Non c’è ancora un protocollo sanitario definito, che poi è la cosa più importante per quanto riguarda la ripartenza della motomondiale, ma apparentemente un calendario si è già delineato. Ed è poco o nulla modificabile perché al momento le nazioni coinvolte sono solo quattro: Spagna, Repubblica Ceca, Austria, Italia.
Parliamo, ovviamente di gare a porte chiuse con 12 appuntamenti complessivi che prevedono, a fine anno, a novembre, forse la possibilità di allargare, se sarà possibile, ad un paio di gare extraeuropee. Fra le più papabili Giappone, Malesia o Qatar.
Ciò che non piacerà a molti è che in questo momento si parla di avere ben sette gare nella penisola iberica: due a Jerez, due ad Aragon, due a Valencia ed una a Barcellona, quindi altre due doppiette, in Austria al Red Bull Ring ed in Italia, a Misano.
E’ chiaramente un calendario di emergenza e le doppiette servono, contemporaneamente, a limitare gli spostamenti delle 1.300 persone previste e, nel contempo, assolvere in un certo senso alle possibili quarantene.
Come dicevamo non esiste ancora il protocollo, perché dipende solo in parte dalla Dorna e men che meno dalle case, che si atterranno semplicemente alle direttive.
Il caso Dynamo-Dresda nella lega di calcio tedesca con la Sassonia che ha messo in quarantena l’intera squadra byapassando il protocollo sportivo che non prevedeva questo automatismo, ha complicato le cose per alcune positività che hanno fatto emergere la domanda sul da farsi nel caso qualcosa di simile accada nel motociclismo.
Quarantena per l’intera squadra, piloti compresi? I comitati scientifici stanno valutando e ciò che in questi momenti sta definendo il mondo del calcio, che pare deciso di aprire al ritorno dei campionati il prima possibile o comunque prima del motociclismo, fornirà utili indicazioni in proposito.
Sembra di capire che tutto si giocherà sull’auto isolamento dei singoli gruppi e l’accuratezza degli esami, prima, dopo e durante i Gran Premi.
Ovviamente non si raggiungerà mai il rischio zero, in questa fase, ma da un punto qualunque bisogna pur sempre ripartire. Sempre tenendo conto che è necessario tutelare la salute di tutte le persone coinvolte, dal magazziniere del team al pilota di punta della squadra.
Per amore di statistica non ci risulta altra stagione in cui furono coivolte appena quattro Nazioni. Nel 1949, infatti, dopo l'ultima guerra mondiale il titolo fu vinto da Leslie Graham in appena sei Gran Premi che si corsero all'Isola di Man, a Berna in Svizzera, ad Assen, in Olanda, in belgio, a Francorchamps, a Besfalt nell'Ulster e in Italia a Monza.
Il primo anno in cui furono corsi 12 Gran Premi fu il 1969, ma in 12 Nazioni.