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MotoGP, Mir: "Sono rimasto in Suzuki per portarla in alto, come fece Schwantz"

"Spero che io e Rins ci spingeremo a vicenda per crescere. La GSX-RR non è una moto facile ma molto particolare da guidare"

MotoGP: Mir:

Pochi giorni fa Joan Mir ha annunciato il suo rinnovo in Suzuki per altri due anni e oggi ha commentato la sua scelta in  una conferenza stampa virtuale. Fino a tutto 2022 sarà in coppia con Rins e l’obiettivo comune è quello di portare la GSX-RR in alto.

Il pilota spagnolo non ha mai avuto dubbi su quale fosse il suo futuro.

Sapevo del rinnovo già da qualche mese - ha confessato - Il mio manager aveva un’altra offerta, ma non ho parlato con un altro costruttore. Cambiare moto avrebbe significato spendere un altro anno per adattarsi e non volevo perdere quel tempo.

Joan ha fretta.

“Credo che in soli due anni non puoi finire il tuo lavoro - ha spiegato - La scorsa stagione ho debuttato in MotoGP, mi è servita per fare esperienza, in questa devo iniziare a fare dei risultati. Alla fine avrei avuto un solo anno e non è abbastanza per mostrare il proprio potenziale”.

C’è chi dice che lui e Rins siano i classici due galli in un pollaio: entrambi giovani e desiderosi di imporsi.

Chiaramente Alex era il numero 1 lo scorso anno, io ero un debuttante - ha detto Joan - Ora non penso che sia così e credo che neanche Suzuki lo pensi. Entrambi vogliamo portare la Suzuki nelle prime posizioni, ripetere quello che fece Kevin Schwantz. Spero di stare vicino a Rins, perché in questo moto potremo spingerci l’un l’altro e crescere”.

Come il suo compagno di squadra, non è d’accordo con chi dice che la GSX-RR sia la moto più facile sullo schieramento.

Come fai a dirlo dall’esterno, senza avere provato le altre moto? - ha ribattuto - La Suzuki ha un carattere simile alla Yamaha, ma non è uguale, è più aggressiva. Tutti i piloti nel primo anno hanno faticato un po’ ad adattarsi perché la GSX-RR va guidata in un modo particolare. Non la definirei una moto facile, altre mi sembrano più naturali per un pilota”.

Mir la sta capendo a pieno e i test invernali gliene hanno dato una conferma.

“Il mio punto debole lo scorso anno era stato quello di essere troppo aggressivo - ha rivelato - Sono migliorato in questo test, ora guido con uno stile più morbido, la prima stagione mi è servita per imparare. Nei test invernali il mio obiettivo era stare nei primi 5 e ci ero riuscito, ma adesso è difficile dire quale sarà la mia posizione quando ripartiremo. Probabilmente sarà Jack Miller il più veloce perché è l’unico pilota a potere andare in moto tutti i giorni” ha scherzato.

Il congelamento dello sviluppo, invece, non lo preoccupa per nulla.

Direi che per noi è una buona notizia - ha affermato - perché abbiamo una buona base, nei test a Sepang e Losail la nuova moto è andata molto bene. Penso che questo stop allo sviluppo possa essere uno svantaggio per altri, ma è difficile da dire”.

Ora Joan cerca soprattutto di tenersi in forma e mantenere alte le motivazioni.

Non è semplice - ha ammesso - Solitamente uno sportivo sa quale sarà il suo programma, quando dovrà essere al 100%, ma noi non conosciamo ancora la data della prima gara. È difficile trovare le motivazioni per allenarsi, io cerco di avere una routine, tenermi occupato e non avere troppo tempo per pensare.

La voglia è quella di tornare in moto.


Qui ad Andorra, per il momento, possiamo solo usare la moto da trial per un paio di giorni a settimana - ha spiegato - È un buon allenamento e, dopo due mesi senza andare in moto, bisogna iniziare con calma per non rischiare infortuni. Spero che nelle prossime settimane ci sarà permesso di andare in Spagna, in modo da potere allenarci con il cross o le minimoto. In questo senso gli italiani sono più avvantaggiati perché possono già farlo”.


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