scomodo con le gambe, le ho più lunghe di Marc. L'ho detto agli ingegneri e sono rimasti sorpresi. Io, che piego molto, toccavo con i piedi per terra. Tuttavia, con la moto 2018, ero stato 4° nei test a Jerez, era abbastanza competitivo, e con un infortunio al polso, con un piede malandato. Ma con la moto del 2019, a parte i problemi di dimensioni, avevo problemi in frenata, non era naturale per me. Gli infortuni hanno lasciato il segno. Forse senza l'infortunio di Assen avrei avuto più pazienza per continuare un altro anno, con un'altra moto. Ma ho visto che l’essere competitivi era molto lontano. Ho pensato e sentito che la cosa migliore era fermarsi e godersi altri aspetti della vita”.

Lorenzo ha prima lottato e poi diviso il box con Marquez e sa come è possibile batterlo.

"Devi andare più veloce di lui e non sbagliare, così sarebbe lui a dover rischiare, avere una moto migliore, essere una macchina mentalmente - la ricetta - Come nel 2015, Marc era più esplosivo, ma noi comandavamo le gare e lui ha dovuto correre dei rischi. È quello che dovrebbero fare Quartararo o Viñales. Ma ora, Marquez è ancora il più veloce”.

Infine ha elogiato Rossi.

“Valentino è incredibile. È unico. Avere  41 o 42 anni e lottare per le gare in MotoGP è un enorme merito. Nessuno l'ha mai fatto. Se trovasse una migliore fiducia con la moto, potrebbe vincere di nuovo, lo credo fermamente” ha detto.

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