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Quanto costa realmente ricaricare un’auto elettrica?

APPROFONDIMENTO – I costi di ricarica (oltre che le difficoltà annesse) sono uno degli aspetti determinanti intorno al tema delle auto elettriche. Dovrebbero rappresentare il futuro dietro l’angolo, ma i problemi sembrano moltiplicarsi, invece che ridursi

Auto - News: Quanto costa realmente ricaricare un’auto elettrica?

Abbiamo iniziato a parlare di auto elettriche sulle nostre pagine proprio alcuni giorni fa, trattando anche del tema ricariche. Spingendoci nel fare una stima credibile del “costo di rifornimento” di un’auto elettrica, per metterlo a confronto con quello delle vetture alimentate con altri combustibili, abbiamo detto che il costo di un kWh va da circa 0,2 a 0,5 euro. È però notizia di questi giorni che uno dei principali attori di questo mercato, Ionity, ha lasciato un po’ tutti di stucco, annunciando l’abbandono della tariffa flat, per passare ad una tariffa di 0,79 € a kWh. A qualcuno questo dato dirà poco, ma è praticamente il quadruplo della tariffa domestica standard. Vediamo in dettaglio i perché di questa scelta, con i pro ed i contro.

STRATEGIA, MARKETING E LATI GRIGI

Iniziamo con il dire che Ionity è uno dei competitor in un mercato dal potenziale (termine oltremodo calzante in questo contesto) enorme nei prossimi anni. Vanta una infrastruttura in forte espansione, che già oggi offre oltre 400 stazioni di ricarica lungo le principali autostrade europee, ciascuna delle quali con in media sei punti di ricarica e con colonnine che possono raggiungere una capacità da record (fino a 350 kW – arrivando potenzialmente a garantire oltre 150 km di autonomia in soli 5 minuti). Ma chi è Ionity? Non si tratta di una azienda a sé, ma di un consorzio con dietro alcuni dei principali produttori di auto (BMW, Mercedes, Ford e Volkswagen). Questo lascia capire il perché della scelta di applicare una tariffa così salata, quei 79 centesimi a kWh, che vale però solo per chi non possieda una vettura di uno di questi marchi. Senza girarci troppo intorno, si tratta di una mossa per ostacolare Tesla, visto che i proprietari delle sue auto pagavano una tariffa flat di soli 8 euro per una ricarica. Ipotizzando un “pieno” da 80 kWh, si otteneva un costo a kWh da Stati Uniti, dove l’elettricità viene offerta ad un prezzo stracciato (intorno appunto a 10 cent a kWh - e questo non ha certo ostacolato Tesla).

COSTO DEL PIENO INCERTO E L’INCERTEZZA NON FA BENE A NESSUNO

Vi è mai capitato di rifornire la vostra auto e di scoprire che lo state facendo “alla pompa sbagliata”? A noi si e può essere nascondere una brutta sorpresa. Alcuni distributori differenziano infatti le tariffe di benzina e diesel anche di 0,20 euro al litro, tra servizio servito e self. Così un pieno può costare oltre 10 euro di più. Un incremento importante, che è però nulla in confronto a ciò che avviene con l’elettricità. Nelle nostre stime lo avevamo già detto. Le auto elettriche consumano molto di più al salire della velocità, in modo quasi esponenziale e più evidente rispetto a quelle a motore endotermico, ma oltre a questo il costo della corrente varia molto di più di quanto non avvenga per benzina, gasolio, ma anche GPL e metano.

Così avevamo ipotizzato un valore di circa 4,5 euro ogni 100 km percorsi (e solo il metano riesce ad arrivare a valori tanto bassi), ma in un range che può andare da 3 fino a 15 euro. Applicando la tariffa annunciata da Ionity, questo valore sale ulteriormente, toccando quota 24 euro circa (per intenderci, per un’auto a benzina ne stimiamo meno di 11). Oltre il doppio di una “banale” ed “assetata” auto alimentata a benzina. In pratica, la stessa colonnina di ricarica, se utilizzata da una vettura Mercedes, avrà un costo del “pieno” di 23,20 euro (0,29 euro a kWh – ipotizzando sempre 80 kWh), per un’Audi – VW di 26,40 euro (0,33 a kWh), per una Tesla o altra marca non appartenente al consorzio, di 63,20! Oltre a questa incertezza, già di per se piuttosto eclatante, questa scelta di differenziare le tariffe produce un ulteriore problema: la segmentazione del mercato, unità alla necessità di dotarsi di tessere per ognuna delle reti distributive presenti. Oltretutto i soggetti che troviamo nella nostra zona, possono non essere gli stessi in un’altra, obbligando chi viaggia a districarsi in un sempre più complicato labirinto.

NELLA MIGLIORE DELLE IPOTESI COME IL METANO, MA NELLA PEGGIORE..

Oltre a tutte le problematiche legate ad autonomia, costo d’acquisto elevato ed altro, all’atto pratico circolare con un’auto elettrica può costare, nella migliore delle ipotesi quanto una vettura alimentata a metano, ma nella peggiore oltre il doppio di una a benzina. Capite bene quindi perché oggi, un utente che non abbia un amore sfrenato verso questo tipo di innovazione tecnologica, non ne sia molto attratto. Il 2025 è dietro l’angolo e, piuttosto che ostacolare un rivale, sarebbe il momento di trovare soluzioni che agevolino concretamente l’elettrificazione. Una potrebbe essere, ad esempio, una profilazione unica degli utenti. Per ipotesi una registrazione ad un sito che consenta di abbinare i propri dati ad una carta di credito, tramite la quale le varie reti distributive ci riconoscano e ci facciano rifornire liberamente. Resta poi il fatto che se già ora l’utente finale viene visto come “il pollo da spennare”, anziché una risorsa importante ed utile a favorire l’espansione di un fenomeno ancora molto limitato, non si andrà (almeno a breve) tanto lontano.

►►VEDI ANCHE L'APPROFONDIMENTO SULL'ELETTRIFICAZIONE DELL'AUTO 

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