In una riunione del CONI, svoltasi al Foro Italico, il Presidente Giovanni Malagò ha confermato che all’unanimità è stato deciso di sospendere tutte le competizioni degli sport di squadra, ad ogni livello sino al 3 aprile 2020.
Poco più tardi il Presidente del Consiglio, Conte, in una conferenza stampa a Palazzo Chigi ha dichiarato “tutta Itala sarà zona protetta”.
Quindi di fatto l’intera penisola è di fatto ‘zona rossa’
Come già oggi era in atto in Lombardia e nelle 14 province del nord, gli spostamenti delle persone sono vietati se non per comprovati motivi di salute, di necessità o di lavoro.
"Sono pienamente consapevole della gravità e della responsabilità - ha spiegato Conte - Non possiamo permetterci di abbassare la guardia. E' il momento della responsabilità La decisione giusta è quelladi restare a casa. Il nostro futuro è nelle nostre mani",
Il Presidente del Consiglio non ha parlato di limitazione dei trasporti pubblici, questo per garantire la continuità del sistema produttivo e per consentire di recarsi al lavoro.
Le nuove misure saranno operative da domani mattina.
Per quanto ci riguarda, lo sport, è confermato anche lo stop del campionato di calcio di Serie A. E per chi conosce gli italiani questo è forse il segno più evidente della gravità della situazione.
In questo momento, ovviamente, non è chiaro cosa accadrà per gli altri sport. Se sarà cioè consentito partecipare a manifestazioni sportive fuori dall’Italia.
Ad oggi, come abbiamo scritto nel pomeriggio la F.1 correrà in Australia, mentre il successivo Gran Premio di Bahrain si correrà a porte chiuse.
Il motociclismo a questo punto attende direttive concrete che non possono che arrivare dalla FIM che, d’accordo con la Dorna, organizzatrice dei due campionati più importanti, MotoGP e Superbike, dovrà decidere sul da farsi.
Anche perché la palla, a questo punto, passa agli altri stati che, come ha fatto il Qatar la scorsa settimana, potrebbero proibire, se non dopo quarantena, l’ingresso agli italiani.
Quindi la decisione di correre per i vari Valentino Rossi, Andrea Dovizioso (leggi la sua campagna #distantimauniti) e tutti gli altri non spetta più a loro. Qualunque nazione, infatti, decide dei propri confini.
Per essere chiari: Carmelo Ezpeleta potrà anche decidere di far correre i Gran Premi a porte chiuse, o spostarli da un circuito all'altro, come si pensa di fare fra Austin e Indianapolis, ma non potrà nulla se qualche nazione dirà no agli italiani.
A questo punto, come ha detto ieri Carlo Pernat, sarebbe molto più logico spostare in avanti il calendario. Rinunciando magari a qualche Gran Premio.