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Moto3, Andrea Migno: “Corro per essere un pilota e non una star”

“In Moto3 diventi vecchio più velocemente e devo sbrigarmi. Le donne? Per conquistare la mia fidanzata le ho detto che mi chiamavo Paolo”

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Trattasi a tutti gli effetti di un ritorno a casa. La si potrebbe definire così la nuova avventura di Andrea Migno con lo Sky Racing Team VR46. La squadra tricolore ha infatti puntato sulle qualità del pilota romagnolo, ospite d’eccezione del venerdì nel live quotidiano proposto dalla nostra testata.

In un momento in cui i circuiti sono chiusi e le moto ferme, anche Andrea sta vivendo una situazione particolare a causa della diffusione del COVID-19

“Questo è un periodo un po’ particolare per tutti noi – ha esordito Migno - trascorro le mie giornate dedicandomi alla casa, ma anche giocando alla consolle. Mi piace molto Gran Turismo, ma anche PES. Devo dire che a Gran Turismo stiamo facendo delle belle sfide con i ragazzi dell’Academy, anche perché ci sfidiamo tutte le settimane e il livello è alto”.

Andrea domanda diretta. In molti parlano di un eventuale futuro in Moto2. Cosa c’è di vero?

“Mi piacerebbe molto, dato che il mio obiettivo è sempre stato quello di fare bene in Moto3 per poi compiere il salto di categoria. Al momento però non ci sono ancora riuscito”.

Come ben sappiamo sei un pilota dell’Academy. Cosa pensi degli addii di Bulega e Baldassarri?

“A dir la verità queste cose le ho sapute poco prima che venissero ufficializzate. In merito a ciò posso dire che è stata una scelta condivisa tra VR46 e piloti, dato che Balda e Bulega avevano esigenze diverse. Magari per questioni legate al loro stile di vita. Questo non toglie che anche in altre realtà potranno fare bene”.

In merito all’eventuale ripartenza della stagione, c’è chi sostiene che correrà solo la MotoGP.

“Per me è una cosa strana fare correre solo la MotoGP, anche se arrivati a questo punto bisogna aspettarsi di tutto. Negli ultimi anni la MotoGP è vista come il top e di conseguenza viene trattata come tale, senza transigere. Il fatto è che, come diceva Paolo Simoncelli, la Moto2 e la Moto3 meriterebbero più rispetto, ovvero essere trattate come categorie del motociclismo e con delle persone umane”.

In queste ultime stagioni si è discusso tanto delle scie nelle qualifiche della Moto3. Quale potrebbe essere la soluzione?

“La qualifica della Moto3 è un momento importante, dove si creano delle situazioni che spesso comportano dei disagi. Personalmente sono dell’idea che l’unica soluzione sia la Superpole, dato che andrebbe ad evitare il gioco delle scie. Al momento ogni turno di libere diventa una sorta di mini qualifica, dove ti ritrovi ad aspettare o agganciare un trenino di piloti”.

Tornando al passato, cosa ricordi del trionfo al Mugello?

“Quello è stato un momento bellissimo e il post gara mi ha veramente assorbito, dato che sono stato portato da una parte all’altra a fare le interviste. Io, appena finita la gara, volevo andare al box e spaccare tutto, invece sono arrivato soltanto alle 16:45 e mi dispiace, dato che sarebbe stata la ciliegina sulla torta. Alle sera sono poi andato a dormire da Fuligni e sono rimasto da lui tutta la notte con gente che nemmeno sapevo chi fosse”.

Parliamo di piloti. In che rapporti sei rimasto con Fenati?

“Con Romano ho un rapporto buono, lui è un pilota molto veloce e talentuoso. Ovviamente abbiamo un bel legame e credo che la cosa sia reciproca”.

E con Masia? Lo scorso anno vi siete ripresi in più occasioni?

“Nulla di particolare, lui è un pilota molto aggressivo e magari capita di chiudere gli occhi e dare qualcosa oltre il limite del regolamento. Lo scorso anno è capitato più volte con me, ma non ci siamo picchiati (sorride)”.

Spostiamo per un attimo l’attenzione sull’Academy, una realtà particolare sognata da molti.

“La cosa bella dell’Academy è che si crea un rapporto personale e di conseguenza nascono delle amicizie. Alla fine sono circondato da piloti veloci, anche se mi piacerebbe magari ci fossero dei giovani come Di Giannantonio o Bastianini”.

Hai citato Bastianini, che ha inaugurato la stagione con un podio. Per te invece è andata diversamente-.

“Purtroppo in Qatar ho raccolto meno di quanto speravo, nonostante fossi consapevole delle nostre difficoltà. Mi sarebbe piaciuto lottare per il podio ma non ci sono riuscito, ci mancava infatti qualcosa per migliorare la nostra competitività”.

Andrea, lo scorso anno ci hai detto che gli anni passano in fretta quando corri in moto e di conseguenza bisogna sbrigarsi.

“Adesso sono addirittura messo peggio (scherza), dato che sono invecchiato,  in Moto3 gli anni passano più velocemente. Personalmente io sono convinto delle mie qualità e so che sono in una squadra ambizioso, considerata tra i top team della Moto3, dove l’obiettivo è quello di essere forte e fare risultato”.

Andrea: quanto conta la notorietà nel conquistare le donne?

 “Una relazione non può essere basata esclusivamente sulla notorietà. Io ad esempio non l’ho mai sfruttata. Fate conto che quando mi sono presentato alla mia fidanza le dissi che mi chiamavo Paolo. A parte ciò devo dire che nell’Academy siamo ormai tutti fidanzati, anche se Marini è considerato il più bello, poi c’è Bezzecchi, ovvero il James Hunt della moto”.   

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